È iniziato lunedì 21 ottobre 2019 e si
protrarrà per tutta la settimana (fino a venerdì 25 ottobre) lo sciopero
dei penalisti contro la riforma
della prescrizione.
Fino al 25 ottobre dunque è stata
proclamata l’astensione dalle udienze come forma di protesta contro l’imminente
entrata in vigore della norma che “di fatto abroga la prescrizione del
reato dopo la pronunzia della sentenza resa dal giudice del primo grado”.
Un tanto lo segnala l’Avvocato Antonella Russo, di Sant’Agata di Puglia (FG) la quale
sottolinea che di fatto il procedere di questa vituperata riforma della
prescrizione si tradurrebbe in pratica nel rendere perpetuo il protrarsi dei
procedimenti giudiziari per cui si potrebbe davvero ormai parlare di “imputati
a vita” !
L’Unione Camere Penali Italiane – con un
suo articolato comunicato – ha invitato tutte le Camere penali territoriali a voler
organizzare opportune manifestazioni sui territori, “per poter comunicare
ai cittadini la verità su questa nefasta riforma”.
“Il ministro della Giustizia – ribadiscono i penalisti – ha pubblicamente
dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma ed è manifestamente
inverosimile il proposito, pur sorprendentemente avanzato dall’attuale
Guardasigilli, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima
dell’entrata in vigore della riforma della prescrizione, cioè entro il 31
dicembre 2019″.
Il Presidente dell’Unione delle Camere
Penaliitaliane Gian Domenico Caiazza, afferma che si tratta di
“una riforma sciagurata in cui è in gioco, molto semplicemente, il diritto
di ogni persona, sia essa imputata o persona offesa, a non rimanere in balia
della giustizia penale a tempo indeterminato, secondo le capacità o l’arbitrio
dello Stato, e per esso dell’Autorità Giudiziaria, di definire il processo
penale che la riguardi”.
Gian Domenico Caiazza ha affermato, aprendo nri giorni scorsi il
congresso straordinario dell’Unione della Camere Penali italiane a Taormina,
che occorre svelare l’inganno, la grande truffa informativa alimentata
cinicamente dai sostenitori di questa vergognosa riforma.
“La riforma della prescrizione targata
Bonafede, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo primo gennaio 2020 e che
di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado, è
del tutto delirante, perché è una gravissima inciviltà giuridica.
Essa andrà ad incidere su una
piccolissima parte dei processi, per l’esattezza sul 30% del 10% del totale dei
procedimenti”, ha poi sottolineato Caiazza, “i processi che
si concludono per prescrizione sono il 10% del totale. In questo 10%, quelli in
cui la prescrizione matura prima della sentenza di primo grado sono il 70%. La
riforma va quindi ad incidere sul 30% del 10% di tutti i processi. È evidente
che si tratta di una riforma manifesto, il cui unico obiettivo è avere un
titolo sui giornali”.
Ma non è solo perché “riguarda una minima parte dei
processi” che i penalisti definiscono la riforma una “truffa
informativa” ma anche perché “le prescrizioni hanno già dei
tempi lunghissimi, fino a 60 anni”. Per Caiazza, “con questa riforma
è come se si volesse intervenire sul problema del deterioramento del cibo togliendo
la data di scadenza, anziché cercando di agire sui fattori per cui abbiamo
del cibo in eccesso in vendita, come può essere la
quantità prodotta”.
E’ stato poi lanciato un grido di allarme:
“Ci sta per esplodere una bomba atomica nei tribunali. Chiediamo che
almeno il ministro tenga fede a quello che aveva promesso, cioè che si
intervenga anche sulla durata dei processi. I tempi delle prescrizioni sono
già lunghissimi, parliamo di reati per i quali la prescrizione è di 60
anni, come nel caso del sequestro di persona a scopo di estorsione, o di 40
anni, com’è per l’associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti”.
“Inoltre – prosegue – la recente riforma Orlando ha aumentato
i termini della prescrizione per alcune tipologie di reato, come per la
corruzione in atti giudiziari, con la prescrizione passata da 25 a 30 anni, o
per la corruzione per l’esercizio della funzione, i cui termini di prescrizione
sono passati da 10 a 12 anni”.
L’Ucpi ha realizzato con Eurispes una
ricerca sui reali motivi dell’irragionevole durata dei processi ed è emerso che
il 64% dei rinvii ad altra udienza è dovuto a cause “processualmente
fisiologiche”, quali l’assenza dei testi, il tentativo di conciliazione o
la richiesta di messa alla prova. Un 16,2% dei rinvii è invece causato da
“disfunzioni del sistema, attinenti agli uffici del giudice, del pm o a
problemi di cancelleria”, un 4% è dovuto a “impedimenti del difensore
o dell’imputato” e un 15,8% ad altro.
Ci sono poi grandi differenze da città a città: secondo i dati ufficiali
2017 e primo semestre 2018 del ministero della Giustizia, la durata media dei
procedimenti penali per reati ordinari è di 161 giorni a Trento (prima in classifica
per efficienza), 376 giorni a Firenze, 390 giorni a Napoli, 466 giorni a Roma
e, infine, di 663 giorni a Brescia.
“Tutto dipende dall’organizzazione
degli uffici giudiziari”, fanno notare dall’Ucpi, aggiungendo che la
protesta in corso in questi giorni “è solo la prima iniziativa di una
serie di azioni che intendiamo intraprendere per impedire la profonda inciviltà
giuridica che comporta la riforma”.
Angelo Sandri (Udine) * Segretario politico nazionale della Democrazia
Cristiana * 342-9581946 * segreteria.nazionale@dconline.info