I giovani non si sposano più: crollano i matrimoni e aumentano i single.

I dati rilasciati dall’Istat dipingono un’Italia che crede sempre meno al matrimonio. Analizzando i dati dei residenti nel Bel Paese tra i 16 e i 34 anni, risulta chiaro come i giovani italiani non si sposino più.

I giovani non si sposano più: crollano i matrimoni e aumentano i single.

di Antonio Gentile su www.ilpopolo.news

Il report dell’Istat rileva l’aumento del numero degli italiani divorziati e celibi. Nel 68,3% dei casi le unioni civili sono tra uomini e sono più frequenti nelle grandi città, diminuiscono gli italiani che pronunciano quel “sì, lo voglio” come promessa d’amore eterno davanti alla legge e aumenta il numero di coloro che decidono di rompere il matrimonio. Nel report sulla popolazione residente secondo cui, dei cittadini tra i 25 e i 34 anni, non sono ancora sposati l’81% degli uomini e il 65% delle donne.

Tra il 1991 e il 2016, il tasso di primo-nuzialità passa per gli uomini da 658,0 a 449,6 per 1.000 residenti, mentre per le donne da 670,7 a 496,9 per 1.000 residenti.

La diminuzione e la posticipazione della nuzialità in atto nel nostro Paese da oltre 40 anni hanno prodotto un crollo particolarmente evidente della condizione di coniugato tra i giovani adulti.

Confrontando il 1991 con il 2018, il calo è massimo nella classe di età 25-34 anni: la quota di coniugati scende dal 51,5% al 19,1%, quella delle coniugate dal 69,5% al 34,3%.

Nel contempo sale il numero dei single italiani: celibi e nubili crescono di oltre 30 punti percentuali, dal 48,1% all’80,6% e dal 29,2% al 64,9%. A 45-54 anni quasi un uomo su 4 non si è mai sposato (il 24,0% è celibe nel 2018 contro il 9,6% del 1991) mentre è nubile quasi il 18% delle donne (più che raddoppiate rispetto al 1991).

Aumentano in tutte le età divorziati e divorziate, più che quadruplicati dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila), principalmente nella classe 55-64 anni (da 0,8% a 5,3% gli uomini, da 1,0% a 6,4% le donne).

I dati sulle unioni civili

Al primo gennaio 2018, gli italiani uniti civilmente erano circa 13.300, lo 0,02% della popolazione.

Sempre secondo i dati Istat sulla popolazione, nel 68,3% dei casi le unioni civili sono tra uomini, e sono più frequenti nelle grandi città: una su quattro si celebra infatti a Milano, Roma o Torino.

Gli uniti civilmente hanno un’età media di 49,5 anni se maschi e di 45,9 anni se femmine e risiedono prevalentemente nel Nord (56,8%) e al Centro (31,5%). In Italia, a partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017 (la legge Cirinnà è del giugno 2016), sono state costituite nel complesso 6.712 unioni civili (2.336 nel secondo semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017) che hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini (4.682 unioni, il 69,8% del totale).

I giovani tra i 16 e i 34 anni erano 13,6 milioni nel 2012 ed il 19,1% di loro era sposata. La percentuale è scesa al 15% nel 2017 con un calo di quattro punti percentuali. Nello specifico, se nel 2012 erano 2,6 milioni i giovani ad avere un coniuge, nel 2017 questo numero è sceso a 2 milioni (con un calo del 24%!).

Spezzando il dato tra le diverse coorti di età, si nota che i giovani tra i 16 e i 20 anni ad essere sposati sono scesi del 48% in cinque anni, mentre quelli tra i 21 e i 30 anni sono scesi del 27,7% e quelli tra i 31 e i 34 anni dei 21%. Gli under 35 si sposano meno in generale, ma sono soprattutto i giovanissimi a rifuggire il matrimonio.

E i divorzi? Beh, scesi anche quelli (-3,4%), ma il dato deriva dal minor numero di matrimoni contratti più che da un maggiore attaccamento all’istituzione del matrimonio.

Matrimoni e divorzi diminuiscono, sale quindi il numero dei single. Se i single erano 10,9 milioni nel 2012, oggi sono 11,2 milioni con un incremento del 2,2%. Sono soprattutto le ragazze a preferire la “solitudine” (+5% le donne single nel 2017, +3,2% gli uomini single).

Ma perché i giovani non si sposano? Beh, una risposta certa non possiamo darla, ma a occhio e croce ci sentiamo di dire che, data l’incertezza di un lavoro, i nostri ragazzi ci pensino due volte prima di dire “sì, lo voglio”.

di Antonio Gentile