Articolo di Antonio Gentile – www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it
Ci sono canzoni che sono passate alla storia della musica mondiale per le parole, il tema trattato, la melodia, o semplicemente perché espressione di un sentimento, di uno stato d’animo che accomuna tutti. Parole in versi che, spesso, possono essere paragonati a veri e propri capolavori della poesia. Di esempi ne abbiamo sia a livello italiano che a livello internazionale: Ma di capolavori della canzone accostabili ad opere poetiche ce ne sono tanti. Oggi, per celebrare la Giornata Mondiale della Poesia, ve ne proponiamo alcune che ci sembrano meritevoli di tale paragone.
“Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco
L’amore “capita”, forse è l’unica cosa che spesso ci è dato sapere. E forse questo è proprio quello che ci dice Luigi Tenco (che ci lasciava 50 anni fa), quando nel brano “Mi sono innamorato di te” spiega come nasce l’amore.
L’amore “capita”, forse è l’unica cosa che spesso ci è dato sapere. Eppure Luigi Tenco, con pochi versi, è riuscito a spiegare come nasce l’amore… L’amore è una forza incredibile. Unisce le persone, crea ponti, dà felicità, restituisce la speranza. L’amore è vita. Ma come nasce, come si sviluppa, perché ci innamoriamo? Persino Dostoevskij faceva fatica a rispondere a domande del genere: “Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata”. L’amore “capita”, forse è l’unica cosa che spesso ci è dato sapere. E forse questo è proprio quello che ci dice Luigi Tenco (che ci lasciava oltre 51 anni fa), quando nel brano “Mi sono innamorato di te” spiega come nasce l’amore.
“Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco, composta nel 1962, con la potenza della lirica e la magia della poesia racconta l’innamoramento, racconta come due menti e due corpi arrivino ad accostarsi e a non poter far più a meno gli uni degli altri. L’amore – c’è poco da fare – nasce per caso. “Non avevo niente da fare”, canta Tenco. Nasce da un bisogno di compagnia e dall’aspirazione al sogno, innata in tutti gli esseri umani.
Una forza incontrollabile
Ma l’amore è onnivoro, è incontrollabile, è instabile. “Ed ora che avrei mille cose da fare” canta Luigi Tenco “io sento i miei sogni svanire, ma non so più pensare a nient’altro che a te”. L’amore è capace di farci perdere l’equilibro: “Mi sono innamorato di te e adesso non so neppure io cosa fare”. Le parole sono precise, pesate, cariche di significato. L’amore, come l’uomo, è carico di contraddizioni, tanto che “il giorno mi pento d’averti incontrata” mentre “la notte ti vengo a cercare”.
La rivoluzione artistica, culturale e sociale di Tenco fu riscontrabile nella volontà di una profonda rottura con la musica tradizionale italiana e la necessità di trattare tematiche all’epoca all’avanguardia quali il sentimento umano nella sua crudezza, l’amore sotto le sue molteplici prospettive, le esperienze esistenziali, fino alla critica sociale come la politica, l’ideologia, i diritti della donna, la guerra e ai temi dell’emarginazione, con forti accenni individualisti e spesso ricollegandosi ai toni dell’esistenzialismo francese, spesso anticipando i temi del [[sessantotto].
A detta di Morgan, la filosofia dietro alle canzoni di Tenco si potrebbe accostare al pensiero di pensatori esistenzialisti quali Jean-Paul Sartre e non esistenzialisti come Jacques Derrida, Louis Althusser, Carlo Michelstaedter, mentre Fabrizio De André ha più volte espresso pubblicamente profonda stima ed amicizia nei confronti di Tenco, arrivando a dichiarare che “senza Tenco io non ci sarei stato”, e sottolineando il vuoto artistico che Tenco ha provocato a seguito della sua morte.
Secondo il poeta Salvatore Quasimodo, la musica di Tenco volle colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio, oramai dormiente rispetto al cambiamento dell’emergente protesta della critica sociale ai dogmi e alle vecchie tradizioni della società.
Ma uno sparo chiuse definitivamente la vita di questo artista, il decesso fu stimato a dopo la mezzanotte, quindi nelle prime ore del 27 gennaio 1967 a Sanremo. I primi a rinvenire il cadavere furono, presumibilmente, il suo amico Lucio Dalla, e successivamente la stessa Dalida con cui, soltanto qualche ora prima, aveva cantato al Salone delle feste del Casinò di Sanremo.
Luigi Tenco apre la Rubrica Canzoni d’Autore, che ne comprende otto, il prossimo sarà dedicato a Fabrizio De André.
Mi sono innamorato di te
Perché
Non avevo niente da fare
Il giorno
Volevo qualcuno da incontrare
La notte
Volevo qualcosa da sognareMi sono innamorato di te
Perché
Non potevo più stare solo
Il giorno
Volevo parlare dei miei sogni
La notte
Parlare d’amore
Ed ora
Che avrei mille cose da fare
Io sento i miei sogni svanire
Ma non so più pensare
A nient’altro che a teMi sono innamorato di te
E adesso
Non so neppur’io cosa fare
Il giorno
Mi pento d’averti incontrata
La notte
Ti vengo a cercare
di Antonio Gentile