Dott.ssa ROSANNA CAMPANILE – ANDRIA (BAT) *
Segretario regionale Movimento Femminile e Per le Pari Opportunità D.C. Puglia
* www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it
Per i 5 milioni di Italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà (stando al dato fornito dall’ISTAT), il governo del “cambiamento” ha fatto dell’impegno all’erogazione del Reddito di Cittadinanza, inteso come strumento di contrasto alla povertà, il suo stendardo di battaglia.
Peccato che l’entusiasmo iniziale sia stato smorzato dalle riflessioni analitiche del Ministro TRIA, sia sul piano delle coperture finanziarie, sia sul quello relativo all’estensione dell’ambito di applicazione del suddetto reddito.
Il beneficio in questione (in base al disegno di legge presentato nel 2013 dal M5s) dovrebbe essere percepito per intero da chi e’ privo di reddito da lavoro e da chi lavora o ha una pensione insufficiente a raggiungere la soglia di poverta’.
Sarebbero quindi circa 9 milioni i potenziali beneficiari della misura in questione. Quest’ultima, oltre a determinare perplessità e preoccupazioni su coperture finanziarie e sull’impatto nel bilancio dello Stato, pone una serie di riflessioni etico-normative sulla individuazione dei possibili destinatari.
Da qui le polemiche evidenti in sede di interrogazione parlamentare al Ministro TRIA, il quale ha precisato ovviamente che non sia possibile escludere a priori dal beneficio i residenti che non abbiano la cittadinanza italiana.
Tra le proteste della Lega e le rassicurazioni di DI MAIO, fisco e INPS ricordano che gli immigrati rappresentano un’importante fonte di sostentamento finanziario per il bilancio pubblico italiano.
Peraltro vi è da considerare che attualmente sono in vigore 22 Convenzioni bilaterali per la sicurezza sociale (con paesi del Sud e Nord America, Turchia e Area dei Balcani) che impongono, oltre alla tutela del lavoratore che si reca all’estero per lavoro, anche l’estensione dei benefici economici previsti dalla legislazione del paese firmatario dell’accordo.
Mettendo da parte la bizzarra idea di limitare la misura del reddito di cittadinanza ai soli cittadini italiani, uno spiraglio potrebbe venire da una regolamentazione dei criteri di accesso al beneficio economico sulla base della durata della permanenza degli stranieri sul territorio italiano.
Secca puntualizzare l’ovvio, ma e’ chiaro che gli slogan non bastano a concretizzare un cambiamento che – come nel caso del reddito di cittadinanza – richiede anche preliminari riforme di tipo strutturale degli obsoleti Centri per l’impiego.
Una politica rinnovatrice di giustizia sociale impone un atteggiamento responsabile e serio, che valuti innanzitutto le conseguenza a lungo termine sul bilancio dello Stato.
Ed imponga altresì il contemperamento di istanze ed interessi confliggenti che provengono dal tessuto sociale, evitando discriminazioni di sorta.
In questo problematico quadro, il movimento democratico cristiano si fa portavoce delle istanze di responsabilità politica e sociale, testimoniando un continuo richiamo al buon senso, nella tanto auspicata rinascita politico- culturale del nostro Paese.
Dott.ssa ROSANNA CAMPANILE – ANDRIA (BAT) *
Segretario regionale Movimento Femminile e Per le Pari Opportunità D.C. Puglia
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CONDIVIDO LA DOTT.ssa ROSANNA CAMPANILE SEGR. REGIO.DEL MOVIMENTO FENMINILE DI ANDRIA NON CE’BISOGNO CHE FACCIO UNA REPLICA PERCHE TUTTO QUELLO CHE HAI SCRITTO SI RISPECCHIA NELLA REALTA GIORNALIERA MARIO DE BENEDITTIS COORD DELLA SEGRETERIA POLITICA NAZIONALE DELLA D.C.