www.ilpopolo.news * di LOREDANA VACCAROTTI *
Indagine de IL POPOLO news sui gravissimi problemi del caporalato (prima parte).
Spesso ci si chiede perché un supermercato abbia prezzi molto più bassi rispetto ad altri. Perché il direttore nel particolare o la catena di quei super è più generoso rispetto ad altri?
Cosa c’è dietro la politica dei prezzi dei discount?
È possibile preparare una pasta al pomodoro per quattro persone spendendo quanto un caffè al bar? Per cui, grosso modo 1-1.50 euro? E’ possibile che la becera sono io e quanti come me, spendano di più? Perché io che vado a fare la spesa in una nota catena commerciale spendo molto di più rispetto a chi si reca ad un discount?
Pago la qualità? Sicuramente. Pago i doppi controlli sulla merce? Scuramente. Pago la pubblicità? Probabilmente. Pago la presenza del servizio del personale e la scaffalatura razionale? Sicuramente. Mah!Un discount ad esempio, è finito nel mirino per aver “messo all’asta” l’agricoltura italiana. Si tratta di una prassi comune a (quasi) tutta la grande distribuzione.
Tale catena, ha acquisito 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi l’una tramite un’asta online al doppio ribasso. Un prezzo considerato insostenibile da molti produttori e trasformatori.
In cosa consiste? il contratto di fornitura all’azienda che offre il prezzo inferiore dopo due gare, in cui la base d’asta della seconda è il prezzo minore raggiunto durante la prima. Un meccanismo che costringe le industrie di trasformazione in questo caso, pomodori, una forte competizione, al punto da spingerli a vendere sottocosto un prodotto che sovente non è ancora stato acquistato dalla parte agricola.
In questo modo, prima della stagione di raccolta, i supermercati decidono il prezzo del pomodoro e di altri prodotti alimentari: tutta la contrattazione che segue tra industriali e agricoltori è destinata a muoversi entro questi parametri, spesso con possibilità di margine estremamente ridotte.
Una pratica sleale che deve essere vietata per legge, perché impoverisce tutta la filiera agroalimentare. Sui campi di tutta Italia si denunciano da anni lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, ma per evitarli è necessario anche intervenire a monte della filiera, dove i potenti gruppi della distribuzione determinano la sorte di chi produce la materia prima.
Tale pressione sui fornitori si esercita tramite l’imposizione di sconti fuori contratto, promozioni decise unilateralmente, contributi per il posizionamento sugli scaffali o per l’apertura di nuovi punti vendita.
A ben poco è servita la legge del 19 ottobre 2016. Cosa dice la nuova legge contro il caporalato?
È stata approvata definitivamente ed estende responsabilità e sanzioni anche agli imprenditori che fanno ricorso allo sfruttamento del lavoro contro il cosiddetto caporalato che, tra le altre cose, contiene specifiche misure per i lavoratori stagionali in agricoltura ed estende responsabilità e sanzioni per i “caporali” e gli imprenditori che fanno ricorso alla loro intermediazione
Il caporalato è un fenomeno presente soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia e consiste nel reclutamento, da parte di soggetti spesso collegati con organizzazioni criminali, di lavoratori che vengono trasportati sui campi o nei cantieri edili per essere messi a disposizione di un’impresa. I lavoratori sono spesso persone in grande difficoltà economica e immigrati irregolari senza permesso di soggiorno: queste persone, che si trovano in una posizione molto debole, vengono pagate pochissimo, fanno lavori con turni lunghi e faticosi e subiscono spesso maltrattamenti, violenze e intimidazioni da parte dei cosiddetti “caporali”, le persone che gestiscono il traffico dei lavoratori, un vero e proprio racket.
Le pratiche di sfruttamento dei caporali prevedono: mancata applicazione dei contratti di lavoro, un salario di poche decine di euro al giorno, orari tra le 8 e le 14 ore di lavoro, violenza, ricatto, sottrazione dei documenti, imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, imposizione del trasporto sul posto di lavoro effettuato dai caporali stessi, che viene fatto pagare molto caro ai lavoratori.
FINE PRIMA PARTE.
a cura di LOREDANA VACCAROTTI – VITERBO.