dott. Lorenzo Raniolo
a cura di Dott. LORENZO RANIOLO (Gela/CL) – dott.lorenzoraniolo@tiscali.it – Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana <
<9 MAGGIO, GIORNATA EUROPEA>
Vedendo nelle agende e nei calendari alla data del 9 maggio l’indicazione “Festa dell’ Unione europea” viene spontaneo chiedersi cosa sia successo il 9 maggio e in quale anno. Pochi sanno infatti che il 9 maggio 1950 è nata l’Europa comunitaria, proprio quando lo spettro di una terza guerra mondiale angosciava tutta l’Europa. Quel giorno a Parigi la stampa era stata convocata per le sei del pomeriggio al Quai d’Orsay, sede del Ministero degli Esteri, per una comunicazione della massima importanza. Le prime righe della dichiarazione del 9 maggio 1950 redatta da Robert Schuman, Ministro francese degli Affari Esteri, in collaborazione con il suo amico e consigliere, Jean Monnet, danno un’idea dei propositi ambiziosi della stessa. Forse nessuno è a conoscenza che nella Costituzione per l’Europa, nell’art. I- 8, ne i simboli dell’Unione, c’è scritto che il 9 maggio di ogni anno, è la giornata europea. Gli studenti delle delegazioni provenienti da 21 paesi dell’Unione Europea, che da oggi fino al 9 maggio saranno ospitati in città per la Festa dell’Europa. Ogni anno il 9 maggio si celebra la nascita dell’UE, in ricordo di quello stesso giorno del 1950 in cui Robert Schuman, ministro degli Esteri del Governo francese, presentò la proposta di creare un’Europa organizzata, necessaria al mantenimento di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano. L’atto di nascita è contenuto nelle famose parole pronunciate dal ministro degli Esteri francese, rimaste nella storia come la “dichiarazione Schumann”: «La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche (…) L’Europa non potrà farsi una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete, creando anzitutto una solidarietà di fatto (…)». L’Europa, come insieme di popoli consapevoli di appartenere ad una medesima entità avente culture analoghe o complementari, esiste da secoli, ma senza regole o istituzioni e la consapevolezza di questa unità di fondo non era mai bastata ad evitare i disastri. Ancora oggi alcuni paesi che non fanno parte dell’Unione europea non sono al riparo di tragedie spaventose. Come qualsiasi opera umana di pari portata, l’integrazione dell’Europa non sarà realizzata nè in un giorno, nè in qualche decennio: le lacune sono ancora numerose, le imperfezioni evidenti. L’impresa avviata all’indomani della seconda guerra mondiale era talmente nuova! Ciò che nei secoli o millenni scorsi poteva avvicinarsi a un tentativo di unione era di fatto il frutto della vittoria degli uni sugli altri. Queste costruzioni non potevano durare e i vinti avevano la sola aspirazione di recuperare la loro autonomia. Oggi la meta è un’altra: costruire un’Europa che rispetti la libertà e l’identità di ciascuno dei popoli che la compongono, gestita in comune applicando il principio per cui “ciò che può essere meglio fatto in comune, deve esserlo”. Solo l’unione dei popoli può garantire all’Europa la sovranità sul suo destino e il suo prestigio nel mondo.
L’Unione europea è all’ascolto e al servizio dei cittadini. Pur mantenendo la sua specificità, le sue abitudini di vita, la sua lingua, ogni cittadino deve tuttavia sentirsi a casa nella patria europea nella quale può circolare liberamente. Tutto è cominciato il 9 maggio e al vertice tenuto a Milano nel 1985 i capi di Stato e di governo hanno deciso di festeggiare questa data come Giornata dell’Europa. Ogni paese che ha democraticamente scelto di aderire all’Unione europea adotta i valori di pace e di solidarietà su cui si fonda la costruzione comunitaria. Questi valori si realizzano grazie allo sviluppo economico e sociale e all’equilibrio del contesto ambientale e delle varie regioni , i soli fattori che possono garantire un livello di qualità della vita diffuso equamente tra i cittadini.