Cassino: 15 febbraio 1944 morte di un’abbazia. La ricostruzione storica del professor Mario Canciani.

20 – 22 gennaio 1944 L’attacco della 36a Div. Battaglia del fiume Gari nei pressi di Sant’Angelo in Theodice – frazione di Cassino: Riaffermo essere essenziale che io faccia quell’attacco [attraverso il Rapido], pur aspettandomi gravi perdite, allo scopo di trattenere tutte le forze germaniche sul mio fronte e di attirarne altre ancora , così da spianare la via alla Shingle [lo sbarco ad Anzio ] Gen .W. Clark.

Cassino: 15 febbraio 1944 morte di un’abbazia. La ricostruzione storica del professor Mario Canciani.

22 gennaio 1944:  Lo sbarco Anzio – Nettuno … per aprirci la strada della valle del Liri e di far allontanare riserve nemiche dal teatro delle operazione anfibia che, aggiunsi, sarebbe stato il colpo più forte vibrato ai tedeschi dallo sbarco di Salerno .Gen. W. Clark

Non era certamente il generale più popolare che sia vissuto , che finita la guerra, fu denunciato da un gruppo di reduci della 36a Divisione per il modo con cui aveva condotto le operazioni al fiume Gari.

Autunno 1943

Il 15 febbraio del 1944 l’abbazia di Montecassino fu rasa al suolo da bombardamenti aerei alleati. In occasione del sessantesimo  anniversario di questo triste avvenimento, don Faustino Avagliano curò la pubblicazione del diario di guerra “Il bombardamento di Montecassino”, di cui erano stati autori i due  monaci don Eusebio Grossetti e Martino Matronola”. Dopo un “accurato” studio sono riuscito a trarre la conclusione: l‘inutilità della  distruzione dell’Abbazia e della morte di tante persone sia di quelle che si erano rifugiate nella badia, convinte di essere al sicuro della furia bellica e sia di quelle che erano rimaste nei territori circostanti sfidando coraggiosamente il freddo, la fame e le bombe… nessuno fece niente per evitare tale “delitto”, tale scempio,   nessuno dico nessuno cercò di far sentire una voce di protesta o di difesa per quel luogo così ricco di anni e di storia. Solo don Tommaso Leccisotti, il grande archivista del monastero, trovandosi a Roma in quel periodo, “bussò a tutti i portoni” ma senza successo, senza un esito positivo, infatti, così scrisse ai confratelli di Montecassino, rimasti ‘ in loco ’ con l’eroico abate Diamare“Speriamo che Dio ci aiuti”.I tedeschi che scelsero di tracciare la“ Linea Gustav” lungo la base del Sacro Monte, onorarono la santità dei recinti monastici e  non un solo tedesco era dentro il complesso abbaziale al tempo del bombardamento[…] E soltanto dopo i bombardamenti alleati i Tedeschi occuparono le rovine e posero le loro postazioni[…]fino a maggio del 1944, circa tre mesi più tardi, quando gli alleati poterono  conquistare il monte Sacro: Sacro per la presenza del corpo di S Benedetto e di  S. Scolastica..

La decisione presa per la necessità di distruggere un possibile OSSERVATORIO e in considerazione del fatto che i tedeschi avrebbero certamente finito per occuparlo e trincerarvisi nell’ultima fase della battaglia in preparazione. Montecassino. Archivio privato.

“L’artiglieria germanica,ben riparata e relativamente lontana dalla prima linea, beneficia dell’ottima visuale di cui possono usufruire gli osservatori avanzatì. Gli osservatori dislocati in molti punti della catena montuosa nella valle fiume Liri e del Rapido ed anche in alcuni punti strategici della pedemontana  e dei dossi della pianura, furono essenziali per conoscere i movimenti delle truppe alleate e per dare indicazioni alle artiglierie dove colpire con precisione. Attualmente si ritrovano anche se demoliti parzialmente, ma rintracciabili e identificabili, in diversi versanti montuosi.  Un soldato tedesco con il suo osservatorio a periscopio o con il semplice ausilio di un binocolo e di un telemetro da campo è in grado di dirigere i tiri dei cannoni con una precisazione pressoché assoluta”.

Punti di osservatori al di fuori dell’abbazia di Montecassino.

Osservatorio tedesco, col telemetro, sulla collina del Boia, poco sotto il Monastero di Montecassino, ben visibile dall’alto come dal basso. Sulla destra del fiume Gari.

