di MARIA GRAZIA LENTI – Vice-Segretario politico nazionale Vicario della Democrazia Cristiana.
Domenica 10 giugno i cittadini di ben 761 Comuni italiani sono chiamati alle urne per eleggere i propri Sindaci e Consigli comunali.
Le elezioni amministrative 2018 coinvolgono 6.749.654 cittadini.
In caso di ballottaggio per l’elezione dei Sindaci, si voterà domenica 24 giugno.
Dei 761 comuni in cui si terranno le elezioni amministrative 20 sono capoluoghi di provincia, 109 sono città superiori ai 15mila abitanti e 652 comuni pari o inferiori a 15.000 abitanti.
I capoluoghi di provincia coinvolti sono : Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Massa, Messina, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso, Vicenza, Viterbo,
Nello stesso giorno di domenica 10 giugno si voterà per rinnovare i consigli circoscrizionali del III e del VIII municipio di Roma Capitale..
In tutta Italia sono state presentate le liste, solo in sei comuni chiamati al voto, in realtà, le urne resteranno chiuse: non sono state infatti presentate liste elettorali e si andrà a una gestione commissariale.
Si tratta di cinque paesi della Sardegna (Austis, Magomadas, Ortueri, Putifigari e Sarule) e uno della Calabria, San Lucanella Locride.
Nel paese della faida delle ‘ndrine, un sindaco manca da ben cinque anni: la presentazione delle liste è andata sempre deserta e da allora governa un commissario straordinario.
Fuori tempo massimo si è offerto persino il massmediologo Klaus Davi come candidato.
Per un drappello di comuni che diserteranno le urne, ce ne sono invece altri che sceglieranno per la prima volta i loro sindaci e consiglieri comunali: sono 15 paesi nati dalla fusione di almeno due o tre comuni già esistenti, soprattutto al Centro-Nord.
Il comune di San Luca è stato sciolto per infiltrazioni mafiose il 17 maggio 2013 dal Consiglio dei ministri e da allora non ha un sindaco né un consiglio comunale
Si tratta di un importante banco di prova, alla luce delle recenti alleanze di governo, per verificare la tenuta dei partiti dopo le elezioni politiche di marzo e le regionali di aprile (Friuli Venezia Giulia, Molise e Valle d’Aosta).
Lega e centro destra si sono affermati in tutte e tre le regioni, staccando di vari punti i candidati di Movimento 5 stelle e Pd.
Di particolare rilevanza la presentazione di una lista congiunta DEMOCRAZIA CRISTIANA – UDC nel Comune di Avellino, dove si sta sperimentando la unificazione tra tutte le componenti che si richiamano ai valori della Democrazia Cristiana storica.
Molto significativa anche la presentazione del simbolo storico della Democrazia Cristiana nei Comuni di Francavilla Fontata (Br), Torre del Greco (Na) e Aprilia (Lt): un test importante per la Democrazia Cristiana che si sta impegnando notevolmente ed ottenendo importanti consensi per la creazione della Federazione DEMOCRAZIA CRISTIANA che verrà sancita a breve tra tutte le parti che si riconoscono nei valori Democristiani.
Nei Comuni con più di 15mila abitanti si vota con un sistema elettorale maggioritario a doppio turno, mentre nei Comuni con popolazione pari o inferiore a 15mila abitanti si vota con il sistema maggioritario a turno unico.
Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi, alle 23 di domenica 10 giugno. Sono due le modalità di voto, a seconda che si tratti di un Comune con meno di 15.000 abitanti e di un comune con popolazione superiore.
Nel primo caso nella scheda è indicato, a fianco del contrassegno, il candidato alla carica di sindaco. L’elettore ha diritto di votare per un candidato alla carica di sindaco, segnando il relativo contrassegno.
Può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale compreso nella lista collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto.“
Il sistema di tipo maggioritario è stato introdotto dalla legge n.81 del 1993 e prevede l’elezione diretta del sindaco. Nel precedente sistema proporzionale le alleanze e la scelta su chi avrebbe effettivamente governato avvenivano a risultato elettorale acquisito. Esistono due differenti modalità di voto: la prima riguarda i comuni con meno di 15.000 abitanti e la seconda riguarda i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti.
Nel primo caso nella scheda è indicato, a fianco del contrassegno, il candidato alla carica di sindaco. L’elettore ha diritto di votare per un candidato alla carica di sindaco, segnando il relativo contrassegno. Può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale compreso nella lista collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto.
Nei comuni più popolosi invece l’elettore può votare per una lista attribuendo così il voto anche al candidato sindaco collegato (tracciando il segno sul relativo contrassegno di lista) oppure può votare solo per il candidato sindaco non esprimendo la preferenza per alcuna lista.
Si può votare per un candidato sindaco e per la lista ad esso collegata o in alternativa può votare per un candidato sindaco e per una lista non collegata (c.d. “voto disgiunto”). Infine l’elettore potrà manifestare un solo voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere. L’elezione del sindaco è contestuale a quella dei consiglieri comunali collegati alla medesima lista.
Nei comuni sino a 15.000 abitanti è eletto sindaco il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti ed alla lista vengono attribuiti tanti voti quanti quelli attribuiti al sindaco.
Alla lista del candidato sindaco eletto vengo assegnati i 2/3 dei seggi assegnati al consiglio, i restanti seggi vengono ripartiti proporzionalmente tra le altre liste nell’ambito di ciascuna lista i candidati vengono eletti consiglieri secondo l’ordine delle cifre individuali, costituite dalla cifra di lista aumentata dei voti di preferenza.
Nei comuni più popolosi di 15mila abitanti è eletto sindaco il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi, se nessun candidato riesce a ottenerla si procede al ballottaggio a cui partecipano i due candidati più votati alla prima tornata e risulterà eletto il candidato che avrà ottenuto la maggioranza relativa. Non sono ammesse al riparto dei seggi le liste che abbiano ottenuto meno del 3 per cento dei voti.
“L’elettore deve presentarsi al seggio con un documento d’identità con foto, valido o anche scaduto purché consenta l’identificazione. L’altro documento fondamentale è la tessera elettorale”.
In caso di smarrimento, deterioramento o furto, oppure in caso di completamento degli spazi sulla tessera, è possibile richiedere il duplicato presentandosi di persona all’Ufficio elettorale del proprio comune, che resterà aperto per tutta la giornata del voto.
I seggi rimangono aperti dalle 7.00 alle 23.00 di tutto il 10 Giugno 2018. Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi.
di MARIA GRAZIA LENTI – MANDURIA (PROV. DI TARANTO).
– Vice-Segretario politico nazionale Vicario della Democrazia Cristiana.
Se vuoi un approfondimento su tutti chi articoli di Antonio Gentil clicca qui