A cura di Dott. ANGELO SANDRI (Cervignano del Friuli / provincia di Udine)
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Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana
Direttore Responsabile de IL POPOLO della Democrazia Cristiana
< ANCHE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA ITALIANA ED INTERNAZIONALE SI FA PROMOTRICE DEL “DIRITTO DI NON EMIGRAZIONE” ALLA LUCE DEL NUOVO ORDINE ETICONOMICO INTERNAZIONALE ! > * SECONDA PARTE
Proseguiamo – e per ora completiamo – l’intervento che avevamo sviluppato nei giorni scorsi a proposito della necessità di un progetto concernente l’IMMIGRAZIONE e di cui se ne è occupato approfonditamente il Prof. ANTONIO FOGLIO (Brescia) anche con la sua ultima fatica editoriale intitolata < IL NUOVO ORDINE ETICONOMICO INTERNAZIONALE – NOEtH >.
Andiamo dunque a precisare qualche ulteriore aspetto particolare di questo progetto e che era stato inquadrato a proposito di uno specifico diritto definito il < DIRITTO DI NON EMIGRAZIONE >.
I migranti dove c’è possibilità di lavoro.
Si rende necessaria una cooperazione tra Stati per organizzare un progetto mondiale d’immigrazione che vede impegnate le Ambasciate dei possibili Paesi ospitanti localizzate nei PVS come i soggetti primari nell’organizzazione dell’immigrazione verso il loro Paese in base alle direttive ricevute su numero dei migranti da accettare.
Un tanto su base di professionalità e modalità operative.
I migranti debbono rivolgersi alle Ambasciate per formulare in base alle modalità e alle richieste una domanda d’immigrazione; essi devono poter emigrare attraverso le Ambasciate che hanno il compito di autorizzare l’emigrazione concertata con il Paese di destinazione attraverso mezzi di trasporto sicuri, evitando pericolosi ed estenuanti viaggi via terra e via mare.
Il progetto dovrebbe prevedere due tipologie di migranti: quelli che provengono da PVS normali e quelli da PVS in guerra come rifugiati.
Si tratta di definire i passaggi e le modalità del Progetto in una procedura comune internazionale per immigrazione e richiesta d’asilo; la procedura deve rispondere ai migranti normali ed a quelli riconosciuti come rifugiati.
- Emigrazione da PVS normali con intervento dell’Ambasciata del Paese ospitante: l’Ambasciata procede all’esame della richiesta del migrante e all’eventuale riscontro da dare; l’intervento dell’Ambasciata è mirato ad indirizzare il migrante in un preciso Paese, a valutare le sue potenzialità (tanti migranti dei Paesi poveri sono laureati che ricercano un impiego e migliori condizioni di vita nei Paesi avanzati), quindi ad organizzare in maniera sicura il viaggio per raggiungere il Paese destinatario disposto all’accoglienza.
- Emigrazione da PVS con contesti di guerra: i migranti che non potessero disporre dell’Ambasciata del Paese dove intendono emigrare rivolgono la richiesta come rifugiati in uno dei Paesi vicini dove si può accedere all’Ambasciata del Paese ospitante o all’Ufficio dell’Alto Commissariato ONU; se questo non dovesse essere possibile trattandosi dei Paesi in guerra e senza Ambasciate, si deve concedere l’accoglienza al momento dell’arrivo come rifugiato politico.
- Il tutto deve avvenire nel rispetto della “Convenzione di Ginevra sullo status di Rifugiato ” pubblicata dall’ONU (1951)”.
Il progetto d’immigrazione vuole eque norme comuni e universali a regolare i movimenti transnazionali delle persone; l’emigrazione dai Paesi poveri a quelli ricchi richiede regolamenti multilaterali in grado di garantire normative uniformi, trasparenti e praticabili così da ben equilibrare gli interessi dei migranti e dei loro Paesi di origine, nonché dei Paesi di destinazione. Le norme in particolare devono ben evidenziare:
- sistema di accoglienza del Paese ospitante: in base alla popolazione residente, a PIL, a tasso di natalità e d’occupazione, a esigenze lavorative con equa distribuzione dei migranti sul territorio;
- modalità per emigrare in un Paese attraverso le Ambasciate locali;
- numero annuale dei migranti che possono essere accettati;
- formulazione della domanda d’emigrazione;
- permessi rilasciati per lavoro stagionale e a tempo indeterminato;
- offerte di lavoro;
- effettiva integrazione nel Paese ospitante;
- formazione per migranti al fine di conseguire una piena integrazione;
- costituzione di nuove imprese ovvero start up per migranti che vogliono dare vita ad imprese.
Il lavoro dove ci sono potenziali migranti.
Il progetto emigrazione si propone anche di dare riscontro sul posto ai migranti, creando lavoro, investendo nei loro Paesi di origine.
Si risponde all’emigrazione portando capitali dove c’è manodopera, dove ci sono materie prime da lavorare, migliorando l’agricoltura locale e dando vita ad un processo d’industrializzazione; è inimmaginabile continuare a pensare di portare la manodopera dove ci sono i capitali, dove c’è il profitto da difendere: atteggiamento perdurante dei Paesi ricchi.
Bisogna prendere atto che soprattutto creando posti di lavoro nel Paese di origine dei migranti si dà una concreta risposta a quanto essi ricercano: un lavoro, un reddito, una vita dignitosa.
Riteniamo quanto mai utile completare il progetto immigrazione con alcune proposte di supporto che possono dare un grande contributo alla realizzazione di un’immigrazione a dimensione umana e quanto mai organizzata.
Ritorneremo senz’altro su questo argomento riprendendo anche il pensiero di chi lo sostenne tra i primi e fu – con dei suoi più che autorevoli interventi – lo stesso Papa Benedetto XVI.
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Bellissimo articolo..Soprattutto bisogna riscoprire il concetto di “rispetto della persona” che è andato perso.