A cura di Dott. Fernando Ciarrocchi
di Monteprandone (provincia di Ascoli Piceno)
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< Il Dragone cinese alla conquista del mondo grazie anche ad un enorme patrimonio minerario >.
“La Cina alla conquista del mondo”: è un refrain che ricorre quotidianamente sui mezzi di comunicazione mondiale.
“Rebus sic stantibus” (così stando le cose) purtroppo sembra di sì.
Ma cerchiamo una attimo di guardare più da vicino la questione. L’avanzata cinese nei vari ambii produttivi e strategici mondiali non è un’azione che è iniziata ieri. Anzi!
Da qualche decennio la mira espansionistica ad occhi a mandorla ha un disegno oggi più che manifesto: espugnare la leadership mondiale agli Statu Uniti d’America incalzando tutto l’occidente Europa in primis.
Ciò vuol dire ridisegnare lo scacchiere geopolitico mondiale.
Non a caso nell’ultimo vertice mondiale svoltosi in Cornovaglia il neo Presidente USA Biden ha voluto incontrare i leader delle maggiori nazioni europei per rinsaldare i legami di amicizia che animarono il noto Patto Atlantico.
A tal riguardo il Premier italiano Mario Draghi non ha esitato un attimo a confermare l’amicizia e l’adesione italiana al Patto Atlantico dando un chiaro standby diplomatico internazionale alla tanto osannata via della seta sponsorizzata e sostenuta da Di Maio, Grillo e i loro fans.
Questa ad oggi è stata in qualche modo la risposta diplomatica internazionale all’egemonia del dragone cinese che nel frattempo ha investito nella costruzione di infrastrutture, strade, autostrade, porti, in Africa.
Per non parlare poi dell’acquisizione quasi tacita di vastissime fette di mercato europeo nella vendita di ogni cosa a prezzi iper competitivi: basta guardare le migliaia di store messi in piedi da cinesi in Italia in cui non solo gli italiani ma tutto l’occidente acquista gli articoli più disparati a prezzi super convenienti compromettendo l’andamento sia dell’economia nazionale, sia di quella europea.
Questi sono soltanto alcuni piccoli fattori della politica estera cinese mentre quella interna è davvero più poderosa: ha potenziato le flotte navale e aerea, l’immenso patrimonio missilistico e l’arsenale di armi sofisticate per far sentire il suo peso, speriamo mai necessario, in caso di conflitto o conflitti internazionale.
Il Presidente cinese XI Jiping è l’artefice, il protagonista assoluto di questa era espansionistica cinese del XXI secolo volta alla conquista dapprima dell’occidente poi del mondo: a tal fine ha creato, organizzato e attuato un proprio modello economico che sta esportando su scala globale.
E’ un modello ottimamente sintetizzato dal noto e bravissimo giornalista televisivo e docente universitario, prof. Paolo Del Debbio, che lo ha ben definito “socialismo di mercato”: un vero e proprio ossimoro che comunque mette insieme ciò che non sarebbe stato mai stato insieme ma che oggi sta facendo della Cina il paese dello sviluppo comunque.
L’accordo di Parigi sul clima firmato dai paesi dell’Unione Europea, dagli Statu Uniti d’America, Cina e India, impegna i firmatari a mantenere entro il 2050 il riscaldamento globale 2 gradi sotto ai livelli preindustriali.
A Parigi però il governo cinese ha ottenuto una deroga clamorosa malgrado il suo avanzato stato industriale.
L’ONU , infatti, continua a considerare la Cina un paese in via di sviluppo.
Così Pechino ha visto allungare il termine entro cui può continuare ad utilizzare energie fossili, fino al 2060: dato il buon risultato per il governo del dragone la Cina ha costruito 50 nuove centrali a carbone utilizzando così il 45% del carbone mondiale mentre tutto l’Occidente investe centinaia di miliardi per proteggere l’ambiente.
La “green economy” è la cartina di tornasole della nuova economia occidentale: macchine, moto, biciclette elettriche impianti fotovoltaici, bonus su bonus, e chi più ne ha più ne metta .
Sembra una beffa della Storia, ma per realizzare e diffondere la “green ecoomy” la Cina ha un ruolo fondamentale. Vi chiederete perché? La Cina ha anche il monopolio della delle “terre rare”. Cosa sono?
Le miniere di materiali critici (litio, bauuxite, graffite naturale, silicio metailico, con cui si costruiscono i pannelli fotovoltaico, e tanti altri metalli). Queste miniere, che sono in territorio cinese, si aggiungono alle altre che la Cina controlla negli ultimi 15 anni grazie alle concessioni ottenute in Africa.
L’Europa dipende totalmente da questo inestimabile patrimonio minerario cinese che utilizza per la costruzione delle batterie dei cellulari e di tanti altri strumenti e oggetti di largo consumo.
Un’arma economica in più in mano alla Cina. Non a caso nel 1992 l’allora Presidente Deng Xiaping disse “Il Medio Oriente ha il petrolio e noi abbiamo le terre rare”.
A distanza di trent’anni il prezioso e sterminato patrimonio minerario per l’aggressivo regime di XI Jimping rischia di trasformarsi nella più potente arma geopolitica nell’attuale contesto di economia globalizzata in cui forse i costosi e ambiziosi progetti “green” potrebbero subire una battuta d’arresto.
Preso atto della potenza e dell’eccessiva intraprendenza di quest’attore così iperattivo nel nuovo scacchiere geopolitico è necessario un riequilibrio, un contrappeso credibile sia politicamente, sia economicamente .
La trilaterale composta da Europa, Sati Uniti e forse Federazione Russa del Presidente Putin? Sarà possibile?
Il Presidente Vicario della Democrazia Cristiana Internazionale On. Zef Bushati (Tirana) è ottimista al riguardo ed aggiunge:
<< Sembra fantapolitica, ma il patrimonio democratico cristiano – sia dal punto di vista valoriale, che storico, che politico – ancora oggi è fortemente attuale per assicurare all’umanità un futuro di pace ed un’economia equa e solidale ! >>.