Caro Conte Ti scrivo …. e così mi rilasso un pò ….

Caro Conte Ti scrivo …. e così mi rilasso un pò ….

A cura del Dott. Piero Paolo Macchiarella (Roma) * Economista d’impresa * Segretario provinciale Democrazia Cristiana Roma Capitale*pieropaolo.macchiarella@dconline.info

Piero Paolo Macchiarella

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Egregio Professore Giuseppe Conte, il Mes non ci serve. Le soluzioni ci sono per salvare l’Italia dalla catastrofe economica… Ve le suggeriamo noi moderati della democrazia Cristiana.*

“I Tedeschi e gli Olandesi violano le regole e noi saremmo i mafiosi?

Servono serie e precise puntualizzazioni, perché come cittadino italiano non posso tollerare di sentirmi dire, da un giornale tedesco, che Loro sono diffidenti perché i miei e i nostri soldi vanno alla mafia E questo, in particolare, per i seguenti quattro punti:

Noi abbiamo dato 81 miliardi di euro all’Unione Europea, più i 57/58 del MES: fanno quasi 140 miliardi di euro. E noi che siamo creditori ci dobbiamo sentire trattati così? Avete capito bene siamo…creditori.

Sapete che fine hanno fatto quei danari per circa il 90% ? A chi sono stati destinati? Alle banche, guarda caso quelle tedesche e olandesi! Non è uno scherzo, ma un dato oggettivo inconfutabile.

Il Premier Giuseppe Conte

Veniamo peraltro, definiti come dei mafiosi, quando abbiamo un avanzo primario dal 1991: significa che noi italiani spendiamo di meno rispetto a quello che tassiamo da trent’anni, dopodiché i soldi vanno a interessi speculativi (tramite i cosiddetti poteri forti) non dovuti, di un sistema di banche private.

Quello che purtroppo la gente non sa si chiama Private Sector Involvement, ovvero il coinvolgimento nel salvataggio degli investitori privati. Nello specifico la partecipazione del settore privato nei casi di svalutazione del debito sovrano.

Chi sono questi investitori? Sono gli speculatori privati prevalentemente guarda caso, tedeschi e olandesi, i quali ci chiamano mafiosi, ma le loro banche hanno incassato i soldi del salvataggio e noi, congiuntamente agli altri Stati membri, abbiamo fatto fallire la Grecia, e quindi siamo i “corresponsabili”. La storia, nostro malgrado si ripete, perché adesso diventeremo noi la Grecia.

Inoltre i tassi negativi di cui ha beneficiato a quel punto la Germania, sono una conseguenza, i vantaggi dell’afflusso di capitale ai tedeschi sono stati di circa 100 miliardi, quando a noi ora negano la possibilità  che sarebbe dovuta, di utilizzare i nostri soldi. In più Germania ed Olanda hanno truccato le regole del gioco che non hanno rispettato, visto che hanno violato per decenni il 6% di surplus estero: violano le leggi, fanno operazioni di banditismo finanziario, speculano per tutto il mondo e noi siamo i mafiosi?

Dovremmo attenderci le scuse del Ministro degli Esteri Di Maio, che ancora non ha fatto e che sicuramente non farà, qualcosa di ufficiale: servirebbe una lettera durissima da parte del Primo Ministro italiano in cui esigere, per rispetto del popolo italiano,  le scuse ufficiali dal Primo Ministro olandese o tedesco. Ma anche questo purtroppo difficilmente accadrà. Troppa sudditanza psicologica.

Ma è ora di svegliarci, di riprenderci la nostra grande Italia, fondata sui valori cattolico cristiani, dove c’è spazio anche per i laici, dobbiamo agire, coinvolgere tutte le forze politiche moderate e di mettere a frutto l’ingegno e le grandi capacità, di uomini e donne che possono contribuire al bene del paese, ad una rinascita forte, senza sudditanza verso paesi che ci oltraggiano e tramano alle nostre spalle.

Le soluzioni ci sono e sono possibili ed attuabili e sono per me le condizioni irrinunciabili:

La Banca d’Italia pubblica: condizione fondamentale per avere una propria sovranità monetaria.

Fare interventi su monete non a debito, comprese le monete fiscali.

