Cambia la distribuzione del congedo maternità nel 2019: le mamme potranno scegliere di lavorare fino al nono mese di gravidanza e stare a casa cinque mesi dopo il parto. Novità anche per il congedo per i neopapà: un giorno in più.
Gli emendamenti approvati alla Manovra puntano a permettere ai neogenitori di conciliare al meglio lavoro e vita privata. In quest’ottica si inseriscono le novità su bonus nascita ma anche sul congedo parentale (maternità e paternità).
Congedo maternità 2019: usare tutti i 5 mesi dopo il parto
Partiamo proprio dal congedo per le mamme che lavorano: queste ultime potranno scegliere, se la salute e l’andamento della gravidanza lo permette senza rischi, di lavorare fino al nono mese e di godere dei cinque mesi di congedo maternità completamente dopo il parto. E’ richiesto il parere del medico per escludere rischi a fine gravidanza.
Il congedo di paternità obbligatorio passa da 4 a 5 giorni: i neopapà quindi hanno diritto ad un giorno in più. Non è molto ma rappresenta comunque un primo passo verso il riconoscimento dell’importanza del ruolo della figura paterna per i figli fin dai primi mesi dalla nascita. Viene anche confermata la possibilità per il padre, in accordo con la madre e in sua sostituzione di quest’ultima, di astenersi per un ulteriore giorno dopo la nascita del figlio.
Gli interventi sul congedo di maternità e paternità, vanno letti contestualmente all’aumento del bonus asilo nido, che passa da 1000 a 1500 euro. Lo scopo è quello di conciliare al meglio lavoro e vita privata. Gli interventi sul bonus bebè 2019 invece, come abbiamo visto, puntano a concedere un aiuto maggiore a chi ha più di un figlio (maggiorazione bonus bebè secondo figlio del 20%).
Smart work: precedenza alle mamme che vogliono lavorare da casa
E nello stesso quadro si inseriscono anche alcune misure rivolte agli accordi per lo smart work: i datori di lavoro intenzionati a concedere la possibilità di lavorare (anche) da casa, dovranno considerare prioritarie le richieste che provengono da mamme con figli sotto i tre anni e da genitori con figli affetti da disabilità.
di Antonio Gentile