A cura del Dott. Alessio Piccirillo (Roma)
alessio.piccirillo@dconline.info
< Terrorismo rosso: retata “storica” in Francia. >
Quarant’anni. Ci sono voluti quarant’anni per fare la chiusura di un cerchio di fatti e situazioni riguardanti un drammatico periodo a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta.
E così, all’alba di ieri, con una operazione congiunta – denominata in gergo “Ombre rosse” – dei reparti della Direzione Antiterrorismo francesi e dell’Antiterrorismo italiana, sono stati arrestati 9 terroristi di sinistra – su un elenco di 10 – alcuni dei quali appartenenti alle Brigate Rosse.
I nomi degli arrestati sono stati estrapolati da un più ampio elenco di circa 200 persone che, a vario titolo – durante il periodo sopraccitato – si sono macchiate di pesanti reati e, in svariati casi, anche di omicidio.
Tutti, a suo tempo, furono condannati a pene severe dalla giustizia italiana e tutti, grazie alla famigerata “dottrina” Mitterand – il quale, nel 1985 (Governo Craxi) fece questa testuale dichiarazione: “i rifugiati italiani che hanno preso parte in azioni terroristiche prima del 1981″ e “hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese“ – trovarono rifugio in Francia, al riparo dal pericolo di qualsivoglia estradizione da parte dell’Italia.
Questo, almeno, fino al 25-08-2002, quando fu tradotto di nuovo in Italia l’ex terrorista Paolo Persichetti – che nel 1980 aveva militato nelle BR-UCC – condannato alla pena di 22 anni per concorso morale nell’omicidio del generale dell’Aeronautica Licio Giorgieri (successivamente in semilibertà dal 2008 e scarcerato definitivamente nel 2014).
L’anno successivo, poi, il “volo” in terra brasiliana di Cesare Battisti – ex appartenente ai PAC, “Proletari armati per il comunismo” – in seguito alla sorprendente concessione di estradizione da parte del Consiglio di stato francese che, in quell’occasione, riconobbe la nullità – in fatto di effetti giuridici – dello scudo politico creato da Mitterand con la sua dottrina la quale, ricordiamolo ancora una volta – in quanto ve ne è davvero di bisogno – prevedeva la protezione per tutte quelle persone che, nel loro percorso politico, non avevano avuto coinvolgimento in fatti di sangue cosa, questa, che come tutti sappiamo, non è stata mai rispettata.
Ma chi sono gli arrestati, e quali pene dovrebbero scontare una volta estradati in Italia?
Giorgio Pietrostefani, militante di Lotta Continua, deve scontare in Italia una pena di 14 anni e 2 mesi; Narciso Manenti, ex appartenente al gruppo denominato “Nuclei armati Contropotere territoriale”, condannato all’ergastolo per l’omicidio del carabiniere Giuseppe Gurrieri, avvenuto a Bergamo il 13 Marzo 1979; Sergio Tornaghi, Marina Petrella e Roberta Cappelli, ex brigatisti, con una condanna all’ergastolo; Enzo Calvitti, ex BR, 18 anni e 7 mesi e Giovanni Alimionti, ex BR, 11 anni e 6 mesi.
Nella mattinata di oggi, 29 aprile, tutti i fermati sono stati condotti in tribunale, di fronte al quale gli è stato notificato l’inizio dell’iter di estradizione da parte dello stato italiano.
Sempre nella mattinata di oggi si sono costituiti altri due del gruppo dei 10 : Luigi Bergamin, tra i fondatori del Pac – Proletari armati per il Comunismo, il gruppo di Cesare Battisti – condannato per due omicidi (dovrebbe essere già scattata, comunque, la prescrizione per questi reati) e Raffaele Ventura, con una condanna per omicidio per fatti risalenti al 1977 a Milano, esattamente il 14 maggio, durante gli scontri scaturiti in una manifestazione della sinistra extraparlamentare.
Al momento, in stato di latitanza, rimane solo l’ultimo dei 10: Maurizio di Marzio, ex brigatista, condannato per il tentato sequestro di un agente di polizia.
E’ anche per lui, agli inizi di maggio, scatterà la prescrizione.
Le ultime novità riguardano proprio le misure prese dal tribunale francese nei confronti dei fermati i quali, per il momento, usufruiranno tutti della libertà vigilata durante tutto il tempo tecnico dell’istruttoria per l’estradizione la cui procedura – abbastanza elaborata – prevede una serie di passaggi che renderanno i tempi certamente lunghi.
Adesso però, le domande che si pone l’opinione pubblica non sono poche – fermo restando che, per taluni tipi di reati è giusto e sacrosanto che, chi li ha commessi, si prenda le proprie responsabilità penali, anche dopo anni, e su questo punto si sono espressi più che chiaramente ed in maniera ferma i familiari delle varie vittime di questo drammatico periodo – ed altrettanti sono i dubbi su quello che potrebbe essere il percorso giudiziario di queste persone nel momento in cui saranno eventualmente estradate in Italia.
I vertici giudiziari francesi, dal canto loro, hanno fissato per il prossimo 5 maggio l’inizio del dibattimento dove ogni dossier (facciamo presente che tutti i fermati hanno rifiutato l’estradizione) sarà trattato singolarmente, con tempi che – come già accennato sopra – si ritiene stimati in 2 o 3 anni.
Va ricordato comunque che, già in passato, per Marina Petrella, l’estradizione richiesta dall’Italia, fu negata per motivi di salute, e questo fatto la dice lunga sulla certezza di rientro in terra italiana per molti dei fermati, alcuni dei quali – come Giorgio Pietrostefani, che ha passato gli ottanta ed ha subito un trapianto di fegato – hanno, causa età, una salute cagionevole. – Questione, questa, che potrebbe far anche propendere gli organi decisionali per un nuovo diniego.
I media italiani, da questo punto di vista, parlano di “retata di anziani” ma questo fatto, a nostro avviso, è avvenuto perchè in tutti questi anni – con tutti i governi che si sono succeduti all’Eliseo – non c’è stato davvero un fattivo interesse a risolvere la situazione tra i rispettivi governi italiano e francese e, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, queste persone hanno continuato ad “usufruire”, fino ad oggi, dei benefici che lo scudo protettivo ha offerto loro.
Soddisfazione, ad ogni buon modo, per la riuscita dell’operazione e per la decisione da parte francese, è stata espressa dal premier Mario Draghi, mentre il Ministro della Giustizia Marta Cartabia – rivolgendo il suo pensiero ai familiari delle vittime – ha ringraziato vivamente il suo collega francese – il Ministro della Giustizia Eric-Dupond Moretti – per l’operato.
Sarà, ma questa faccenda è ancora ben lungi dal vedere quella fine che in molti si attendono.- Lo sapremo tra un pochino di tempo, se è il caso di poter chiudere questo capitolo, o se rimarrà – come lo è stato per anni – una “storia infinita”.
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