Stucchi colorati che rievocano i marmi più preziosi, antichi e rarissimi decori che il raffinato padrone di casa aveva voluto mantenere negli ambienti di rappresentanza della sua dimora affacciata sul Vicolo dei Balconi. A Pompei gli scavi in corso nella Regio V restituiscono nuovi tesori e riscrivono la storia di quella che era indicata come la Casa di Giove. “Una domus con decori ‘vintage’ in I stile il cui proprietario doveva essere facoltoso e colto, conscio del valore di pitture già allora centenarie”. Nell’atrio riccamente colorato con finte lastre di marmo in rosso, nero, giallo e verde, anche un graffito che sembra prendere in giro il proprietario chiamandolo “Balbo l’Ateniese”, con il riferimento ad un personaggio all’epoca molto noto che era stato proconsole di Creta e Cirene.
Nonio Balbo, potente e ricco, si era trasformato in mecenate per la città di Ercolano finanziando restauri e costruendo anche molti edifici pubblici. “Insomma un personaggio importante, notissimo e popolare”, tanto che quando morì gli furono tributati grandi onori, ebbe una grande tomba con una ara funeraria rivolta verso il mare e gli furono dedicate almeno 10 statue. Il graffito un pò rudimentale ritrovato nella Domus Vintage a Pompei potrebbe quindi essere la presa in giro di un buontempone che irrideva la ricchezza e la raffinatezza di quel proprietario, che aveva voluto preservare per le stanze più in vista della sua casa quei dipinti ‘arcaici’, che in epoca augustea erano considerati il top.
“Le stanze sul retro invece, riservate alla famiglia, erano state restaurate con decori più contemporanei”, fa notare ancora Osanna. La domus Vintage si trova giusto a fianco della casa delle Nozze d’Argento ed era stata già in parte scavata nell’800 e prima ancora nel ‘700. I nuovi scavi, illustra Osanna, sono partiti proprio da quelli più antichi, in particolari quelli settecenteschi, decisamente brutali, fatti scavando una sorta di pozzo in profondità nel terreno e poi da lì una serie di cunicoli che finivano per smembrare gli ambienti, “distruggendo muri e dipinti per portare via tutto quello che appariva più di valore”.
Ma molto si è salvato e grazie ai nuovo scavi anche tutte le stanze sono tornate a risplendere della loro antica bellezza. Si tratta, spiega Osanna, “di un quadretto idillico sacrale che raffigura una scena di sacrificio, nelle vicinanze di un santuario agreste”. Sul lato opposto della via, infine, è stato individuato anche un ambiente riccamente dipinto con decorazioni in quarto stile, finte architetture e quadretti con pavoni e ciliege. Duemila anni dopo quel terribile 24 agosto del 79 d.C.Pompei non finisce di stupire.
di Antonio Gentile