PARLIAMO DI VAMPIRI, MA NON SUL SERIO !

PARLIAMO DI VAMPIRI, MA NON SUL SERIO !

 

A cura di Franco Capanna (Teramo)

franco.capanna@dconline.info

Sindacalista  – Giornalista – Scrittore

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< PARLIAMO DI VAMPIRI, MA NON SUL SERIO ! >

Questo scritto è da interpretare come una fantasia dell’autore.

Nel VIII e nel XIX secolo parve diffondersi in tutta Europa un’epidemia di vampirismo.

Lo diceva già Rousseau nel 1762:« Se mai c’è stata al mondo una storia certa e provata, è quella dei vampiri. Non manca nulla: rapporti ufficiali, testimonianze di persone attendibili, di chirurghi, preti, magistrati ».

Naturalmente ci sono sempre stati degli scettici come lo stesso Rousseau o lo scrittore Charles Nodier, che nel 1822 dichiarava:

« Tra tutti gli errori popolari, la credenza nel vampirismo è certamente la più assurda ! ».

Casa di Frankenstein.

Ma perché tante persone erano fermamente convinte dell’esistenza dei vampiri e testimoniavano perfino di averne visti?

L’interesse per i “non morti” doveva molto al monaco benedettino Agostino Calmet, autore di un’opera dal titolo Dissertazioni sopra le apparizioni de’spiriti e sopra i vampiri (1746).

In quest’opera in cui il religioso raccoglieva numerosi casi di vampirismo.

Calmet descriveva questi esseri come persone morte che tornano per «inquietare i villaggi, offendere gli uomini […] succhiare il sangue dei propinqui, portare ad essi malattie, e farli morire, di maniera che non si può liberare dalle vite moleste, e dalle inquietudini di costoro, se non col disotterrarli, impallarli, tagliar loro la testa, strappar loro il cuore, ovvero abbruciarli».

La mancata decomposizione del cadavere era uno dei primi indizi della trasformazione di un defunto in vampiro:

«Si considera il corpo disotterrato per vedere, se vi si trovano i segni ordinari […] come la mobilità e la flessibilità delle membra, la fluidezza del sangue», scrive Calmet.

Morti viventi

Il fatto che un corpo non si decomponga può essere il risultato di due fenomeni oggi ben noti: la mummificazione, la quale avviene in ambienti caldi e asciutti.

E la saponificazione, che invece si verifica quando il cadavere è esposto a condizioni di freddo e umidità, un caso comune nell’Europa centrale e orientale.

Con il processo di saponificazione gli acidi grassi si trasformano in un composto ceroso simile al sapone che ricopre il cadavere evitandone la putrefazione.

Un corpo che subisce un’alterazione simile non ha l’elasticità di un vivente, ma presenta comunque una relativa flessibilità.

È quindi probabile che chi si prese la briga di osservare i cadaveri descritti nei trattati sui vampiri stesse in realtà esaminando dei corpi saponificati.

Scritto da Franco Capanna sindacalista.

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2 anni fa

Purtroppo non si riesce fare pervenire in questa sede i commenti perché li inviate a me in privato.
Ok rispetto vs volere ma insisto che vs mail in nessun caso sarà resa pubblica.