Stando al nome dell’ultimo decreto licenziato dal governo Conte, Decreto rilancio, non si poteva che essere ottimisti. In realtà le insidie nascoste fra le pieghe delle 318 pagine sono molte e in modo particolare vorremmo porre all’attenzione dei Ns. lettori gli articoli 198 e 203. In linea teorica sono stati concepiti per salvare Alitalia ed aiutare il trasporto aereo, nella realtà rischiano seriamente di mettere in crisi tutte le compagnie low cost che lavorano in Italia e di farle scappare. I due articoli “chiacchierati” obbligano i vettori in questione ad applicare a tutti i propri dipendenti, che lavorano nel Belpaese, lo stesso contratto applicato dall’ex compagnia di bandiera italiana, pena il ritiro immediato della licenza in Italia ed il blocco degli aiuti per l’emergenza Covid.
E’ ovvio che questi articoli sono stati inseriti per tutelare Alitalia dalla “concorrenza al ribasso” della compagnie low cost, ma che probabilmente rischiano di trasformarsi in un boomerang per il settore del turismo, già bastonato dalla pandemia, e per le Ns. maggiori isole in modo particolare per la Sicilia che rischierebbe di rimanere quasi del tutto isolata, oltre che vedersi aumentati a dismisura i costi dei biglietti aerei. Naturalmente i vettori low cost non l’hanno presa bene e già hanno costituito un fronte comune, scrivendo per prima cosa a tutti i governatori delle regioni e di seguito creando una loro associazione (Aicalf) Associazione Italiana Compagnie Aeree Low Fares, costituita il 12 maggio scorso da: Blue Air, EasyJet, Norwegian, Ryanair, Volotea e Vueling per difendersi da quello che giudicano un sopruso.
La nuova Associazione, che rappresenta più del 50 per cento del traffico aereo italiano di corto raggio e una parte importante di quello a lungo raggio, chiede di modificare i due articoli del Decreto rilancio, che al momento è all’esame alla Camera. Intanto ha presentato un paio di proposte “Estendere la possibilità di accedere al Fondo di ristoro per il trasporto aereo a tutti i vettori con licenza europea stabiliti in Italia e il pieno riconoscimento della validità dei contratti aziendali già stipulati dai vettori aerei con le organizzazioni sindacali più rappresentative”. “Le richieste di Aicalf – scrive una nota – poggiano solidamente sulle indicazioni della Commissione Europea che, in più occasioni in merito all’emergenza Covid-19, ha ribadito come eventuali aiuti statali dovessero essere applicabili a tutte le imprese con sede nel territorio dell’Unione, senza alcun tipo di discriminazione”.
Sulla questione è intervenuto anche il viceministro delle infrastrutture Cancellieri “la competenza su questi temi è direttamente della ministra De Micheli, ma è chiaro che questa situazione potrebbe danneggiare fortemente la ripartenza del settore turistico ed in genere della nostra economia. Ho portato la questione all’attenzione del ministro Di Maio, mi sembra gusto che sappia che quei due articoli potrebbero minare tutti i suoi sforzi. Spero che in sede di conversione si possa cambiare, tra l’altro ho proposto di esentare gli aeroporti con meno di 1 milione di passeggeri annui dall’addizionale comunale, sarebbe una boccata di ossigeno anche per Trapani e Comiso.
Sulla querelle è intervenuto in maniera molto decisa anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che in un post su Twitter dichiara: “decretare, con una clausola nascosta in un Dpcm sul Covid19, le condizioni di un vettore nazionale fallimentare, tenuto in piedi con miliardi a carico dei contribuenti e da disastrose politiche aziendali, sarebbe un passo verso un diseconomico monopolio di Stato in conflitto con le norme UE sul libero mercato. Anche le low cost devono poter operare come avviene in Francia, Svezia o Germania. In Sicilia bloccare la mobilità aerea significa bloccare uno dei pilastri portanti dell’economia regionale. Il turismo e la mobilità di studenti e lavoratori è condizione di ripartenza per l’Italia, l’Europa ed il mondo. Limiterebbe il ritorno di questi carrier anche in Sicilia dove hanno garantito per anni parte importante della mobilità dei siciliani e degli italiani così come l’arrivo di stranieri, professionisti e turisti a prezzi concorrenziali ed accessibili. Governo e Ministero dei Trasporti non possono costringere le compagnie low cost straniere ad applicare le condizioni “drogate” di Alitalia per poter riprendere servizio. Da Presidente di Anci Sicilia chiedo a Paola De Micheli di sbloccare subito questa situazione, assurda e pericolosa per la ripartenza”.