A cura di Loredana Di Lorenzo (Tivoli/RM)
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Segretario Organizzativo nazionale del Dipartimento Legalità e Giustizia della Democrazia Cristiana italiana
CASELLATI, CASELLATI: PERCHE’ CI PERSEGUITI …?
Su convocazione della Presidente Casellati, la giunta per il regolamento il 18 maggio 2021 si riunisce per deliberare ALL’ UNANIMITÀ che dal giorno successivo (quindi il 19 maggio 2021), gli indipendenti ergo i fuoriusciti dall’ammucchiata di Governo, avrebbero avuto la parola solo quando l’assemblea dei capi gruppo dei partiti di maggioranza, di volta per volta per gentile concessione avessero deciso di dare loro parola per intervenire con dichiarazioni in dissenso.
Il che equivale a dire PRATICAMENTE MAI! Quale sarebbe infatti la convenienza a dare la parola a chi poi la usa per opporsi ?
Siamo davanti all’ennesimo sberleffo alla democrazia da parte di questo esecutivo e di un sistema politico parlamentare corrotto ed illegale !
Un bavaglio al quale quattro Senatori della Repubblica si sono opposti occupando l’aula del senato e rimanendo per tutta la notte a vegliare fino all’indomani mattina quando hanno accolto i colleghi di maggioranza al loro ingresso con la canzone di Rino Gaetano “Nun taregghe cchiù” brano significativo che bene si attaglia a certa politica e a certe “pastette”.
La rappresaglia pare riconducibile alla Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, a quanto pare in risposta a quanto avvenuto nei giorni precedenti, riguardo la richiesta in aula di chiarimenti il 29 aprile sui suoi numerosi viaggi, pare con l’aereo di Stato per fini non esattamente istituzioni.
Ma quale era l’ordine del giorno il 19 maggio al Senato, per cui era importante tacitare l’opposizione che seppur numericamente esigua si è dimostrata vigile, acuta e tagliente tanto da meritare cotanta punizione?
Presto detto: ratificare alcune delle votazioni della giunta per le immunità, che nega l’utilizzo di alcune intercettazioni in procedimenti a carico di Senatori anche in caso di reati gravi quali scambio di voto politico-mafioso, abuso d’ufficio, violenze o minacce a corpo politico o amministrativo.
Ed immancabile “dulcis in fundo”, ovviamente, scudi per la insindacabilitá delle proprie opinioni.
I quattro senatori, determinati alla resistenza e rassegnati persino a subire l’estrema conseguenza di essere allontanati con la forza pubblica e perseguiti penalmente, pur di difendere quel briciolo di residua espressione della libertà rappresentata da quei tre miseri minuti di intervento in dissenso per ogni emendamento, hanno lasciato l’aula solo quando la presidente Casellati, raggiungendoli telefonicamente, ha comunicato loro di aver convocato per martedì una nuova riunione della Giunta per il regolamento per il ripristino del diritto a dissentire (cosa che ci auguriamo avvenga con urgenza) determinandosi a recedere dalla deriva oligarchiaca sulla quale tutti noi non vediamo l’ora di poter stendere un velo pietoso .
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