Monte Cifalco-Sant’ Elia Fiume Rapido. Posizione dominante della città di Atina e del

fiume Rapido – Gari e del fiume Garigliano – confluenza del Liri e del Gari. Con postazioni di vari tiri da fuoco. Monte Maio-Osservatorio ricavato con grandi  massi come protezione sulla cima.Monte Fammera (1184m). Posizione dominante la valle del Liri sulla destra con postazioni di vari tipi da fuoco e con osservatorio sul mar Tirreno. Monte D’Oro-Esperia. Osservatorio sulla valle del Liri: conviene visitarlo!. E’ un capolavoro d’arte militare. Monte Leuci (500 m). Punto di osservazione militare in una antica costruzione. Posizionato nel centro della valle, sulla destra del fiume Liri . Ora museo delleBattaglie-città di Pontecorvo.

Monte Cairo ( 1669 m,) Domina Cassino. Scende a sud con un ripido e brullo versante, regge ad est sud est , su una spalla, la notissima abbazia di Montecassino. Verso settentrione ove vi è l’abitato di Terelle. A pochi chilometri, lungo la strada che porta alla cima del monte, si trova , scavato nella roccia un osservatorio e un punto di fuoco contro l’esercito alleato .Monte Fammera(1184m.) -Panorama amplissimo, sugli Ernici, l’Appennino Marsicano, le Mainarde, La Meta, il Matese e infine sul mare fino a Gaeta, alle Ponziane, alla penisola Sorrentina e   Vesuvio.

La battaglia intorno a Salerno era terminata. Il 1° ottobre Napoli e Foggia liberate. Le truppe tedesche avevano arrestato l’avanzata degli Alleati al Volturno. Perché questa si svolgesse in perfetto ordine, il tenente Generale Conrad,Comandante della divisione “Hermann Goering”ai primi di ottobre chiamò a raccolta i capi di Reggimento e i comandanti di Brigata.Tenendo in mano la carta geografica indicò i punti dove si sarebbe dovuto opporre una forte resistenza. “Qui dev’essere il perno di tutta la posizione, qui bisogna aspettarsi gli attacchi più forti, qui bisogna  anche opporre la resistenza più ostinata, più accanita”. Sulla carta, precisamente accanto al dito del Capo che indicava, c’era Montecassino. Si, la cittadina di Cassino, che giace ai piedi dell’abbazia, era il perno della situazione. Il monastero era non soltanto in pericolo, ma era del tutto perduto. Da qualunque punto di vista si considerasse la cosa, non si sarebbe potuto salvare il Monastero”.  Articolo «Die Osterreichischische Furche» del Col. Giulio Schlegel-Vienna

Dopo l’incursione aerea alleata del 10 settembre1943 alla città di Cassino, che arrecò  gravi danni terrorizzando la popolazione, che, quasi in massa del , cercò scampo nel monastero, confortata anche dal fatto che  gli aerei sembravano evitare di colpire l’antico e venerabile edificio.

L’abate Gregorio, spesso con interventi diretti, difese presso le autorità militari germaniche la popolazione che aveva trovato rifugio in monastero, scongiurando in più occasioni atti di violenza. Fu suo personale merito la liberazione di venti ostaggi del comune di Cassino, che erano stati condannati a morte, in seguito ad un atto commesso da due abitanti della zona a danno di alcuni soldati tedeschi. Così scriveva l’abate il 15 ottobre ’43 al generale Hube, comandante del XIV corpo di armata delle truppe corazzate: “ E’ più che giusto e necessario che i colpevoli siano severamente puniti […]. Purtroppo i colpevoli sono latitanti.[…].

Il 16 ottobre il comando tedesco  intimò il totale sgombero di persone e di cose, poiché forse il monastero fra due giorni si sarebbe trovato sulla linea del fuoco.

L’abate con alcuni monaci rimasero di propria volontà nel monastero.

Posti in salvo uomini e cose a Roma, gli eventi bellici intanto precipitavano, mentre, inesorabile si avvicinava l’ora del bombardamento. Da Washington il delegato apostolico mons. Amleto Cicognani, in un dispaccio per il card. Segretario di Stato Luigi Maglione scriveva il 14 febbraio 1944 :

“Stampa americana mette in risalto innanzi necessità bombardare Abbazia Montecassino perché è diventata (così si dice) non solo osservatorio, manche fortezza del nemico”.

Ma lo stesso segretario di Stato vaticano rispondeva al delegato apostolico a Washington che l’ambasciatore di Germania presso la S. Sede Ernest von Weizsacker aveva assicurato che « secondo comunicano autorità tedesche in Monastero Montecassino, o in immediate vicinanze non sono postati né cannoni, né mortai, né mitragliatrici. Non si trovavano nemmeno truppe tedesche»,

Venerdì 7 Gennaio 1944

Sono venuti i gendarmi per l’ultima evacuazione. Così ha avuto epilogo l’evacuazione radicale del monastero e dei dintorni. Gendarmi hanno staccato sulla via carrozzabile le tabelle principali indicanti la zona Neutrale. Questa in realtà non è esistita mai, nonostante la comunicazione ufficiale fattici.

