A cura di ANGELO SANDRI (Udine) * 342-9581946 * segreteria.nazionale@dconline.info * Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana.
< Discutiamo con Clara Funicello il caso ex-ILVA di Taranto nuovamente (purtroppo) alla ribalta delle cronache nazionali >.
Nuovamente (purtroppo) alla ribalta delle cronache nazionali il caso dell’ILVA di Taranto, il colosso siderurgico che dà lavoro a migliaia di persone e che è un fattore economico di fondamentale rilevanza non solo per Taranto ma per l’intera regione Puglia (senza considerare gli indubitabili riflessi sull’intera economia nazionale.
Ne abbiamo discusso insieme a CLARA FUNICELLO, di Taranto città, di evidente estrazione democristiana (come a Lei stessa piace sottolineare con la dovuta forza), già Assessore alle Politiche del Lavoro proprio al Comune di Taranto. Da sempre Clara Funicello si è schierata a favore dei lavoratori più che dei cosiddetti “poteri forti”.
<< Il gigante dell’acciaio indo-europeo Arcelor Mittal – come ormai è purtroppo noto – ha annunciato dunque il suo ritiro dalla ex Ilva di Taranto. Con una propria nota infatti, la Società ha riferito di aver inviato nei giorni scorsi ai Commissari straordinari di Ilva una comunicazione di recesso dal contratto ( o risoluzione dello stesso ) riguardante l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva e di alcune sue controllate.
Il gruppo ricorda come il contratto preveda che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società abbia il diritto contrattuale di recedere dal contratto stesso.
E Arcelor Mittal ha dunque messo -come suolsi dire – nel mirino il provvedimento con cui, dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla società per poter attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la avvenuta comunicazione di recesso.
In aggiunta – si legge nella nota – i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto.
Lo spegnimento renderebbe impossibile alla Società di attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e – in generale – poter dare esecuzione al contratto così come stipulato.
Arcelor Mittal si era impegnata a realizzare investimenti ambientali per 1,1 miliardi, produttivi per 1,2 miliardi ed a pagare la ex Ilva (una volta terminato il periodo di affitto ossia 18 mesi a partire dal primo novembre 2018) la somma di 1,8 miliardi di euro (detratti i canoni già versati).
La ex Ilva occupa 10.700 operai di cui 8.200 a Taranto che non si sa ora che fine faranno >>.
La decisione ha determinato enorme sconcerto vista la gravità delle conseguenze. Conseguenze a carattere industriale, occupazionale e ambientale. Dello sconcerto generale se ne è fatta portavoce la Segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David.
<< È da tempo che le forze sindacali – sottolinea Francesca Re David – evidenziano forti preoccupazioni rispetto alla realizzazione dell’accordo. Il comportamento del Governo è stato purtroppo contraddittorio ed inaccettabile. Con il Conte 1 è stata introdotto la tutela penale parallela agli investimenti e con il Conte 2 la stessa norma è stata cancellata dando all’azienda l’alibi per arrivare a questa drammatica decisione >>.
Una situazione davvero grottesca e quasi ridicola…della serie <Oggi le comiche>. Anche se purtroppo non c’è proprio nulla di che ridere.
Seguiremo con attenzione l’evolversi della situazione e ne daremo ancora conto anche dalle colonne di questo stesso giornale.
A cura di ANGELO SANDRI (Udine) * 342-9581946 * segreteria.nazionale@dconline.info * Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana.