Agenzia delle Entrate: annuncia una” Pace Fiscale”, nuova rottamazione in 10 rate.

Il testo prevede una nuova definizione agevolata con "un maggior appeal di circa il 70%" perché ci sarà più tempo per pagare. Si potranno sanare ruoli che riguardano Iva, Irpef, Irap, contributi non versati e multe del periodo 2000-2017 pagando tutta l'imposta senza sanzioni e mora.

Agenzia delle Entrate: annuncia una” Pace Fiscale”, nuova rottamazione in 10 rate.

Una nuova rottamazione, la terza, più vantaggiosa delle precedenti volute dal Pd perché le rate saranno spalmate su cinque anni. Ci sarà poi la possibilità di fare pace con il fisco per le liti tributarie di ogni grado e giudizio. In parallelo arriva l’obbligo dello scontrino elettronico, oggi facoltativo. Partirà a luglio 2019 per 260mila soggetti con giro d’affari superiore a 400mila euro e sarà allargato a tutti dal gennaio 2020. Nessuno slittamento per la fatturazione elettronica, che sarà obbligatoria tra privati dall’1 gennaio 2019. Sono i contenuti dell’ultima bozza del decreto collegato alla manovra che definisce i contorni della “pace fiscale“.

Nuova rottamazione delle cartelle e definizione agevolata per le liti pendenti con l’Erario. Ecco alcune delle misure contenute nell’ultima bozza dello schema di decreto fiscale collegato alla manovra. La ‘pace fiscale’ targata 5S-Lega prevede, per quanto riguarda la rottamazione-ter, cinque anni per sanare cartelle consegnate alle Entrate nel 2000-2017, possibilità di ricorrere a compensazioni, zero sanzioni e interessi di mora. Un provvedimento che si stima debba avere “un maggior appeal di circa il 70% rispetto a quello registrato per la definizione agevolata”  per la maggiore estensione temporale (5 anni contro 1) e la dilazione dei pagamenti (fino a 6 mesi). Il gettito stimato è di 11 miliardi in cinque anni, circa 2,2 miliardi l’anno.

Quindi si prospetta una Terza rottamazione con più rate e più tempo per pagare – Il provvedimento, stando alla bozza, risulta diverso rispetto agli annunci dei mesi scorsi stando ai quali i contribuenti avrebbero potuto chiudere i conti col fisco pagando una quota ridotta del dovuto (le aliquote ipotizzate erano del 25%, 10% 6%). Il decreto fisco prevede invece un meccanismo quasi identico a quello delle due “definizioni agevolate” del 2016 e 2017: si pagherà tutto il dovuto mentre saranno cancellate sanzioni e interessi di mora.

Si potranno sanare ruoli che riguardano Iva, Irpef, Irap, contributi Inail e Inps non versati e multe stradali assegnate all’Erario dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2017. La platea che potrà regolare i conti con il Fisco comprende sia coloro che hanno dichiarato ma non risultano in regola per difficoltà economiche (come chiedeva M5S), i soggetti che non hanno perfezionato le precedenti edizioni (che avevano tempi di pagamento ben più stretti), sia sospetti evasori che hanno ricevuto un accertamento della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate.

La nuova definizione agevolata rispetto alle precedenti fruirà di condizioni più “favorevoli”: si potrà effettuare il pagamento delle somme dovute in un arco di tempo particolarmente ampio (cinque anni) con due rate, utilizzando dieci rate semestrali (al 31 luglio e al 30 novembre di ciascun anno) e si potrà utilizzare in compensazione, per tutti i versamenti necessari a perfezionare la definizione, i crediti non prescritti, certi liquidi ed esigibili, per somministrazioni, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pa.

Inoltre se si eseguirà il pagamento in forma rateale, sarà assoggettato ad un tasso di interesse molto ridotto, pari allo 0,3%, anziché a quello del 4,5% e che provvedendo al versamento della prima o unica rata delle somme dovute si potrà ottenere l’estinzione delle procedure esecutive avviate prima dell’adesione alla definizione. La modulistica per aderire alla nuova definizione agevolata andrà presentata entro il 30 aprile 2019.

In arrivo anche la definizione agevolata per le liti pendenti con l’Erario in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in cassazione e anche a seguito di rinvio. In base all’ultima bozza dello schema di decreto fiscale da allegare alla Legge di Bilancio, possono essere definite, a domanda del soggetto che ha proposto l’atto introduttivo del giudizio o di chi vi è subentrato o ne ha la legittimazione, con il pagamento di un importo pari al valore della controversia. Tenuto conto che il valore medio delle controversie definibili risulta piuttosto elevato, in base alla relazione tecnica della quale Adnkronos ha preso visione, “si stima che i pagamenti avverranno in maniera assolutamente prevalente con pagamenti rateali sfruttando il numero massimo delle rate a disposizione; conseguentemente si può stimare che nel 2019 saranno effettuati versamenti in misura pari a 300 milioni di euro (60% del gettito complessivo stimabile); la restante parte (40% del gettito complessivo stimabile), in misura pari a 200 milioni, si può ritenere che sarà versata nel 2020”.

di Antonio Gentile