A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Ascoli Piceno)
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Vice-Segretario nazionale Dipartimento Sviluppo-Comunicazione-Marketing della Democrazia Cristiana italiana
Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
Papa Benedetto XVI: indimenticabile umile Servitore nella vigna del Signore.
Ogni tanto, non spesso, l’occhio cade anche sulle novità editoriali e questa volta ad attrarre l’attenzione e la “sana curiositas” è stata la pubblicazione dal titolo “Codice Ratzinger “, edizione Byoblu, di Andrea Cionci scrittore, giornalista noto a livello nazionale.
Con questa sua pubblicazione si sono riaccesi nuovamente i riflettori sulla mai sopita “vexata quaestio” inerente alla legittimità o meno del Pontificato di Papa Francesco.
Senza alcuna ombra di dubbio la vicenda oggi più di ieri, a distanza di molti anni, può sembrare più accademica che sostanziale.
Ma ciò non toglie che a distanza, infatti, di molti anni sia ancora un argomento che continua ad animare il dibattito giuridico-teologico tra giornalisti vaticanisti, ricercatori, studiosi, uomini di diritto, teologi e filosofi.
Tutto questo fervore nel tentare di dare una argomentazione che possa essere in qualche modo plausibile sotto molteplici aspetti potrebbe altresì trovare risposta nella celebre frase latina ”contra factum non valet argumentum” cioè a dire: è inutile starsi a tanto ad arrovellare il cervello pensando a chissà quali arzigogoli giuridico-canonisti perché il Papa c’è ed è Papa Francesco.
Fino a qui dunque “nulla quaestio”.
Quindi, nonostante l’evidenza sia sotto gli occhi del mondo, l’annosa disputa giuridico-canonista è andata avanti e la nuova pubblicazione di cui sopra ne è la prova.
La controversia appunto ha ad oggetto la piena o meno legittimità dell’attuale Pontefice a reggere la Cattedra che fu di Pietro. L’argomento è molto delicato e di non facile trattazione.
Ma tentiamo di entrare nel “vivo delle trattive”, con molta modestia, come amava dire l’indimenticabile Enzo Tortora nella sua celeberrima trasmissione televisiva “Portobello”, chi non la ricorda?
Un dato è inconfutabile: l’istituto giuridico del Papa Emerito non esiste.
Ma a tal proposito continuano ad essere molti gli interrogativi che ancora attraggono l’attenzione, ad esempio: davvero Papa Benedetto XVI ha voluto abdicare per vivere in Vaticano vestendo la talare bianca conservando il nome pontificale e le altre prerogative di pontefice regnante?
Correva l’anno 2013 quando il giorno 11 febbraio Papa Benedetto XVI – annunciando le sue dimissioni – sorprese il mondo intero.
Un gesto inatteso e per lo più inusuale fatte slave le dimissioni di Celestino V a voler volgere lo sguardo indietro nella storia. Questa storia paradossalmente è la più vicina a noi se proporzionata alla storia millenaria della Chiesa in cui le cronache riportano alcuni episodi simili.
La discussione nasce in merito alla valenza giuridico canonista del gesto appunto delle dimissioni.
Nella sua “declaratio” Papa Ratzinger motivò il suo gesto dichiarando che le sue forze fisiche non gli permettevano più di far fronte ai pressanti e incessanti compiti cui avrebbe dovuto assolvere quale Nocchiero della barca di Pietro.
Sua Santità Benedetto XVI seguendo, dunque, le orme di Colui che era Vicario si è offerto liberamente alla sua detronizzazione configurando lo status giuridico-canonico di “Sede totalmente impedita” tanto che il Canone 412 del Diritto Canonico recita:
“La sede episcopale si intende impedita se il Vescovo diocesano è totalmente impedito nell’esercizio dell’ufficio pastorale nella diocesi, non essendo in grado di comunicare nemmeno per lettera con i suoi diocesani a motivo di prigionia, confino, esilio o inabilità”.
Nella sua declaratio Papa Benedetto XVI si richiama esplicitamente alla fattispecie dell’inabilità quando affermò “a causa del venir meno delle mie forze fisiche” così come enunciata dall’art. 412 di cui sopra.
Ergo ci si è trovati davanti ad un Pontefice non abdicatario ma impedito ex. Can.412 del Diritto Canonico.
Posizione questa ulteriormente supportata dagli articoli 76 e 77 della Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis (Dell’intero gregge del Signore), promulgata da San Giovanni Paolo II il 22/02/1996, con il sottotitolo “Circa la vacanza della Sede Apostolica e l’elezione del Romano Pontefice”.
Gli articoli sopra menzionati sanciscono che la vacanza della Sede Apostolica per rinuncia del Pontefice (Benedetto XVI) non è avvenuta in ottemperanza al dettato del Canone 312 che richiede la rinuncia del Munus Petrino che si configura nell’investitura dello Spirito Santo nel momento in cui l’eletto accetta la responsabilità del Soglio di Pietro.
Nella sua declaratio Papa Benedetto XVI non ha rinunciato al Munus Petrino ma ha solo ipotizzato una sua possibile rinuncia al Ministerium (potere che consegue al Munus Petrino), rinuncia questa mai del resto ratificata.
Ragion per cui Papa Ratzinger ha continuato a vestire la talare bianca, a vivere all’interno delle mura leonine ad “auxilium Ecclesiae” con la sua preziosa quotidiana azione orante nella più completa e umile discrezione di autentico, è il caso di dirlo, a nostro modesto avviso, Dottore della Chiesa.
A supporto e sostegno di questa lettura di un episodio della recente della storia della Chiesa interviene anche il Segretario nazionale della Democrazia Cristiana dott. Angelo Sandri il quale sottolinea come essa voglia essere soltanto un modesto contributo, senza alcuna pretesa, ma in totale umiltà, facendo riferimento alle fonti giuridico-canoniche di Santa Romana Chiesa.
Un tanto nel pieno rispetto di qualsiasi altra legittima, ci mancherebbe, lettura di un avvenimento che comunque ha scritto un ulteriore pagina della millenaria storia della Chiesa cattolica che oggi è guidata da Papa Francesco con fede, lungimiranza ed afflato paterno verso l’intera umanità dilaniata da guerre e carestie, causate purtroppo dalla bramosia di potere, dall’ odio e dalla vendetta.
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