a cura di Dott. LORENZO RANIOLO (Gela/CL) – dott.lorenzoraniolo@tiscali.it – Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
<“L’inganno”: parla anche della storia di Riccardo Greco nel libro di Barbano presentato a GELA (CL)>
L’inganno, il nuovo libro di Alessandro Barbano, presentato a Gela giovedì 13 Aprile, sotto la bella cornice del Teatro Eschilo in piazza Sant’Agostino a Gela alla presenza dell’autore, in un dialogo con il presidente onorario della Camera penale di Gela Giacomo Ventura e il procuratore generale della Corte d’appello di Caltanissetta Antonino Patti che come PM ha seguito il processo scaturito dall’inchiesta Munda mundis, dove sono stati condannati gli estortori di Greco. Ha moderato i lavori Jerry Italia.
Una potente macchina di dolore umano non giustificato e non giustificabile, che adopera un diritto dei cattivi introdotto «dopo l’Unità d’Italia per combattere i briganti, usato a piene mani dal fascismo per perseguitare i dissidenti, ignorato dai repubblicani» e riportato in auge dai moderni paladini della giustizia. È questa oggi l’Antimafia, un sistema dove l’eccezione diventa regola e l’emergenza permanente è l’altare sul quale sacrificare la libertà in nome della lotta al crimine. Così confische e sequestri colpiscono migliaia di cittadini e imprenditori mai processati, o piuttosto assolti. Così sentenze anticipano leggi, pene crescono al diminuire dei reati e una falsa retorica professa l’idea che il rovesciamento dello Stato di diritto sia necessario alla vittoria sulla malavita. È un’illusione o, peggio ancora, un inganno, sostiene Alessandro Barbano, che in questo libro svela «gli abusi, gli sprechi, i lutti e l’inquinamento civile perpetrati da un apparato burocratico, giudiziario, politico e affaristico cresciuto a dismisura e fuori da ogni controllo di legalità e di merito». Come un virus che infetta ogni cellula, la menzogna di una legislazione antimafia che tutti i paesi del mondo vorrebbero imitare e l’intimidazione nei confronti di chi si azzarda a criticarla dilagano incontrastate. Per indebolire questo potere senza freni, che ha tradito il compito assegnatogli dalla democrazia, bisogna revocare la delega che una politica miope ha fatto alla magistratura e che alcune procure hanno trasformato in una leva per mettere la società sotto tutela. Oggi più che mai è necessario tornare a un diritto penale basato su fatti e prove, estirpare il peccato originale del sospetto, definire univocamente il confine fra lecito e illecito. Solo così si può capire che cos’è la mafia. E combatterla davvero.
Le storie di imprenditori, politici, cittadini cui lo Stato, o meglio una sua parte definita «potere fuori controllo», ha voltato le spalle. Tra queste anche la storia di Riccardo Greco, l’imprenditore gelese da diverse generazioni, che nel 2019 si è tolto la vita dopo che un’interdittiva antimafia della Prefettura di Caltanissetta aveva cancellato la sua impresa dalla white list, con conseguente perdita di tutti gli appalti pubblici che aveva legittimamente vinto partecipando alle gare.
Era stato lui stesso – insieme ad altri imprenditori vessati dalla mafia – a denunciare i suoi estortori nel 2007. «Il sacrificio di Riccardo Greco – ha detto Barbano – è patrimonio civico di questa comunità. È successo nel 2019 ma continua a succedere oggi: la morsa nei confronti delle vittime della mafia da parte di un potere costruito per combatterla non è cessata. Un potere fuori controllo, le cui vittime sono gli imprenditori che hanno denunciato e sono esposti sia all’attacco della mafia che all’attacco dello Stato, che continua a ritenerli complici. Un attacco inaccettabile».
Barbano ha raccontato dell’incontro con la famiglia Greco pochi giorni dopo il tragico avvenimento del febbraio 2019, da lì una conoscenza che ha portato l’autore all’inserimento della vicenda nel libro: «Una battaglia civile che la comunità gelese deve intestarsi, il libro è un appello alla coscienza dei cittadini», ha sottolineato Barbano. «Greco era una persona perbene e Gela dovrebbe essere orgogliosa di averlo avuto come cittadino», la toccante conclusione del procuratore Patti dopo il breve intervento del giovane imprenditore Francesco Greco, che con la madre Enza la sorella Paola e il fratello Andrea ha preso le redini della Cosiam, l’azienda cui il padre ha dedicato la vita.