A cura di Ins. Anna Beneduce (Salerno) * anna.beneduce@dconline.info
Segretario nazionale Vicario per le Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato della Democrazia Cristiana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< CELEBRATA DOMENICA 6 GIUGNO 2021 LA FESTIVITA’ DEL “CORPUS DOMINI” >
Domenica 6 giugno 2021 ricorreva – come noto – la Festività del < Corpus Domini >.
La liturgia della Chiesa cattolica ci ha ripropost0 – nella S. Messa domenicale – il brano del Vangelo di San Marco, di cui al Capitolo 14, versetti. 22-26.
<< Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti >>.
Sui nostri social (Democrazia Cristiana e Vangelo ed altri) abbiamo avuto modo di riflettere su questa impostante ricorrenza su cui si basa un fondamentale aspetto della nostra fede cristiana.
E ritengo dunque molto utile poterVi riproporre – anche attraverso il giornale < IL POPOLO > alcuni importanti aspetti che sono stati presi in considerazione.
<< Questo è il mio corpo, dice Gesù. Questo, non un altro. Tutto il corpo, non una parte. Di tutti, non solo di alcuni. Tutti ne facciamo parte. Siamo carne della carne del Signore e sangue del suo sangue.
Di esso è parte integrante anche quello di quei cenci umani sballottati da una sponda all’altra del mediterraneo come rifiuti tossici.
Ogni corpo è frammento del Sacramento e non deve essere calpestato e profanato.
Questo Corpo è donato “per” noi, non “a” noi.
Quando io faccio un dono a qualcuno dello stesso dono non me ne occupo più e si può definitivamente interrompere la relazione tra me, il dono e lo stesso destinatario.
Se, invece, io sono dono “per” qualcuno il mio compito di dono non si esaurisce mai, né la mia relazione d’amore e di servizio verso il destinatario. Anzi ne divento il sostegno e la stessa vita.
L’Eucaristia è Dio all’opera. E’ il suo essere-per-noi. Non è un dono che si consuma, ma che si alimenta mentre svolge il suo compito.
Nel dono “per” è il donatore che si impegna gratuitamente ed a prescindere.
La durata, l’efficacia, la vita del dono dipende dal donatore non dal destinatario. Quest’ultimo è solo beneficiario.
E non lo riceve perché lo merita, ma solo perché è amato.
Chi accoglie questo dono diventa, a sua volta, dono per gli altri.
Gesù, infatti, facendoci dono del suo Corpo ci comanda di fare lo stesso in sua memoria. “Fate questo in memoria di me”. Non c’è altro modo di renderlo visibile e presente.
Egli ama, serve, si dona “per”. Egli è l’amare. E’ il Ti voglio bene del Padre a tutti noi.
Amatevi come Io ho amato Voi, da questo vi riconosceranno che siete miei amici. Facendo questo, mi renderete presente. Questo vuol dire essere il suo corpo donato “per” le stesse persone per le quali egli si dona.
L’Eucaristia, il Corpo di Gesù lo facciamo quando celebriamo la Santa Messa, ma lo realizziamo nella vita. Possiamo infatti celebrare la Messa, restando traditori come lo fu Giuda.
Gesù, “il ti voglio bene” del Padre, non si fa cibo per restare chiuso in un tabernacolo aspettando anime pie che vengano a venerarlo.
Siamo convinti proprio che preferirebbe essere portato a casa, nei posti di lavoro, nella vita. Ed è proprio in questi luoghi che vorrebbe essere riconosciuto, visto, onorato.
Quando ci accostiamo alla santa Comunione corriamo il rischio di fare un rito.
Nel mentre, a casa e fuori casa, la nostra vita spesso continua come al solito, dando l’impressione che abbiamo preso l’Ostia, ma lasciando in Chiesa quello che c’era dentro.
Non ci sono dubbi che Gesù è presente nell’Ostia che adoriamo, ma è altrettanto vero che Gesù vuole essere visto altrove: nei gesti d’amore, di servizio, di giustizia, di perdono, nelle scelte di solidarietà che riusciremo a fare perché Egli si è donato per noi.
Da questo vi riconosceranno che siete miei amici, se vi amerete gli uni gli altri come vi ho amato Io ! >>
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