A cura del dott. Carlo Macale (Roma) * carlo.macale@dconline.info * Componente del Comitato direttivo provinciale della Democrazia Cristiana provincia di Roma.
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< Riflessioni e preoccupazioni sul concorso previsto per gli insegnanti di religione cattolica >.
Il Dipartimento delle “Politiche dell’Istruzione, della Formazione, delle attività culturali e socio-educative”della Democrazia Cristiana di Roma e Provincia sta seguendo con molta attenzione quanto sta avvenendo intorno alla figura dell’insegnante di religione cattolica (IdR) nella scuola italiana e al possibile concorso autorizzato dal “decreto scuola”, ratificato con rilevanti modifiche dal Parlamento Italiano (L. 159 del 19.12.19).
Il recente articolo degli esperti e docenti Massimo Pieggi e Sergio Ventura, pubblicato dalla rivista “Il Regno” (http://www.ilregno.it/ospite/insegnanti-di-religione-quale-concorso-massimo-pieggi-sergio-ventura), inquadra analiticamente, secondo una prospettiva interdisciplinare, l’attuale proposta del governo di indire un concorso “simpliciter” ordinario.
Detto concorso avviene a distanza di ben sedici anni dal primo e unico concorso per l’assunzione in ruolo dei docenti di religione cattolica: figura professionale gravemente discriminata in termini giuslavoristici rispetto ad altre categorie della Pubblica Amministrazione, specie del comparto scuola.
L’articolo – coniugando aspetti giuridici, disciplinari e magisteriali – evidenzia come le modalità del concorso pensate per l’assunzione a tempo indeterminato degli IdR non considerino alcune questioni importanti.
Prima fra tutte la concreta possibilità di “licenziamenti o forzose diminuzioni di orario” a danno di docenti da anni (in molti casi decenni) stabili e in continuità di cattedra, che hanno già compiuto passi importanti nella loro vita alla luce di questa “sicurezza” lavorativa.
Si pensi agli IdR padri e madri di famiglia, a coloro che hanno contratto mutui, a quelli che certi del lavoro hanno impegnato le proprie competenze in attività catechetiche, di animazione o caritative a servizio della propria comunità cristiana e/o civile.
Pieggi e Ventura analizzano anche alcune questioni del concorso più squisitamente processuali, che rischiano di non essere in linea con la normativa e giurisprudenza statale e concordataria, e che non assicurerebbero una selezione degli insegnanti più qualificati per la scuola.
Si ritiene che la valenza sociale di queste criticità sia troppo importante: pertanto la Segreteria di questo Dipartimento, in linea con il Dipartimento nazionale “Scuola, Pubblica Istruzione, Università e Ricerca” della Democrazia Cristiana con a capo il Prof. Alessandro Calabrese, invita gli addetti ai lavori a una revisione delle prerogative e delle modalità concorsuali.
Il comunicato finale dell’ultimo consiglio permanente della CEI (23 gennaio 2020) afferma che è stato dato ampio spazio alla discussione sul tema.
Dal rallentamento che è seguito nell’iter di preparazione del bando di concorso (unico tra quelli previsti dal decreto di cui non è stata presentata bozza alle organizzazioni sindacali lo scorso 30 gennaio 2020), pare confermato quanto filtrato sulla circostanza che alcuni Vescovi e Conferenze episcopali regionali abbiano chiesto una più approfondita riflessione al riguardo.
Ci sentiamo, inoltre, di affermare che la via proposta da Pieggi e Ventura per stabilire i criteri valutativi concorsuali possa essere condivisibile, in quanto, oltre a raggiungere il fine della regolarizzazione del ruolo dell’IdR, rispetta importanti esigenze sociali e meritocratiche, trovandosi così in linea con i principi ispiratori della Dottrina Sociale della Chiesa.
Il precedente concorso nelle diocesi di Trento e Bolzano (2018) può essere un modello cui ispirarsi.
Auspicando si possa trovare una soluzione idonea sul piano giuridico a garanzia dei diritti personali e sociali di migliaia di IdR precari storici, si comunica agli addetti ai lavori la disponibilità di questo Dipartimento a contribuire al dibattito sulla questione posta.
Se, infatti, l’insegnamento religioso scolastico non è più definito “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica” di gentiliana memoria, costituisce comunque tuttora un percorso didattico che per epistemologia disciplinare e finalità culturali e formative riveste un importante ruolo educativo nella costruzione della personalità integrale dello studente.
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