A cura di FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone / prov. Ascoli Piceno)
fernando.ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651
Vice-Direttore de “Il Popolo “ della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana.
Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”
Vice-Segretario nazionale vicario del Dipartimento Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana
Editorialista del” Il Popolo” della Democrazia Cristiana
Autonomia differenziata? Meglio autonomia solidale !
Alcuni giorni or sono l’Esecutivo presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, On.le Giorgia Meloni, ha licenziato il disegno di legge sull’autonomia differenziata presentato dal Ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli del partito del Carroccio.
Tale proposta muove dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 che prevede la possibilità per le regioni a statuto ordinario di chiedere competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche.
Il disegno di legge di cui trattasi ha ad oggetto “Principali generali per le attribuzioni alla regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e delle intese tra lo Stato e una Regione”.
Questa azione legislativa in nuce è balzata agli onori della cronaca giornalistica con la definizione di autonomia differenziata. Ma in parole semplici di cosa si tratta?
L’autonomia differenziata è il riconoscimento da parte dello Stato dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Oltre alle competenze le potranno trattenere anche il gettito fiscale che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.
Le materie in tema di legislazione concorrente comprendono i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l’energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l’ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
La concessione di “forme e condizioni particolari di autonomia” alle regioni a statuto ordinario è disposta dal terzo comma dell’art.116 della Costituzione, che dispone come si possano attribuire “con legge dello Stato su iniziativa della regione interessata”.
Sono escluse da questa possibile misura normativa le regioni a Statuto Speciale: Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.
Lo strumento legislativo, previsto dal disegno di legge, è l’intesa che trascorsi i previsti termini di legge sarà sottoscritta dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Presidente della Regione istante.
Nell’intesa è specificata la durata della stessa in dieci anni che al termine si rinnova automaticamente per un uguale periodo.
A proposito dei LEP, cosa sono?
L’abbreviazione sta per Livelli Essenziali di Prestazioni che troveranno attuazione sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard delle regioni e troverà applicazione nel rispetto degli equilibri di bilancio e dell’art. 17 della legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 31/12/2009.
Le risorse economiche corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento saranno determinati da una Commissione paritetica Stato-Regioni.
Da un primo e veloce approccio del nuovo disegno di legge, come è ormai prassi consolidata in Italia, si è scatenata una ridda incontrollata di critiche, proposte, controproposte, chi più ne ha, più ne metta, generando così confusione su confusione.
Tra le tante critiche quella che più è saltata all’occhio è stata quella che ha definito il tutto “la secessione dei ricchi” in quanto sembra, sottolineiamo sembra, (poi spieghiamo perché sembra) che garantirebbe maggiori finanziamenti alle regioni del Nord poiché hanno maggiori risorse quindi una spesa storica più alta a differenza delle regioni del Sud dove purtroppo ci sono minori risorse e quindi una spesa storica più ridotta.
Così si accentuerebbero ancora di più le ataviche disuguaglianze esistenti nel paese. Altro punto dolens sembrerebbe essere il non aver previsto neppure la modalità con cui attivare le richieste di autonomia.
Sembra che il governo abbia il compito di predisporre l’intesa tra Stato e la regione richiedente per poi inviarla alla regione per essere approvata. Il Parlamento, massimo organo del governo democratico, non avrebbe alcuna facoltà in quanto il Consiglio dei Ministri dovrebbe presentare alle Camere un disegno di legge per approvare l’intesa di che trattasi.
Alcune considerazioni:
Abbiamo scritto sembra perché per fortuna vige la Costituzione repubblicana migliore del mondo che prevede pesi, contrappesi e garanzie a tutela del sistema democratico evitando così derive autoritarie: nulla esclude che si possa predisporre anche referendum popolare.
È intollerabile che si scomponga una Costituzione perfetta come la nostra a colpi di disegni di legge esautorando il Parlamento e il Corpo elettorale. Quindi prima di parlare di autonomia differenziata come casa fatta dovranno essere espletati tutti gli step democratici statuiti.
Si è vero che, il Titolo V della Costituzione nella fattispecie gli artt. 116,117,118 e 119, esplicitano il concetto di autonomia ma poi bisogna vedere che interpretazione se ne vuol dare e qualche applicazione disporne.
Visto che è ancora è tutto in divenire, quindi, si è in tempo per emendare in senso migliorativo è più che opportuno che si pensi si all’autonomia ma non differenziata, bensì solidale.
Quindi a parole tutti democratici, tutti amanti della libertà, dell’uguaglianza sociale, del rispetto per la persona, per le categorie più fragili, va benissimo, ci mancherebbe! però non facciamo che restino mere e roboanti enunciazioni di principio tanto per fare presa su qualche elettore, poi, nei fatti nulla di tutto questo.
Rispetto del dettato costituzionale vuol dire espletare tutti le fasi previste prima che un disegno di legge diventi legge dello Stato senza darlo in pasto alla stampa per mere ragioni elettorali generando confusone, sconcerto: grazie a Dio i nostri padri costituenti sono stati lungimiranti in quanto hanno disposto un sistema a tutela della democrazia in primis sostanziale, poi formale, quindi della LIBERTA’ valore principe tra i principi costituzionali repubblicani.
Il grande giurista e uomo di diritto Pietro Calamandrei ci ha lasciato una frase indelebile e imperitura ”La Libertà è necessaria quanto l’aria che respiriamo”.