Basta privatizzazioni che invece ci porranno come condizioni ‘capestro’ sulla scia di quel che hanno fatto in Grecia, quindi la totale svendita del paese.

Pubblicizzazione dei settori strategici.

*Cosa dobbiamo fare nell’immediato*

Un piano immediato da 30-40 miliardi o quanto serve per dare da mangiare alla gente, e non “garanzie” per contrarre debiti per le aziende piccole e medie che rappresentano il 98% del tessuto economico del paese. Come? Dobbiamo stampare moneta, esattamente come ha fatto la Germania.

Serve un immediato piano di investimenti per l’ampliamento della spesa pubblica, che deve essere nazionale. Non possono intervenire le Regioni a sostenere o meno a macchia di leopardo, ciò è del tutto inutile.

Intervenire tramite l’emissione di titoli di Stato: c’è una Banca Centrale che è fatta per quello, acquistare titoli di stato, per sostenere le economie in difficoltà.

Operare coi minibot e le monete fiscali.

Si dovrebbe inoltre abolire il più rapidamente possibile l’articolo 123 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), mettere una pietra tombale sul MES che con una Banca Centrale funzionante sarebbe inutile, abolire completamente i parametri di Maastricht e cambiare radicalmente l’impostazione di questa Unione Europea che si basa sull’egoismo. Noi moderati dobbiamo batterci per un’Economia Sociale che sia soprattutto “umana” che si basi sulla solidarietà vera e sulla piena occupazione. Il reddito di cittadinanza o quello di cui si parla in questi giorni, di solidarietà, sono strumenti inutili e senza senso sia sotto il profilo economico che occupazionale.
Con queste condizioni potrebbe avere ancora senso stare in Europa, altrimenti, se non vogliamo fare la fine della Grecia, Italexit è l’unica strada percorribile per salvarci e salvare il nostro Paese”.

E’ stata fatta l’unica cosa che non si doveva fare

“Questo governo, che ormai non rappresenta più gli italiani, ha fatto l’unica cosa che non doveva fare in questo momento, cioè mettere il cosiddetto ‘credito di firma’: hanno messo 5 miliardi, non 350. Quei 350 miliardi sono i debiti, che gli imprenditori andranno a fare, per spesarsi in questi mesi, sperando nella ripresa il prima possibile. Pagheranno gli interessi pieni alle banche, spese di istruttoria, con la garanzia dello Stato, cioè di tutti gli italiani. Tra l’altro i prestiti fino a 25mila euro sono palesemente concepiti perché si vada a pagare con quei soldi le tasse allo stato: perdonatemi ma questa è una presa per il culo! Lo stato “garantisce”, e l’italiano si indebita sperando che l’economia riparta.

Signori miei, se non l’avete ancora capito, siamo di fronte ad un colossale raggiro, ovvero confondere il credito di cassa con il credito di firma: il credito di cassa è quando arrivano delle monete sonanti nelle tasche dei cittadini e delle imprese. Questo è certamente possibile attraverso l’accesso ai contributi a fondo perduto o con i contributi a fondo fiscale. Parlando dei primi, si tratta di quando arrivano soldi veri sul mio conto corrente.
Scusate, se torniamo al 1992 quando Giuliano Amato ha prelevato dai conti di tutti gli italiani il 6 per mille, e non dico che ciò vada rifatto sia bene inteso, e noi, 28 anni dopo, non riusciamo a dare un euro e ci mettiamo dei mesi con delle trafile burocratiche pazzesche, la corsa al dito e i siti INPS bloccati? Le casse professionali che sanno solo prendere i contributi e quando c’è da aiutare gli iscritti, ti rispondono che hanno tutto il proprio patrimonio immobilizzato e non possono fare nulla o quasi. Ci state prendendo letteralmente in giro…

*Aiutare le imprese si può ma va fatto subito*

“Attraverso l’utilizzo corretto delle misure classiche della cosiddetta finanza agevolata: la “leva fiscale” può essere usata una tantum, ad esempio permettendo alle imprese ed ai professionisti, per almeno i prossimi 6/8 mesi di non versare le tasse. Anche mediante l’istituto della compensazione sull’F24 mensile o trimestrale, su tutti i versamenti che le imprese devono fare.

Con cosa le compensiamo? Con il credito d’imposta.

