Le sbirre di questi racconti sono creature di confine, paladine mancate, guerriere comunque sconfitte, sedotte dal delitto, soggiogate dalla vendetta, in bilico tra bene e male. Il commissario Alba Doria indaga nel magma ribollente della rete telematica, tra le pieghe più segrete del dark web, laddove alligna l’odio che consuma il Paese.
Ci sono poliziotti che combattono il crimine e difendono la legge. A volte pagano con la vita. E ci sono poliziotti corrotti che tradiscono, diventando peggio dei peggiori banditi. Poi ci sono loro: le donne in divisa. Fragili e determinate, vittime e carnefici, le sbirre di questi racconti sono creature di confine, paladine mancate, guerriere comunque sconfitte, sedotte dal delitto, soggiogate dalla vendetta, in bilico tra bene e male. Il commissario Alba Doria indaga nel magma ribollente della rete telematica, tra le pieghe più segrete del dark web, laddove alligna l’odio che consuma il Paese. Il vicequestore Anna Santarossa è già passata dall’altra parte e vende informazioni alla mafia bulgara. Sara Morozzi legge le labbra della gente e interpreta il linguaggio del corpo. Ha i capelli grigi e un passato tra i ranghi di un’unità impegnata in intercettazioni non autorizzate: ora ha anche un conto da regolare. Dall’estremo Nordest di una frontiera selvaggia fino alla Napoli anonima di sobborghi e quartieri residenziali, passando per una Roma in cui davvero aprile è il più crudele dei mesi e la primavera ha smesso di riscaldare i cuori, Nel libro Sbirre, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni raccontano l’Italia al tempo dell’illegalità globalizzata, delle fake news, del condizionamento di massa. Svelano le ossessioni, le paure e la privata ferocia di coloro che dovrebbero difendere l’ordine pubblico. Inaugurano una new wave della letteratura nera, in cui la donna non ha più nulla di fatale, ha rinunciato alle pose marziali della giustiziera e, lontana dall’eroismo inquirente, restituisce la cupezza di una realtà quanto mai controversa.
Nel 1976, giovane universitario e militante di Lotta Continua, scopre casualmente a Padova il cadavere senza vita di Margherita Magello, colpita da 59 coltellate, e viene accusato dalla polizia dell’omicidio dopo essersi recato volontariamente a testimoniare.
Dopo il processo d’appello e prima della sentenza fugge all’estero e si dà alla latitanza, trasferendosi poi in Messico e iscrivendosi all’Università. Viene catturato e riportato in Italia, sino alla grazia che il Presidente della Repubblica gli accorda nel 1993, grazie anche al favore dell’opinione pubblica.
Massimo Carlotto, libero, diventa scrittore. Esordisce nel 1995 (scoperto dalla scrittrice e critica Grazia Cherchi) con il romanzo-reportage Il fuggiasco, pubblicato da e/o e ispirato alla sua esperienza di latitante da cui è stato tratto nel 2003 un film. Carlotto per la stessa casa editrice ha scritto, oltre ad Arrivederci amore, ciao, diversi romanzi tra cui La verità dell’Alligatore, Il mistero di Mangiabarche, Nessuna cortesia all’uscita (premio Dessì 1999), Il maestro di nodi (premio Scerbanenco 2003), Niente, più niente al mondo (premio Girulà 2008), Nordest con Marco Videtta (premio Selezione Bancarella 2006), La terra della mia anima (premio Grinzane Noir 2007), Alla fine di un giorno noioso (2011), Respiro corto(2012), Cocaina (2013, con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo), Il mondo non mi deve nulla (2014), La banda degli amanti (2015).
Editore: Rizzoli
Collana: Nero Rizzoli
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 03/07/2018
Pagine: 220 p.
Prezzo : 18,50 euro.
1° nella classifica Bestseller di IBS Libri – Narrativa italiana – Antologie