Editoriale a cura di Raffaele Vicedomini (Roma)
raffaele.vicedomini@dconline.info * cell. +39 3518308004
Coordinatore Vicario della Segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana
Coordinatore Elettorale nazionale (con poteri commissariali) della Democrazia Cristiana
< ALCIDE DE GASPERI E DON LUIGI STURZO: VIVACE CONFRONTO TRA DUE ANIME FORTI ! >.
A pochi giorni dalla pubblicazione del mio articolo “Don Luigi Sturzo: un faro nel buio della politica moderna“, ritorno con piacere sulle colonne de < IL POPOLO > con la pubblicazione di un nuovo articolo per la celebrazione di un’altra ricorrenza altrettanto importante: quella riguardante la scomparsa di Alcide De Gasperi, avvenuta il 19 agosto 1954.
A beneficio del momento politico attuale, riporto dunque – qui di seguito – ampi brani di un articolo che mi ha fatto rivivere appieno lo spirito vero di un cristiano e nel quale si giustapponevano le figure di questi due “giganti” della politica italiana, per l’appunto don Luigi Sturzo ed Alcide De Gasperi.
Ringrazio sentitamente il Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana dr. Angelo Sandri che mi supporta e mi sprona all’approfondimento di questi argomenti così importanti per la politica del giorno d’oggi.
Il confronto tra don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, avvenne fra due anime forti e ricche di principi morali, con visioni dettate dal bisogno interiore per il bene del Paese, e non certo materiale, come avviene oggi tra falsi eredi che vogliono solo mettere le mani sul tesoro lasciato dai padri fondatori!
Riportiamo allora – così come dicevamo – ampi brani di un articolo che ci “rimanda sui banchi di scuola” a studiare la POLITICA, quella con la “P” maiuscola.
Sono tratti dal giornale < La Repubblica > del 7 febbraio 1999, allorquando venne pubblicato un interessante servizio giornalistico intitolato: < “Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi: scontro fra due anime forti !“.
Nel 1999 la Democrazia Cristiana, corazzata della politica italiana, si era da qualche anno frantumata in mille pezzi.
I suoi leader di allora, divisi su quasi tutto, sembravano d’accordo solo nell’esaltazione dei due padri riconosciuti dello Scudo Crociato: Alcide De Gasperi e don Luigi Sturzo.
Il primo ha lasciato molti eredi, anche troppi, che se ne contendono il patrimonio ideale e la progenitura.
Il secondo è molto ammirato dai suoi numerosi figli e figliocci che non l’hanno né veramente amato, né veramente studiato.
Di questi dioscuri del cattolicesimo italiano la casa editrice Morcelliana aveva pubblicato un interessante documento (Luigi Sturzo – Alcide De Gasperi; Carteggio degli anni 1920-1953) che abbraccia in maniera molto interessante le fasi cruciali della nostra storia contemporanea.
Dall’agonia dell’Italia giolittiana all’avvento del fascismo; dal forzato letargo dei cattolici antifascisti, alla liberazione; per arrivare agli anni convulsi del dopoguerra e al 18 aprile del 1948 che sancì il trionfo della Democrazia Cristiana.
Il carteggio, curato da Giovanni Antonazzi, è diviso in tre parti distinte.
Un primo periodo racchiude la grande stagione politica del Partito popolare italiano fino al suo scioglimento (9 novembre 1926).
Un secondo periodo occupa gli anni dell’esilio.
Il terzo, infine, va dal rientro di Sturzo in Italia (6 settembre 1946) fino al 1953.
<< Nell’autunno del 1924 don Sturzo è costretto ad abbandonare la guida di un partito che solo cinque anni prima dominava, insieme ai socialisti, la scena politica.
De Gasperi era all’epoca l’astro nascente del nuovo Partito cattolico. Era stato lui, l’uomo politico che aveva fatto l’apprendistato nel parlamento austriaco, a guidare le truppe cattoliche negli scontri elettorali del primo dopoguerra.
Don Sturzo è l’uomo più odiato dai fascisti.
Quel prete segaligno e sempre indaffarato, con la tonaca svolazzante, bersaglio ideale dei Forattini dell’epoca, doveva essere messo a tacere.
Don Sturzo è sempre più impegnato nella lotta con i regimi totalitari.
In aperto dissenso con la Santa Sede don Sturzo prende aperta posizione sulla guerra di Spagna: “La Chiesa di Spagna, che avrebbe potuto fare opera di pace, si è schierata in maggioranza con una parte quasi dichiarando una “Crociata” o “Guerra Santa”.
Dalla stessa parte stanno latifondisti, industriali, classe ricca, che hanno le maggiori responsabilità dell’abbandono della classe operaia in mano ai sovversivi”.
Il 22 settembre 1940 don Sturzo si trasferì, dopo una pericolosa traversata sul piroscafo “Samaria”, da Londra a New York.
