A cura Dott. Alfonso Baio (Palermo) * alfonso.baio@dconline.info * Segretario politico reg.le della Democrazia Cristiana Sicilia * Componente la Direzione nazionale D.C.
< Alfonso Baio (D.C. Sicilia): i pericoli di una “strategia zootecnica” per dominare il popolo come si governa il bestiame >.
Nel mondo dei social e della comunicazione telematica assume ormai sempre maggiore importanza quanto si dibatte in rete, nel web, nei vari moderni mezzi di comunicazione sociale dei quali ormai tutti dispongono.
E’ importante però anche fissare i concetti che vengono espressi in maniera un pò più “affidabie”. E da qui l’importanza di un giornale, come < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana che ci dà la possibilità di “fotografare” concetti importanti e di poterli così recuperare, anche a distanza di tempo.
Vorrei duque riproporVi un argomento del quale si è discusso recentemente nella chat di what’s app (termini che indicano quello che al giorno d’oggi sostituisce le vecchia sede di partito della Democrazia Cristiana di degasperiana memoria …..).
La crisi attuale – si discuteva – non è soltanto una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per poter arrivare a “sostituire la zootecnia alla politica“. In altri termini per poter governare la popolazione con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla oppure i polli in batteria.
L’obiettivo è di arrivarci con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti).
Questo processo è stato avviato verso la metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), sapendo benissimo che cosa avrebbero prodotto.
Ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Con la conseguenza di una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono.
Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti e costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria.
Una concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico e senza garanzie costituzionali. In maniera del tutto intenzionale.
Infatti nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso dopo (visti i danni che faceva). Nemmeno la possibilità per le banche di giocare in Borsa coi soldi dei risparmiatori. Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili.
Tutto questo non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; che non mira banalmente al profitto economico. Questo ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono.
Mira all’ottimizzazione tecnologica e giuridica del dominio sociale. Non è una crisi. E soprattutto non è una crisi economica. Sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo ed anche improduttivo. Non è qualcosa di accidentale, non si sta cercando di uscirne. E’ un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui non è facile opporsi efficacemente.
Ricordiamo la “fascistoide” riforma costituzionale ed elettorale proposta da Matteo Renzi. Diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le ha dettate Francoforte, nell’interesse di padroni stranieri. Ed è da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su mandato da là proveniente.
E’ un tassello italiano di quella “strategia zootecnica” di cui abbiamo parlato in precedenza, disegnato per consentire la gestione dell’intero Paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale.
Potrebbe essere il primo ministro (ricordiamo la toria “Un uomo solo al comando”), che concentrerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui detta riforma dovrebbe venire attuata sono in relazione al tempo per cui la situazione italiana può reggere.
Prima devono venir meno le condizioni esterne favorevoli oggi presenti; prima devono arrivare pesanti scadenze finanziarie; prima deve dissolversi l’impressione popolare di incipiente ripresa e rendersi necessario imporre nuovi e impopolari sacrifici. Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali che si calcola di riuscire a reprimere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario.
Da qui l’importanza di appoggiare con forza e con convinzione il rilancio politico ed organizzativo della Democrazia Cristiana, in Italia come in Europa. Una forza politica sinceramente popolare, democratica, pluralista ed antifascista !
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