L’Assessorato alla Cultura presenta per la prima volta a Padova una mostra monografica su Antonio Ligabue, (Zurigo 1899 – Gualtieri 1965). La mostra, dal titolo Antonio Ligabue. L’uomo, il pittore è curata da Francesca Villanti e Francesco Negri, con l’organizzazione generale di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue e il Comune di Gualtieri (RE).
In esposizione più di settanta dipinti, dieci opere su carta e sette sculture; l’allestimento offrirà una lettura storica e critica dell’opera dell’artista italo-svizzero, ancora oggi una delle personalità più interessanti dell’arte del Novecento.
Il percorso della mostra sarà diviso per temi principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo di Ligabue: il rapporto con l’autoritratto, gli animali selvaggi e domestici, il lavoro dei campi.
Per la prima volta saranno inoltre visibili al pubblico circa una quarantina di documenti originali, dedicati alla vicenda biografica di Antonio Ligabue. La triste odissea di Antonio Ligabue ha inizio il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri, dove era approdato il 9 agosto 1919, espulso dalla Svizzera, dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dall’emarginazione (a soli nove mesi di età fu affidato dalla madre a un’altra famiglia) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circondava – a scuola, tuttavia, già si erano rivelati la sua passione e il suo talento per il disegno. A Gualtieri la sua vita resta durissima, soprattutto nei primi anni, in cui, per riuscire a vivere, fa lo scariolante sulle rive del Po. Inizia a dipingere alla fine degli anni Venti, apprezzato da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati. Nel 1955 tiene la prima mostra personale a Gonzaga, in occasione della Fiera millenaria, organizzata da Cesare Parmiggiani; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), dopo un’intensa attività artistica, spesso incompresa e addirittura derisa, che nel tempo susciterà tuttavia l’ammirazione e l’interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte. Tra le antologiche più recenti, si ricorda quella, con quasi duecento opere, tenuta nel 2005 a Palazzo Magnani di Reggio Emilia e a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri, in occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa.
I medici così descrivono il suo metodo espressivo: “..dipinge in modo primitivo, comincia dall’alto con pentimenti e correzioni, sino al margine inferiore…”. Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche, ma, per aver percosso con una bottiglia un soldato tedesco, nel ’45 viene nuovamente internato. Nel ’48 viene dimesso; i critici e i galleristi cominciano ad occuparsi di lui.
Iniziano anni durante i quali lentamente la fortuna sembra volgere a suo favore. La sua fama si allarga, la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento. Vince premi, vende quadri, trova amici che lo ospitano, si girano film e documentari su di lui. È un grande amante dei motori e delle motociclette in particolar caso, fino a collezionarne ben sedici quando raggiunge una stabilità economica.
Da sempre è stato incuriosito dal mondo della meccanica, difatti compone molti quadri raffiguranti questi soggetti dipinti con la semplice arte dell’artista ed arricchiti dalla propria immaginazione e passione. Ligabue passeggia per ore all’interno della sua auto guidata da un autista per il puro piacere del motore. Ad esempio il suo “Treciclo volante” rappresenta un essere della fantasia con sembianze animali e ricorda il primo mezzo di spostamento ed il sogno di ogni essere umano …”il volo”.
Nel 1962 viene colpito da paresi, continua comunque a dipingere, ma nel 1965 muore.
di Antonio Gentile