A cura di Antonio Fasciano (Roma) * antonio.fasciano@dconline.info
Segretario provinciale Dipartimento Comunicazione e Marketing della Democrazia Cristiana della provincia di Roma.
< Il “tramonto” nazionale che ebbe inizio negli anni Novanta >.
L’opinione pubblica è ben consapevole che i problemi economici italiani siano stati originati tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi dei ‘90.
Sono anni in cui vi è stato un netto crollo del nostro Pil e soprattutto del valore reale della vecchia Lira nei confronti del Marco tedesco e del Dollaro statunitense.
Anni che videro la nascita di imponenti privatizzazioni.
Il nostro Paese, in breve tempo, si allontanò nettamente dai valori economici e finanziari di altri partner europei e non, in particolare della Francia, della Germania, degli USA e del Giappone, con punte di oscillazione media che andavano da un -11% fino ad un massimo del 27,7%.
Statistiche drammatiche considerato il fatto che nel 1986 l’Italia era entrata senza indugio al quinto posto del G6 scavalcando, e non di poco, potenze mondiali come i britannici.
Con l’avvento di Tangentopoli si chiudeva al momento la stagione dell’intervento pubblico che aveva proiettato il nostro Paese verso il boom dell’economia degli anni 70.
Dal 1991 al 1995 la Lira, purtroppo, fu svalutata di quasi 29 punti percentuali: una enormità!
Qualcosa che ci portò in coda al G6 e ci rese vittime di speculazioni finanziarie da parte di taluni soggetti stranieri.
Le privatizzazioni furono spinte da alcuni governi di centrosinistra giustificando tale atteggiamento come pronta soluzione per il reperimento di liquidità finanziaria necessaria all’ingresso dell’Italia nella “moneta unica”. Il risultato, più logico che immediato, fu però la svendita del patrimonio degli italiani.
Il patrimonio pubblico italiano fu quasi dilapidato. Non ne giovò assolutamente la condizione del Debito Pubblico. Il “privato” non procedette nemmeno all’assunzione diretta di alcune risorse umane (vittime di questo sciacallaggio finanziario) e di conseguenza nacque il primo grande precariato di Stato.
Dal 2000 in poi, unitamente ad ulteriori vicissitudini economiche internazionali, con il tentativo costante dell’Europa di azzerare di fatto la nostra Sovranità nazionale, l’Italia iniziò ad occupare posizioni marginali nell’ambito economico “globale”, anche a causa dell’assenza di attività di politica estera idonee a riconsegnare al nostro Paese il ruolo che realmente meriterebbe.
Antonio Fasciano