«Una lotteria nazionale alla quale partecipare con un codice associato agli scontrini». E perché? «Per incentivare tutti i cittadini a chiederne il rilascio quando comprano qualcosa in un negozio». Servirà l’idea del governo a combattere l’evasione.
Quando partirà la lotteria?
«L’obiettivo è avviare una sperimentazione nel 2019 per andare a regime l’anno successivo. L’estrazione dovrebbe essere fatta una volta al mese».
Della lotteria con gli scontrini si era già parlato in passato ma non se ne è fatto nulla. Perché stavolta dovrebbe andare diversamente?
«Perché prima si ragionava sul vecchio scontrino di carta: le persone avrebbero dovuto conservare tutti quei foglietti a casa. Troppo complicato. Presto avremo lo scontrino elettronico e sarà più semplice»
Perché, cosa cambierà?
«Funzionerà un po’ come adesso in farmacia: quando compri qualcosa dai il tuo codice fiscale alla cassa e lo scontrino viene comunicato direttamente all’Agenzia delle Entrate. Non dovremo conservare più nulla. Ogni contribuente avrà accesso a un file dove saranno registrati gli acquisti e i relativi codici per partecipare alla lotteria».
E cosa ci sarà in palio? Auto di lusso, come in Portogallo dove la lotteria c’è già?
«Vedremo se sarà una somma in denaro o un oggetto. In ogni caso il premio sarà consistente, altrimenti il meccanismo non funziona».
I commercianti non saranno contenti. Per loro è una seccatura in più.
«Non credo. Dovranno solo passare un lettore ottico sul codice fiscale, come già fanno i farmacisti. E anche per loro ci sarà un incentivo. Se a far vincere la lotteria è un acquisto fatto nel suo negozio, anche il negoziante avrà un premio».
Avranno la coda di chi compra solo piccole cose, in modo da avere più scontrini.
«No, si avrà un codice non per ogni acquisto ma per ogni tot di euro spesi. Non abbiamo ancora deciso quanto».
Scusi viceministro, ma così non si banalizza il rispetto delle regole?
«Capisco l’obiezione ma la respingo sul piano pragmatico. Il fine dell’operazione è combattere l’evasione fiscale in modo da poter abbassare le tasse per chi oggi le paga già. Questo è quello che conta».
Ma, per combattere l’evasione, più che sugli scontrini non si dovrebbe guardare alle fatture e alle ricevute, che hanno importi più alti?
«Anche qui ci sarà una novità. Alla fine di ogni anno, sempre per estrazione, saranno decisi i settori di spesa per i quali sarà possibile detrarre dalle tasse le relative spese».
Cioè solo a fine anno saprò se posso detrarre le spese mediche o il mutuo?
«No, per carità. Quelle sono agevolazioni che ci sono e che resteranno. Si deciderà di consentire la detrazione per spese che oggi non sono detraibili. Quelle per l’idraulico, dico per dire, oppure per l’avvocato».
Non è troppo complicato?
«No, perché anche per le fatture e le ricevute tutto diventerà elettronico, con una comunicazione diretta all’Agenzia delle Entrate. E così i cittadini saranno incentivati a chiedere tutte le fatture e le ricevute, perché solo alla fine di ogni anno sapranno quali potranno detrarre davvero».
Non ci saranno più gli studi di settore, usati per capire se i lavoratori autonomi dichiarano troppo poco. Non è una mossa elettorale in vista del referendum?
«Non c’entra nulla. Gli studi di settore spariranno e non potranno essere più usati per far partire un accertamento fiscale. Ma saranno sostituiti dagli indici di fedeltà fiscale».
E qual è la differenza?
«Professionisti e autonomi manderanno le loro fatture Iva elettroniche all’Agenzia delle Entrate. Chi avrà un reddito compatibile con questi indici non potrà più subire controlli nel corso di quell’anno».
di Antonio Gentile