Nel 1818, il “ciao” comparve per la prima volta in una lettera scritta, dal tragediografo Francesco Benedetti dove in una lettera accenna alle gentilezze ricevute da una signora che lo conduce alla Scala e dai milanesi in genere: la parola, infatti, iniziò a entrare nel gergo scritto e parlato in Lombardia, a sua volta proveniente dal termine tardo latino sclavus, interpretabile come “[sono suo] schiavo” ed oggi è anche un saluto molto conosciuto in campo internazionale. Nel corso degli anni il Ciao è stato celebrato da scrittori, parolieri, poeti ed è ormai un termine del quale non potremmo più fare a meno.
La parola ciao, che ne certifica l’uso ormai corrente anche in quei tempi remoti, si è trasformato in un marchio d’italianità, tanto in occasione dei Mondiali del 1990, ospitati proprio in Italia, la mascotte dell’edizione venne chiamata proprio…Ciao!
Però le origini di questo saluto così caldo e confidenziale hanno origini molto più antiche, probabilmente la parola è una deformazione veneziana nelle zone della laguna divenne “S’ciao“.
Tale forma cominciò ad essere usata come segno di rispetto con il senso di “servo vostro”, tanto che con il tempo divenne un vero e proprio saluto che si diffuse ben oltre le zone della Serenissima.
Nel film di Monicelli I soliti ignoti, del 1958, Gassman saluta l’amico Capannelle ricoverato in ospedale con le parole «Addio, ciao, bello». Insomma, il nostro «ciao» si diffonde nel mondo sulle ali del boom economico come «icona quasi fonosimbolica» e del diffondersi del «tu» nei rapporti personali. Tant’è che nel 1967, l’anno tragico per Sanremo in cui Tenco presenta Ciao amore ciao, la Piaggio decide di battezzare «Ciao» un suo motorino che con lo slogan pubblicitario «Bella chi ciao» punta sul pubblico giovanile. E ai lettori giovani, l’anno dopo, si rivolge anche il settimanale illustrato «Ciao 2001», mentre a grandi e bambini viene proposta la crema al cioccolato «Ciaocrem».
Ciao: la parola più usata in Italia ma sdoganata spesso e volentieri anche all’estero, Ma questo modo di salutare non ha nulla a che fare con la confidenza, viene usata per simboleggiare arrivi e partenze, incontri e commiati, la parola ciao è presente nel titolo e nel testo di molte canzoni famose e di tanti brani importanti.
Tra i motivi più celebri del panorama musicale italiano non possiano non ricordarci di canzoni quali “Piove” di Domenico Modugno (famosa per il suo ritornello “ciao, ciao bambina”), gli omonimi brani “Ciao” di Vasco Rossi, Lucio Dalla e Coez, “Ciao, Ciao” di Maria Nazionale e la storica “Bella Ciao”, il più famoso canto popolare italiano antifascista associato al movimento dei partigiani.
Oggi la funzione fonosimbolica si è moltiplicata, se al telefono, nella fretta del congedo, non facciamo che ripetere: cià cià cià cià cià cià…….Insomma, sono 200 anni che usiamo la parola ciao, ma credo che la storia continuerà perché sarà usata per molte altre generazioni.
di Antonio Gentile