AIDS (HIV): ancora lunga da estirpare !

AIDS (HIV): ancora lunga da estirpare !

www.ilpopolo.news * a cura Dott.ssa Loredana Vaccarotti

Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV, sigla dell’inglese Human Immunodeficiency Virus) è l’agente responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita AIDS.

L’epidemia è con ogni probabilità originata nell’Africa equatoriale, zona in cui il virus era presente almeno fin dagli anni Cinquanta. Da qui si è diffusa alla fine degli anni Settanta nelle isole dei Caraibi e in alcune aree metropolitane degli USA e del Nord Europa tramite soggetti infetti.
Gli intensi scambi commerciali e turistici tra aree inizialmente interessate dall’epidemia ed aree non ancora colpite, e l’uso di sangue infetto a scopo trasfusionale proveniente da aree epidemiche (in particolare gli USA) hanno contribuito alla diffusione dell’infezione da HIV in tutto il mondo all’inizio degli anni Ottanta.

Negli ultimi anni si nota un aumento dei casi attribuibili alla trasmissione sessuale.

La dinamica della diffusione del virus sembra assumere caratteristiche diverse a seconda delle aree geografiche interessate dall’epidemia: negli USA ed in Europa la malattia ha un’incidenza più elevata nei maschi di età compresa tra i 20 e i 50 anni. Colpisce in prevalenza soggetti con comportamento a rischio (omo o bisessuali e tossicodipendenti), anche se sempre più frequentemente la trasmissione si verifica attraverso rapporti eterosessuali.

Ogni anno, il 1 di dicembre, si celebra la giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS. l’UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite che conduce campagne informative e di prevenzione dell’AIDS ed offre cure ai malati nei Paesi più poveri – ha diffuso i numeri aggiornati del problema.

Nel parlare di Aids si parla di milioni di persone infettate ogni anno dal virus HIV e di altrettante persone decedute a causa della contrazione della malattia. Il fenomeno della contrazione del virus è in stato in progressiva riduzione, passando dagli oltre 3 milioni di nuovi infetti del 2000 ai 2 milioni del 2014. Dal 2006 è in calo anche il numero di morti, che nel giro di 8 anni si è quasi dimezzato. A contribuire ad un miglioramento dei risultati è stato indubbiamente il progressivo aumento delle risorse stanziate per le campagne di contrasto del virus, passate da poco meno di 5 miliardi di dollari nel 2000 a circa 20 nel 2014.

Nello specifico, è stato riscontrato – soprattutto nell’ultimo triennio – un lieve calo della fetta di bambini colpiti dal virus: se nel 2000 la percentuale era pari al 16% del totale degli infettati, nel 2014 è scesa sotto l’11%. Dati che però non frenano l’allarme per quanto riguarda i decessi degli adolescenti tra i 10 ed i 19 anni i quali  presentano dati in crescita ed in controtendenza rispetto alle altre fasce di età in particolar modo con riferimento all’Africa Sub-sahariana, dove risiede oltre l’80% degli adolescenti colpiti dal virus.

Qui di seguito invece la variazione dal 2000 al 2014 del fenomeno del contagio e dei decessi a seconda delle varie aree geografiche.

Come evidenziato dal grafico, il fenomeno del contagio è in calo un po’ ovunque, ad eccezione di Medio Oriente e Nord Africa (MENA) e dell’area compresa tra Europa orientale ed Asia centrale. In queste 2 aree la situazione va ancora peggio sul versante dei morti per Aids, con cifre annue addirittura triplicate rispetto a 15 anni fa.

Nelle statistiche diffuse dall’UNAIDS ci sono altri dati che fanno riflettere. Nonostante il trend calante, l’Africa Sub-sahariana resta nettamente l’area in cui il fenomeno è maggiormente diffuso, con 2/3 del totale delle nuove infezioni nel mondo. Un dato confermato anche dalla quantità delle cure fornite nell’area, pari a 5/7 delle terapie antiretrovirali globali.

In Asia e nel Pacifico a farla da padrone sono Cina, Indonesia ed India, Paesi in cui sono avvenute il 78% delle nuove infezioni del 2014. Nei Caraibi è invece Haiti il Paese più colpito, con circa la metà delle nuove infezioni della regione.

In Europa occidentale e Nordamerica – le aree più sviluppate del pianeta – il fenomeno delle infezioni e dei decessi ha subito un lieve calo nell’ultimo quindicennio, rappresentando nel 2014 rispettivamente poco più del 4% dei nuovi infetti e circa il 2% dei decessi nel mondo. Oltre la metà dei nuovi contagi ha interessato gli Stati Uniti.

E in Italia?  Il 21 dicembre 2017 – Il Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità dal 1984 raccoglie i dati relativi alle notifiche di Aids e dal 2008 i dati delle nuove diagnosi di infezione da Hiv. Il “Supplemento del Notiziario dell’Iss (Volume 30 – Numero 9, Supplemento 1 – 2017) – Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2016” riporta i dati sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv e sui casi di Aids segnalati in Italia aggiornati a dicembre 2016.

La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test Hiv per la prima volta. I dati riferiti da questo sistema di sorveglianza indicano che nel 2016, sono state riportate 3451 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza più elevata è stata registrata in Lazio, nelle Marche, in Toscana e Lombardia.

Le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2016 sono maschi nel 76,9% dei casi. L’età mediana è di 39 anni per i maschi e 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata nella fascia d’età 25-29 anni (14,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti).

Nel 2016 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’85,6%. Inoltre, il 35,8% delle persone diagnosticate come Hiv positive è di nazionalità straniera.

Nel 2016, più della metà delle persone con una nuova diagnosi di Hiv è stata diagnosticata in fase avanzata di malattia, nello specifico il 55,6% con un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL e il 36,9% con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL.

La sorveglianza dell’Aids, riporta i dati delle persone con una nuova diagnosi di Aids. Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, a oggi sono stati segnalati quasi 69.000 casi di Aids, di cui oltre 44 mila deceduti fino al 2014.

Nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere Hiv-positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids, passando dal 20,5 del 1996 al 76,3% del 2015.

Nel Lazio solo per l’anno 2018: Roma 8.373 casi, Viterbo 371, Latina 566, Frosinone 286, Rieti 135.

Ora io qualche domanda me la sono posta, vista l’impennata della diffusione di questo virus, che per anni non se ne è più sentito parlare.

  • Nelle scuole si parla ancora di prevenzione a tali malattie? Oppure visto il calo dei contraenti. La scuola ha sottovalutato questo tema, a dir poco pericoloso?
  • Che incidenza ha l’aumento di tale virus negli ultimi due anni ed in determinate regioni piuttosto che in altre?
  • Il fatto che si sia sviluppato un incremento dei rapporti sessuali, dietro corrispettivo di denaro, ricariche cellulari, contribuzione nella spesa ecc tra donne benestanti con le risorse (un vero e proprio giro di prostituzione degli immigrati, per lo più uomini giovani), può aver inciso questo picco di diffusione, ricordando che loro non sono vaccinati?

A voi che mi leggerete rivolgo queste domande, mi piacerebbe aprire un dibattito.

Dott.ssa Loredana Vaccarotti – Viterbo