Lo Stato, per ottenere un’ aumento della domanda nei consumi, tra una diminuzione quasi totale delle tasse e l’incremento della spesa pubblica, preferirà la spesa pubblica perché sarà indirizzata alle imprese le quali reimmettono direttamente nel sistema produttivo tutto il denaro.

Attraverso l’aumento della spesa pubblica e/o diminuzione delle imposte si otterrà l’effetto automatico di un’ aumento (espansione) della domanda e un parallelo aumento del reddito.

Al contrario attraverso l’utilizzo delle procedure di garanzia statale per accesso al credito, ve lo dice uno che ha fatto il Presidente di Collegi Sindacali anche in confidi di Garanzia, non esce un euro se non in condizioni di fallimento dell’azienda. E’ un gioco statistico, ma di fatto il principio è che lo Stato non mette e non metterà un euro, i soldi li presteranno le banche e si dice alle imprese di indebitarsi per pagare le tasse allo stato”.

Bisogna quindi agire prima che sia troppo tardi e la Democrazia Cristiana ha le idee ben chiare, le capacità, idee ben chiare, competenze, e tecnici in grado di lavorare per il bene del paese per far sì che quanto prima si possa uscire da questa grande crisi e condurre il paese verso un futuro migliore.

 

A cura del Dott. Piero Paolo Macchiarella (Roma) * Economista d’impresa * Segretario provinciale Democrazia Cristiana Roma Capitale*pieropaolo.macchiarella@dconline.info

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4 anni fa

Ecco perchè io consiglio di uscire dall’Europa visto che usano l’Italia di fondo come “cestino. ” . a loro comodo. E anche sanno prendere bene in giro.. L’Italia è una Nazione Democratica non………

Anonymous
4 anni fa

Davvero un articolo serio, chiaro e che non si ferma a criticare, ma fa proposte. Grazie Piero! Farò girare l articolo tra i miei contatti e su fb!! Faremo grandi cose a Roma e oltre! Carlo

Valentina
4 anni fa

Egr. Dott. Piero Paolo Macchiarella, buon pomeriggio.
Ho appurato da questo articolo un concreto e consistente senso civico riformista che riconduce ad una riorganizzazione del sistema produttivo e monetario all’interno del Paese; ciò potrebbe essere possibile se fosse resa in auge l’attualizzazione costante dei punti di forza che ci uniscono sotto un costante impegno istituzionale serio e coerente da parte delle principali strutture economiche che regolano la produzione in molteplici settori al fine di promuovere una politica atta ad incentivare
il cosiddetto “Bene Comune” realizzabile all’interno del fronte comune di cooperazione economico-finanziaria.
L’articolo offre a mio parere interessanti spunti di riflessione che saranno una base solida su cui poter prendere una posizione ben precisa pertanto coloro che ne sentiranno la coscienza Civica nazionale non mancheranno di promuovere la politica di riforma attuativa seguendo valide indicazioni come quelle da lei fornite.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti democristiani

Piero Paolo Macchiarella
4 anni fa

La ringrazio per il Suo importante contributo, e condividendone in pieno i contenuti, soprattutto per ciò che riguarda, come da Lei evidenziato, l’importante Focus sulla innovazione tecnologica che porta certamente ad un miglioramento di tutti i cicli produttivi nei vari comparti del tessuto economico nazionale.
Ritengo altresì molto interessante l’accenno al “bene comune”, in quanto esiste una amicizia naturale tra l’Italia e il Bene comune, questa espressione che sentiamo risuonare, che sta nel cuore della Dottrina sociale della Chiesa per il cui raggiungimento è necessaria certamente una stabilità economica, finanziaria e politica. Le riforme sono necessarie ma sono decenni, ventenni, o forse più, che si parla di riforme, parola grossa, ma troppo “impegnativa” e purtroppo troppo ben utilizzata da tutte le correnti politiche in tutte le occasioni politiche, solo per farsi belli. Ma troppo poche sono state quelle veramente attuate, sia sul lavoro, sulla previdenza, sul sistema giudiziario. Serve unità d’intenti e come dice lei una “forte coscienza civica”, che con senso di responsabilità possa riportare l’Italia ad una condizione generale di livello accettabile.