POMPEI: DAI NUOVI SCAVI RIEMERGE LO SCHELETRO DELL’UOMO IN FUGA.

Nuova sorprendente scoperta a Pompei. Riemerge lo scheletro dell’ultimo fuggiasco, così lo hanno definito gli archeologi, morto mentre tentava di scappare dalla furia del Vesuvio, con lui un sacchetto con 20 Denari.

POMPEI: DAI NUOVI SCAVI RIEMERGE LO SCHELETRO DELL’UOMO IN FUGA.

Il ritrovamento è avvenuto recentemente tra gli scavi di Pompei.

di ANTONIO GENTILE

Dalle prime osservazioni, risulta che la vittima, sopravvissuta alle prime fasi dell’eruzione vulcanica, sia fuggito in cerca di salvezza lungo il vicolo ormai invaso dalla coltre di lapilli.

Il corpo è stato infatti ritrovato all’altezza del primo piano dell’edificio adiacente, ovvero al di sopra dello strato di lapilli. Qui è stato investito dalla fitta e densa nube piroclastica che lo ha sbalzato all’indietro. Un imponente blocco in pietra (forse uno stipite), trascinato con violenza dalla nube, lo ha colpito schiacciando la parte alta del torace e il capo che, ancora non individuati, giacciono a quota più bassa rispetto agli arti inferiori, probabilmente sotto il blocco di pietra.

A rendere ancora più sconcertante il ritrovamento è che la sua tibia, fa notare l’antropologa Valeria Amoretti, presenta le tracce (dopo duemila anni ancora evidenti) di una brutta infezione ossea che doveva procuragli un gran dolore e rendergli difficoltosa la fuga. Questo significa che il poveretto ha tentato di scappare da morte certa quando era ormai troppo tardi e con passo claudicante, mentre la pioggia di cenere aveva già sfondato i tetti, fatto crollare le case e si erano depositati già due metri di lapillo dietro di sé.

L’uomo con se aveva un sacchetto di cuoio con 20 denari d’argento e una chiave in ferro, probabilmente quella di casa a Pompei, sotto lo scheletro del fuggitivo è stato trovato il suo tesoro, particolare che aggiunge un nuovo tassello alla storia drammatica dell’uomo claudicante che morì guardando il Vesuvio. “20 monete d’argento equivalenti a 80 sesterzi e 500 euro di oggi, una cifra con la quale a Roma una famiglia media poteva vivere bene per due settimane”.

Le prime analisi eseguite dall’antropologa, durante lo scavo, identificano un uomo adulto di età superiore ai 30 anni. La presenza di lesioni a livello delle tibie segnalano un’infezione ossea, che potrebbe essere stata la causa di significative difficoltà nella deambulazione, tali da impedire all’uomo di fuggire già ai primi drammatici segnali che precedettero l’eruzione stessa. «Al di là dell’impatto emotivo di queste scoperte, la possibilità di comparare questi rinvenimenti, confrontare le patologie e gli stili di vita, le dinamiche di fuga dall’eruzione, ma soprattutto di indagarli con strumenti e professionalità sempre più specifiche e presenti sul campo, contribuiscono ad un racconto sempre più preciso della storia e della civiltà dell’epoca, che è alla base della ricerca archeologica».

Questo ulteriore ritrovamento, “è di grande valore”  per il lavoro intrapreso con i nuovi scavi, perché “sono anche gli oggetti, il contesto di vita dell’uomo ritrovato a dare particolari reali sulla vita e sulle storie degli uomini di questa città”.

di ANTONIO GENTILE – ISOLA DEL LIRI (FROSINONE)