A cura di Alfredo Garofano (Caserta) * alfredo.garofano@dconline.info * 350-0716084 * Segretario organizzativo provinciale Vicario della Democrazia Cristiana provincia di Caserta
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#FACCIAMOGRANDELITALIA
Avviata la sperimentazione su tecnologia “5G” in ben 120 Comuni italiani non senza polemiche miste ad incredulità
Nonostante che l’intera opinione pubblica mondiale sia < in tutt’altre faccende affacendata >, per dirla con Alessandro Manzoni, pare che ormai anche in Italia sia partita la sperimentazione della cosiddetta – e per molti ancora abbastanza sconosciuta – tecnologia <5G>.
In ben 120 Comuni italiani infatti è stata avviata la sperimentazione riguardante questa tecnologia e non senza polemiche, miste anche ad incredulità.
Anche se gli operatori potranno avviare commercialmente le reti < 5G > insieme ai dispositivi compatibili, solo tra qualche mese, già in varie città italiane è stata avviata detta sperimentazione.
Di fatto questa tecnologia prevede di arrivare a 10/50 Gigabit al secondo entro due anni ed a 100 Gigabit entro l’anno 2025 (contro 1 Gigabit dell’attuale sistema < 4G > adottato in Italia, giusto per avere un parametro di riferimento).
Una vera e propria goduria per i contenuti “live” ad alta risoluzione.
Ci riferiamo alle videochiamate, alle applicazioni di internet in ambito industriale (robot ecc.), sanitario (telemedicina), trasporti.
Tra gli altri vantaggi vi sarà anche la possibilità della gestione in contemporanea di tanti dispositivi.
Ma i pro sono accompagnati anche da accese polemiche e fondati timori, come quelli riguardanti i campi elettromagnetici.
La questione è stata sollevata in maniera davvero clamorosa in Belgio dove (a Bruxelles) la Ministra regionale Celine Fremault ha bloccato il progetto pilota che avrebbe fornito l’accesso a internet a banda larga <5G> “nientepopodimenoche” addirittura al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ed il motivo di un provvedimento così clamoroso è quello dei tanti timori esistenti riguardo della salute dei cittadini.
Si ha infatti notevole paura per l’esposizione umana alle radiazioni a radiofrequenza.
Paure confermate da un autorevole studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna che ha valutato l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile.
Nella ricerca di cui trattasi l’Istituto Ramazzini (Bologna) ha studiato esposizioni alle radiofrequenze mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari del National Toxicologic Program (USA) e ha riscontrato gli stessi tipi di tumore riscontrati in quella ricerca.
Parliamo degli “schwannomi maligni“, tumori rari delle cellule nervose del cuore, così come rilevato nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta (50 V/m).
Inoltre va anche detto che dallo studio è emerso un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio americano dell’NTP (National Texicologie Program).
Ci si riferisce all’iperplasia delle cellule di Schwann e gliomi maligni (tumori del cervello).
Tutti i livelli di esposizione usati nello studio erano inferiori al limite statunitense (FCC) per la massima esposizione concessa per la popolazione.
La Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini (Bologna) ed a capo dello studio ha dichiarato in proposito che:
<< L’intensità delle emissioni utilizzate per lo studio è dell’ordine di grandezza di quella delle esposizioni ambientali più comuni in Italia.
Il nostro studio conferma e rafforza i risultati del “National Toxicologic Program” americano.
Non può infatti essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza. >>
E’ dunque il caso che si facciamo in merito le dovute verifiche, su di una questione così rilevante per la salute pubblica e non ci si lasci distrarre in merito dalla emergenza del momento che semmai dovrebbe indurre i governanti a maggiore prudenza ed alla massima preacauzione possibile.
Anche la Democrazia Cristiana sia a livello nazionale, che a livello territoriale si impegna a vigilare affinchè così avvenga.
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A cura di Alfredo Garofano (Caserta) * alfredo.garofano@dconline.info * 350-0716084 * Segretario organizzativo provinciale Vicario della Democrazia Cristiana provincia di Caserta
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< IL POPOLO > della DEMOCRAZIA CRISTIANA * Direttore Resp. ANGELO SANDRI *
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< Credo che la politica deve fermare questo. ..E molto dannosa per la salute. > * Avvocato Antonella Russo (provincia di Foggia) * cell. 339-7562162 * antonella.russo@dconline.info
< Si, avevo letto qualcosa a riguardo. È anche vero che molti test riguardanti eventuali effetti negativi erano commissionati dagli stessi creatori di questa tecnologia e - come ben sappiamo - se il cliente ti commissiona un lavoro e ti paga, non gli vai certo a dare notizie negative o contro di lui. È decisamente controproducente per il lavoro. Ne so qualcosa in proposito. Ci di deve quindi fare affidamento a strutture esterne affidabili e indipendenti. Ma poi come spesso succede ci sono due pareri opposti che equilibrano l'ago della bilancia e confondono il consumatore. Tutto nella norma direi. Buongiorno. * Architetto Guido Festa - Milano * guido.festa@dconline.info * cell. 347-5047957
L’avanzamento della tecnologia e della sperimentazione al giorno d’oggi portano a dei benefici che però hanno sempre un rovescio della medaglia. Anche il < corona virus > è figlio della sperimentazione e ne stiamo pagando le conseguenze. Penso che i politici abbiamo il dovere morale di fermare una sperimentazione di cui non si hanno dati certi sulle sue conseguenze per la salute della collettività. Ritengo quindi che la Ministra del Belgio abbia fatto bene a bloccare il progetto. Altrettanto dovrebbero fare i nostri politici nostrani.* Arch. Maddalena Grillo (Gravina di Puglia/Bari) * maddalena.grillo@dconline.info * 320-9108297
La tecnologia oggi è indispensabile nella Società. Vediamo con questo brutto evento Sanitario. Il mondo lavora in via telematica. Tutto e tutti dobbiamo essere all’avanguardia con i tempi. Però non deve tramutarsi in una dipendenza, perché altrimenti essa diventa una modalità in tutto il suo contesto davvero tossica per l’essere umano.