Dopo l’aricolo fatto qualche giorno fa sulla Regione Sicilia, dove si chiedeva a tutti i consiglieri dell’amministrazione, con una legge appositamente creata, di non essere collusi o iscritti con la massoneria o altre forme di logge.
“I signori dirigenti dovranno acquisire dichiarazione di appartenenza o meno a logge massoniche o comunque riconducibili alla massoneria”. La Sicilia va oltre la legge Fava, appena approvata dall’Assemblea regionale, che obbliga i deputati regionali a dichiarare se sono iscritti a qualche loggia. Adesso vuole sapere anche se tra i dipendenti della Regione c’è qualche massone.
Salvatore D’Urso, dirigente generale del dipartimento regionale dell’energia presso l’assessorato omonimo, in una lettera inviata ai suoi dirigenti ha chiesto di effettuare questa verifica. In una prima missiva, protocollata il 2 ottobre 2018 (foto sotto), l’ingegner D’Urso si era spinto ancora oltre, chiedendo addirittura una dichiarazione di “non sussistenza di rapporti familiari fino al II grado”.
In sostanza, l’obbligo per parenti fino al secondo grado (nonni, fratelli, figli) di dichiarare l’appartenenza alla massoneria. In una seconda lettera, protocollata il 4 ottobre, la disposizione è sparita. L’ingegner D’Urso ammette l’errore: “Chi ha redatto l’ordine di servizio ha fatto confusione con la dichiarazione antimafia. Il resto però lo confermo. Io voglio sapere chi sono i massoni nel mio dipartimento, che come potrà immaginare è delicato”.
“Nella mia lunga carriera di dirigente pubblico, aggiunge D’Urso, ho incrociato l’organizzazione, anche quando ero dirigente generale al Comune di Catania ho incontrato la massoneria. Al tempo avviai un’attività molto importante sui parcheggi sotterranei e il primo a osteggiarmi fu un funzionario del Comune notoriamente iscritto a una loggia massonica operante a Catania. Tra i miei avversari ho avuto anche Enzo Bianco, la cui appartenenza a una loggia inglese non è mai stata smentita e risulta da svariate testimonianze dei suoi fratelli massoni”. Stefano Bisi, Gran maestro del Grande oriente d’Italia, dice che questa è un’iniziativa “al di là del bene e del male. Stupisce che un alto dirigente possa autonominarsi legislatore. E’ una caccia all’uomo. Spero che gli amministratori della Regione prendano posizione su questa lettera scritta dal dirigente, che è inammissibile”.
riferimenti dal web di Antonio Gentile