A cura di Dott. LORENZO RANIOLO (Gela/CL) – dott.lorenzoraniolo@tiscali.it – Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
<QUANDO LA POLITICA SI FACEVA CON I BEI COMIZI IN PIAZZA >
Un tempo non molto remoto i bei comizi si svolgevano nella splendide piazze di tutta l’Italia, dove la gente numerosa ascoltava la voce dell’oratore di turno. Oggi non avviene più, il politico preferisce la saletta di un ristorante o quella di qualche albergo per illustrare il suo programma politico. Non sventolando più le bandierine di vario colore lungo le vie o i corsi principali delle città, quando sfilavano tra le masse popolari festose, e non vi sono più i veraci commenti e le diatribe che spesso s’accendevano tra i candidati comizianti. Sono spariti quegli entusiasmi di piazza e quelle frenetiche voci tanto attese dalla folla per gli applausi. Oggi le adunanze avvengono in locali chiusi dove tutto diventa una semplice riunione tra gente che spesso non ha una sua ideologia politica. Com’era bello un tempo ascoltare il brusio della piazza affollata e accogliente quando l’oratore irrompeva con la sua voce per l’inizio del suo comizio. Il bei salotti delle piazze di cui gli italiani andavano fieri oggi, purtroppo, ha perduto il suo fascino medievale. Un tempo “l’Agorà” come veniva chiamata dai greci, era il luogo dove tanti commercianti, mediatori, e braccianti agricoli erano soliti incontrarsi per i loro affari commerciali.
Tutto è cambiato in quegli ultimi quarant’anni, perfino i palchi delle piazze sono stati rimossi e relegati negli alberghi, o nelle salette dei ristoranti. Così pure è cambiata la vita politica locale; i politici anziché cercare il dialogo costruttivo per il bene della città, si aggrediscono a vicenda venendo meno ai principi dettati dalla stessa politica che vuole “il politico al servizio dei cittadini”. Come non ricordare pertanto, quegli affollati comizi degli onorevoli e tanti altri parlamentari, quali con i loro appassionati comizi richiamavano un’oceanica folla che accorrevano nelle lussuose piazze d’Italia. Oggi sono soltanto ricordi che come tali vanno ad arricchire le pagine della storia locale e italiana. Ma tornando alla bella piazza oggi fanno bella mostra i fronzuti ficus beniamina che, se da un lato, risplendono il loro verde, dall’altro hanno completamente oscurato la stessa piazza e occultato i beni monumentali.
Volendo essere rispettoso verso l’opinione altrui, gli alberi hanno modificato fortemente l’ambiente circostante della piazza, alberi per i quali, recentemente le giunte comunali hanno disposto e provveduto alla capitozzatura. Pare che le amministrazioni siano orientati ad estirpare gli arbusti e ridare alle piazze l’antica luminosità di un tempo. A tale proposito faccio presente che quasi tutte le piazze delle grandi e piccole città, specialmente dove esistono monumenti antichi, per mantenere la loro bellezza architettonica, sono prive di alberi. Per la storia faccio rilevare che gli alberi non sono stati piantati dai nostri padri, come qualcuno ha detto, ma sono stati collocati dalla nuova generazione degli anni settanta. Gli antichi italiani hanno dimostrato di essere molto più intelligenti e rispettosi verso i beni culturali. Quando furono collocati i palchi di esibizioni per comizi, nelle piazze, difficilmente, non esistevano alberi e così rimase fino agli anni settanta.