di ANTONIO GENTILE
Basti pensare che duemila anni fa i Romani fondevano preziosi minerali nelle fornaci, estraendo argento per le monete e immettendo piombo in atmosfera, diciamo che la civiltà dell’antica Roma la possiamo trovare anche nell’aria che respiriamo.
Oggi Roma conta più di 2 milioni e 800 mila abitanti ed è il comune più popoloso d’Italia. Il boom demografico della città si è avuto tra il 1950 e il 1960, quando, all’indomani del conflitto mondiale, è stata terra di migrazione da varie regioni italiane passando da 1.150 mila a 2.180 mila abitanti. Ma c’è stato un altro periodo storico in cui Roma ha rischiato il sovraffollamento, nel II secolo a.C. si calcola infatti che l’Urbe avesse tra 1,2 e 1,7 milioni di abitanti. Persino più che nei primi del ‘900.
La tipica pavimentazione romana ha una storia, pare che furono Inventati nel Cinquecento per agevolare il passo delle carrozze, ed ancora oggi pavimentano le strade cittadine. Si tratta di cubetti di basalto tagliati a forma di piramide tronca. I più grandi misurano 12 × 12 × 18 centimetri. I famosi San Pietrini amati da alcuni, rappresentano però un problema per chi pratica le strade romane tutti i giorni e c’è chi vorrebbe sostituirli con l’asfalto. In passato si è anche pensato di venderli ai turisti, che intanto li acquistano di frodo da venditori abusivi, rimanendo a loro volta fregati: “L’aspetto ironico della vicenda è che i blocchetti trafugati come souvenir erano in realtà dei ‘falsi’: da anni, ormai, le ditte incaricate dal Campidoglio li acquistano in Cina dove, si sa, a copiare sono bravissimi e sono davvero pochi quelli che ancora provengono dalle cave laziali”.
Paese che vai tradizione che trovi, la città di Roma aveva problemi con i rifiuti e risalgono ad origini lontane. Ai tempi di Cesare soltanto i più ricchi potevano permettersi di scaricare i liquami nella Cloaca maxima (uno dei più antichi condotti fognari della città, che finiva nel Tevere). Tutti gli altri, che vivevano nelle insulae, fatiscenti palazzoni alti fino a dieci piani, senza bagni né acqua corrente, gettavano gli avanzi della cena e il contenuto dei loro vasi da notte direttamente in strada, dalla finestra.
Conscio della situazione, nel 47 a. C. Giulio Cesare provò a vietare con un editto che l’immondizia venisse abbandonata per strada, ma non ebbe grande successo, praticamente un fu un flop.
Solo dal XVIII secolo a Roma è attestata la presenza di un servizio di nettezza urbana organizzato, ma non gestito interamente, da un’amministrazione pubblica, cinque commissari avevano ai loro ordini sei carrettieri ciascuno e altrettanti scopatori.
Vogliamo parlare dello “street food”? Altra grande trovata dell’antica Roma, quindi non è una novità dei tempi moderni (e neppure della Londra vittoriana). Ristoranti take away esistevano già nell’antica Roma, con affaccio sulla strada per permettere agli avventori di prendere il cibo. Nella sola Roma centrale pare ce ne fossero più di 200, e la maggior parte delle abitazioni mancava di sale da pranzo o la cucina, il che suggerisce che cucinare a casa era insolito. Le strade di Roma pullulavano di lixae, venditori ambulanti che dalle loro bancarelle smontabili offrivano pane, frittelle e altre cibarie.
La toilette pubblica al tempo degli antichi romani era vissuta un po’ come un… salotto (anche se non era poi molto pulito). Agli scavi di Ostia Antica è ancora visibile un bagno pubblico romano, dove le sedute appaiono molto vicine, disposte a ferro di cavallo quasi per agevolare le chiacchiere tra gli astanti. Ed è proprio in prossimità dei bagni pubblici che gli archeologi hanno trovato veri e propri tesori: monete che cadevano dalle tasche dei romani e finivano nelle condutture di scarico…
Insomma Roma , Edamus, Bibamus, Gaudeamus..( mangiamo, beviamo, godiamo), sicuramente bella, antica e soprattutto caotica, ma quando ci arrivi capisci che l’atmosfera della storia si avvolge intorno a te e ti cattura in una sorta di sogno che non ti lascia più, un sogno che continua da oltre 2000 anni.
di Antonio Gentile