Il punto da chiarire, per Bodei, visto che è difficile pensare che non esista un’umanità indifferente a tali questioni, è come l’ateo si pone nel tentativo di fronteggiarle e viverle.
Chi segue il proprio cammino “senza un dio” accetta senza riserve di affrontare la vita con pienezza e responsabilità, «cercando di fondare una morale e un criterio di convivenza sulla base della coscienza e del potere dell’umanità e non su quello che si richiama a (presunte) forze esterne».
Bodei non gradisce la parola “ateo” perché induce a pensare a qualcuno che non crede a niente, «mentre, invece, uno che non crede alle religioni rivelate può comunque credere negli uomini, nelle proprie possibilità, nel mistero non ancora rivelato delle cose». Ciò rappresenta il tentativo più coraggioso e difficile che una persona possa realizzare.
Il filosofo conclude con una domanda: «Davvero è maledetto l’uomo che non confida in Dio?», in riferimento a ciò che aveva scritto il profeta Geremia (17,5-11). Ciò quasi a voler lasciare sempre aperta la porta al dubbio, come a dire che, non avendo trovato una soluzione per comprendere tutti gli aspetti della realtà, si ritiene pronto ad aprirsi a nuove prospettive e a cambiare percorso ove se ne presenti l’occasione.
Un’affermazione di Bodei ha colpito chi vi scrive: «Oggi l’ateo non è più considerato un mostro, non è più un’eccezione… ci appaiono sbiaditi quei sospetti (inaffidabilità e opportunismo n.d.r.) che avevano accompagnato l’ateismo non solo sul piano religioso ma anche sul piano morale».
Allora mi chiedo: siamo veramente sicuri che sia proprio così o c’è il rischio che questi sospetti stiano tornando in auge, a giudicare dalla reticenza che molti nostri politici e non, dimostrano nel nominare tale parola? Non sarà proprio per il timore di avere a che fare con persone che tendono alla libertà, rifuggendo ogni dogma e demagogia che intorno a noi si avverte aria di stantìo? Personalmente dico che il rischio c’è e allora, come fece Nietzsche, a suo tempo, occorre sollecitare tutti gli atei a coalizzarsi e a far sentire la propria voce, sistematicamente soffocata da un potere che ha tutto l’interesse per farlo.
Franco Capannna