A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone / prov. Ascoli Piceno)
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Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana.
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“Esterno notte”: fiction o memoria storica?
“Esterno notte” la fiction televisiva trasmessa alcuni giorni or sono dalla rete ammiraglia della RAI, di primo acchito una reazione l’ha generata: un vivace dibattito culturale e politico su scala nazionale ed internazionale perché prima della messa in onda televisiva è stata presentata festival del cinema di Cannes.
Come è giusto che sia nel dibattito vivace e forse qualche volta un pò sopra le righe si creano due poli: uno a favore, uno contrario.
Però, è il caso di dirlo, grazie al cielo, non manca mai la posizione mediana e di buon senso che restituisce al tutto il giusto verso, o meglio, la giusta valutazione, e quindi, considerazione.
Senza alcuna ombra di dubbio l’interpretazione degli attori è stata ottima ad iniziare da Fabrizio Gifuni che si è calato benissimo nei panni dell’indimenticato Presidente Aldo Moro.
Il portamento, la voce, l’argomentare, l’eloquio, sono stati così verosimili che è sembrato proprio di rivedere e risentire il Presidente Aldo Moro nei suoi accorati e quanto mai lungimiranti discorsi politici.
Gli altri attori sono stati ugualmente all’altezza dei personaggi che sono stati chiamati ad interpretare.
La bravissima Margherita Buy è stata Eleonora Moro (appellata amorevolmente dal Presidente Moro – Noretta -); Fabrizio Contri è stato il sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri, On.le Giulio Andreotti; Fausto Russo Alesi, l’allora Ministro dell’Interno, On.le Francesco Cossiga; il grande Toni Servillo è stato Paoli VI, il Santo Padre amico fraterno dell’ On.le Aldo Moro conosciuto e sempre apprezzato fin dai tempi della FUCI.
Dunque gli ottimi attori si sono espressi al loro massimo livello ma la “fiction” nel complesso è stata una “fiction” a tutti gli effetti.
Certo ha significato una lettura e una interpretazione dei fatti proposta al grande pubblico dal regista Marco Bellocchio, dalla sua visione e valutazione dei fatti accaduti in quel periodo buio della storia repubblicana dell’Italia.
L’ ex senatrice Maria Fida Moro, primogenita dello statista democristiano, a riguardo ha rilasciato la seguente dichiarazione:
<< O si decide che siamo personaggi storici, e allora si rispetta la storia, o si decide che siamo personaggi privati e allora ci si lasci in pace.
La settimana prima di Natale compirò 76 anni – ha dichiarato all’ Agi – e dopo aver avuto l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta rovinate dal malefico caso Moro immaginavo, stupidamente, di poter sedere su una panchina al sole, prendere un tè con delle amiche, leggere un bel libro.
Ma non è per niente così !
Avrò avuto sette anni quando un pericolo oscuro ed un dolore mostruoso si sono insinuati nella mia vita e non se ne sono più andati >>.
Le fa eco il Dott. Stefano Andreotti, figlio del Presidente Giulio Andreotti, con la sua dichiarazione alla stampa quando afferma
<< Lo condivido appieno.
Credo non sia giusto entrare nella sfera del dolore soprattutto della sua famiglia.
Se si vuole parlare di Moro se ne parli come personaggio storico e non si approfitti di altre situazioni per entrare in casa loro in quel modo. Sono passati 45 anni: non ritengo giusta questa insistenza >>
Dalla visione della fiction sembra emerga una lettura dei tristi avvenimenti accaduti un pò a senso unico: il partito della Democrazia Cristiana viene messo sul banco degli imputati quasi a decretarlo colpevole del tristissimo epilogo.
A tal proposito sempre il Dott. Stefano Andreotti dinanzi ad una considerazione di questo tipo ha chiaramente dischiarato agli organi di stampa
<< Se tutto il negativo di quei giorni è ascrivibile alla Democrazia Cristiana ed ai suoi componenti mentre il Pci di Enrico Berlinguer e gli altri leader allineati sulle stesse posizioni sono sgravati di ogni responsabilità, non mi sembra un gran rigore >>.
A voler sentire ancora gli interessati, il frangente del riscatto alle Brigate Rosse non si è verificato come ricostruito nella “fiction” per ciò che concerne la cifra che si sarebbe dovuto versare.
Nell’intervista rilasciata ai media nazionali il Dott. Stefano Andreotti ha precisato
«Certo, mio padre si era attivato con varie associazioni umanitarie e anche con Gheddafi, Tito, persino Fidel Castro. È tutto scritto nei Diari.
Un’altra differenza è che il Vaticano si tira indietro perché ritiene che sia una truffa.
In realtà, l’ipotesi del riscatto resse fino all’ultimo ed era concordata con Berlinguer – tramite il suo segretario Tonino Tatò – e Franco Rodano, che era un cattolico nel Pci».
Anche per quanto attiene al biglietto fatto pervenire al Santo Padre, Paolo VI, prima dell’appello ai rapitori delle BR, Stefano Andreotti ravvisa un dato non proprio storico, quindi, poco fedele a quanto realmente accaduto e a tal proposito ha dichiarato
“Anche altri hanno ripetuto l’assoluta falsità che mio padre avrebbe imbeccato Paolo VI. Nei suoi diari c’è la ricostruzione di quei giorni. C’è il memoriale scritto da monsignor Angelo Macchi, segretario particolare del Papa, che veniva quasi tutte le sere a casa nostra per un reciproco aggiornamento”.
L’appello di Paolo VI, fu accorato, vibrante.
E’ stato l’appello di un vero Amico che ha voluto a tutti i costi tentare di salvare la vita del suo Amico Aldo Moro anche perché aveva intuito che l’Italia politicamente era caduta in baratro.
Aldo Moro significava stabilità delle istituzioni, democrazia e soprattutto pacificazione nazionale in un momento in cui la vita sociale e politica era in totale subbuglio.
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