A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (di Monteprandone / in provincia di Ascoli Piceno)
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Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< IL PNRR sarà supportato dall’apparato burocratico europeo? >
Da alcuni mesi a questa parte tutta la stampa, nelle sue svariate espressioni, ha riempito le prime pagine con un parola, che sembra comunque magica: PNRR che sta per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Esso si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU): il quantum consta di 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.
La principale componente del programma NGEU è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility RRF) che durerà sei anni, dal 2021 al 2026, e dispone di 672,5 miliardi di euro così suddivisi:312,5 euro per sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati.
Sicuramente un notevole flusso di denaro predisposto e messo a disposizione dall’Unione Europea in questo triste momento storico di questi primi vent’anni del terzo millennio, tutto sommato appena iniziato.
Un periodo particolarmente scosso da guerre, carestie, pestilenze, epidemie, criticità economiche, fatti eventi che purtroppo non hanno risparmiato nessuna parte del mondo.
Dunque è sicuramente pertinente e proprio che l’Unione Europea sia riuscita a battere un colpo, a far sentire la sua voce, nella sua area geopolitica di pertinenza.
Fatta questa premessa qualche domanda, qualche dubbio, qualche pensiero, certamente ci sovvengono.
In primis vista la forza dell’internazionale campagna mediatica con cui queste misure di sostegno, a favore dei paese dell’area UE, sono diffuse, torna alla mente un episodio storico di notevole importanza: ci riferiamo al giorno in cui l’allora Presidente del Consiglio dei ministri On.le Alcide De Gasperi fu accolto trionfalmente in America ed il Gen. Marshall gli consegnò quello storico assegno a fondo perduto che permise la ricostruzione della nostra cara Italia martoriata da ben due conflitti che l’avevano posta in gravissime condizioni socio economiche di povertà fino all’indigenza di molti nostri connazionali.
Infatti una delle note più ricorrenti riportate dalla stampa tutta è stata proprio questa di aver voluto paragonare il PNRR europeo al Piano Marshall che permise la ripresa post bellica.
Fin qui tutto, diciamo così, “ci può stare” !
Però quello che sorprende “ictu oculi”, cioè a dire, a colpi d’occhio, è che per tutti, anche a livello periferico, sembra che questo magico PNRR sia un mega salvadanaio cui attingeranno tutti per fare ospedali nuovi, strade nuove con altrettanti assi viari, ponti, recupero e restauro dei maggiori luoghi e monumenti di interesse culturale nazionale, per poi non parlare del mega capitolo della “green economy” che davvero appare come la bacchetta magica dei molteplici mali e delle innumerevoli storture che, comunque, nonostante tutto affliggono il nostro pianeta terra di cui non siamo assolutamente proprietari ma ospiti.
Questi sono i programmi che dovranno trovare applicazione negli immediati anni a venire, ma riflettiamo un attimo: la mastodontica ed elefantiaca burocrazia che alberga, ma soprattutto governa, il mega palazzo di vetro di Bruxelles, grazie ai suoi mega euroburocrati che percepiscono lauti emolumenti, avrà avuto l’intuizione di aver predisposto un iter burocratico leggero, snello, comprensibile che agevoli la presentazione dei vari progetti da parte dei Paesi UE interessati?
Oppure siamo ancora, nonostante tutto, ai soliti cervellotici escamotage burocratici, quale pretesto per escludere qualche richiedente, perché, magari, cammin facendo, le tanto annunciate e salvifiche risorse si rivelano insufficienti e i tantissimi mega progetti elaborati dalle comunità locali, provinciali e regionali si rivelano castelli di sabbia e ogni sogno di città rifatte ex novo si infrange contro un cavillo incomprensibile o nel non aver potuto, per mille ragioni, forse anche legittime, i mega progetti di rinascita nei tassativi e inderogabili termini previsti dai bandi UE.
Non vogliamo vestire i panni di Cassandra, lungi da noi, ma sommessamente ci permettiamo di suggerire un’idea: prima di sbandierare ai quattro venti e al mondo intero le proprietà miracolistiche e salvifiche dei fondi PNRR forse sarebbe stato meglio predisporre un PNRR che avrebbe dovuto avere ad oggetto un’effettiva “deregulation” della mastodontica vigente normativa europea per consentire concretamente l’impiego oculato e lungimirante delle cospicue risorse appostate con i conseguenti benefici economici, che, nonostante tutto, speriamo si verificheranno per l’intera area geopolitica di competenza europea.
Un PNRR della “deregulation” della vigente normativa europea crediamo che sarebbe la “conditio sine qua non” affinché i migliaia e migliaia di progetti provenienti non solo dalle mega aree metropolitane europee ma anche quelli delle comunità periferiche di pertinenza UE non si volatizzino come una bolla di sapone rendendo vana ogni speranza.
Il nostro più vivo e sincero auspicio è che tutto ciò non accada e per questo la Democrazia Cristiana non farà mancare il suo apporto propositivo per un esito più che positivo della vicenda.
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