Il carteggio riprende, non senza difficoltà, nel 1944, subito dopo la liberazione di Roma.
Le parti si sono però invertite. De Gasperi è infatti diventato un leader di primissimo piano predestinato alla direzione del governo. Don Sturzo, inquieto e ansioso di notizie si sente invece emarginato e volutamente messo da parte.
L’11 ottobre 1944 si lamenta con De Gasperi per i suoi silenzi. E aggiunge di aver saputo che il governo a larga partecipazione democristiana è “debole, scisso, e senza guida…”.
La risposta di De Gasperi è un po’ sbrigativa:
<< Sono desolato che Tu scarseggi di nostre notizie… il Governo è certamente debole, ma appare ancora più debole di quello che è, soprattutto perché gli organi estremi (ed in prima linea l’Avanti !) si comportano come giornali di opposizione. >>
Subito dopo, come per mettere un freno ai progetti ottimistici di don Sturzo, De Gasperi delinea un quadro a tinte fosche della situazione italiana:
<< Due spettri grandeggiano sul nostro orizzonte politico: per gli uni il pericolo è lo Stato totalitario social-comunista, gli altri sono invasati dalla paura di un colpo alla Franco.
Pietro Nenni, già membro della giunta militare di Madrid, è davvero il rappresentante più tipico di questa seconda paura… >>.
Alla fine della lettera un giudizio durissimo sui comunisti:
<< L’altro spettro è la dittatura social-comunista… A mio parere è per lungo tempo escluso che i socialisti possano svincolarsi dalla soggezione comunista. I comunisti hanno il mito e la forza della Russia…>>.
Don Sturzo scalpita e conferma di essere il bastian contrario di sempre.
In una lettera da New York (1 settembre 1945) se la prende con Guido Gonella che invoca misure draconiane contro l’anarchia e le violenze che imperversano in Italia.
Certi discorsi, replica Sturzo, sono sfruttati in America “contro il governo d’Italia” e molti concludono “che era meglio per l’Italia il fascismo, il manganello, ed un Mussolini della loro fantasia e del loro cuore…”.
Ben presto don Sturzo cominciò a diventare, con i suoi interventi polemici, un personaggio scomodo che né la Dc, né De Gasperi, né soprattutto Pio XII, volevano avere tra i piedi in Italia in un momento particolarmente delicato.
Alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 Sturzo criticò aspramente la posizione agnostica della Dc.
Una politica equivoca tra scelta repubblicana e monarchica secondo Sturzo che si sarebbe risolta in tre danni:
“1. La perdita per la Dc della leadership del paese; 2. Inferiorità politica e morale all’Assemblea costituente; 3. Una clericalizzazione forzata di fronte al montare dell’anticlericalismo”.
Finalmente, dopo molti ritardi, l’esule non troppo gradito riuscì a imbarcarsi sul “Vulcania” e a sbarcare a Napoli la mattina del 6 settembre 1946.
Ventun anni di lontananza dall’Italia non hanno smorzato la sua visione polemica.
E, come molti prevedevano, e temevano, fu subito aspra polemica.
Sulle varie questioni importanti il giudizio di Sturzo ha sfumature diverse da quello di una Democrazia Cristiana che stava sempre più diventando la dominatrice della politica italiana.
E’ in disaccordo sulla riforma agraria.
E’ polemico sull’espansione degli enti parastatali e sullo stasempreverde.
Diffida dei primi timidi accenni ad una apertura a sinistra.
È in aperto dissenso sulla legge maggioritaria del 1953, più nota come “legge truffa” che assicurava al partito vincente un consistente premio di maggioranza.
Un premio che Sturzo considerò un espediente immorale e pieno di “fossi e di trabocchetti” e che De Gasperi difese invece strenuamente come l’unico modo per assicurare la stabilità dei governi.
Sfortunatamente il carteggio si conclude senza che sia fatta un po’ di luce su quello che ancora oggi, per alcuni aspetti, rimane il mistero dell’ “operazione Sturzo”.
Una operazione fortemente voluta e imposta da papa Pacelli per impedire la conquista del Campidoglio da parte delle sinistre.
Per questo Egli pensò a una lista civica capeggiata proprio da don Sturzo, il prete ribelle che mai aveva amato.
Un triste episodio che contribuì non poco ad incrinare il forte legame tra il vulcanico sacerdote di Caltagirone e il più mitteleuropeo uomo politico italiano. >>
A breve continueremo il nostro viaggio letterario con l’analisi della figura di Alcide De Gasperi che sarà ricordato e celebrato al Verano di Roma in occasione dell’anniversario della sua scomparsa.
Buon approfondimento a quanti, sopratutto giovani, non conoscono i sacriifici fatti dagli uomini “pietre miliari” del nostro partito, la grande Democrazia Cristiana!