Donenica 9 Gennaio – Grossetti

Abbiamo cominciato a costatare che ormai i Tedeschi invadono il campo intorno al monastero: i 300 metri davano loro molto fastidio.

Domenica 16 Gennaio – Grossetti

Desumiamo che il fronte ormai è a Cassino

Martedì 11 Gennaio – Grossetti

Questa sera alle nove è arriva la prima granata anglo-americana sul monastero. La situazione è ormai cambiata per colpa dei Tedeschi che non hanno voluto rinunziare a mezzo Km. quadrato di terra, e al loro movimento turistico a Montecassino.[…] Durante la giornata grande movimento all’interno alle grotte e postazioni tedesche.

Venerdì 14  Gennaio – Grossetti

[…] L‘ufficiale ci ha detto che a giorni il fronte sarà a Cassino e allora a Montecassino sarà l’inferno, come lo è stato per i monti tutt’intorno.

Sabato 15 Gennaio – Grossetti

Verso le 12.30, nella notte, siamo stati svegliati da tremende esplosioni. Sono arrivati alleati nei pressi di Montecassino.

Domenica 16 Gennaio – GrossettI

Il fronte ormai è a Cassino

Martedì 18 Gennaio – Grossetti

Verso sera è venuto un sergente tedesco. Egli dice che gli anglo-americani stanno facendo un grande ammassamento di carri armati dietro Monte Trocchio: in due o tre giorni potranno sfondare il fronte. Durante la cena è arrivata la posta da Roma con molte lettere di d.Tommaso Leccisotti ecc. Sono ormai informati della nostra situazione, ma sono legati… Solo Dio ci può  salvare. Un giorno forse sapremo quale è il movente di tutto ciò che in realtà è un po’ misterioso,

Martedì 8 Febbraio – Matronola

Notte di granate. Alle 6.30 riprende l’azione dell’artiglieria sulla zona Nord ed ovest del monastero: qualche granata sul monastero. Non so quante granate finora sono cadute sul monastero; ma certo superano le centinaia. I belligeranti non hanno avuto in nessun conto l’interessamento del S. Padre per Montecassino.

Mercoledì 9 Febbraio – Matronola

In mattinata ho fatto il solito giro di ispezione. I danni subiti dal monastero sono ingenti: i tetti appaiono come un campo zappato. I signori anglo-americani hanno trattato Montecassino come un campo di patate.

Giovedì 10 Febbraio – Matronola

Alle 5.45 comincia l’azione dell’artiglieria anglo-americana, che si protrae violenta per due ore circa. Ore 12.oo , è ritornato il Capitano medico a visitare i nostri infermi. D. Eusebio va un po’meglio. All’ufficiale medico manifesto le nostre apprensioni per la salvezza del monastero, domando se è possibile mettere qualche segno o che cosa fare per avvertire che si sbaglia tiro. Egli mi risponde: gli anglo-americani dai loro osservatori devono vedere che sbagliano tiro e che le granate colpiscono il monastero e che da questo non parte alcun colpo.

Febbraio 10, giovedì – Leccisotti

La radio alleata batte sul tasto di Montecassino.

Venerdì 11 Febbraio – Matronola

Assistiamo ormai impotenti alla graduale distruzione della Badia, con il cuore pieno di amarezza. Se la situazione non si risolve presto, tutto andrà distrutto e perduto. Domine, averte iram tuam a nobis. “Signore, allontana il tuo sdegno da noi”. Don Agostino Saccomanno ha benedetto le tre vittime dell’altro giorno.

Sabato 12 Febbraio – Matronola

Il cannoneggiamento di ieri è stato gravissimo per il  monastero. I danni sono ingenti: il monastero è tutto diroccato, squarciato, zappato. Il Signore ci ha voluto provare in questo modo: sit nomen Domini benedictum ”Sia benedetto il nome del Signore”. Mi è presente in questa tragica ora nella storia della nostra Badia il motto: Succisa, virescit ! «Recisa ripullula».

Perché accanirsi tanto contro un luogo sì santo, in cui non vi è nessunissimo obiettivo militare? D’atra parte se i Tedeschi fossero veramente i tanto decantati o meglio sedicenti salvatori della civiltà, perché non hanno rinunziato alla  posizione di Montecassino 1. Un giorno la storia dirà il suo imparziale giudiziio. 1 Ossia la montagna su cui si eleva il monastero.

Domenica 13 Febbraio – Matronola

Ore 13.45. il cannone tedesco spara sulla strada che dalla Croce porta all’Albaneta.

Ore 15.45, pie obiit in Domine d. Eusebio Grossetti monachus et sacerdos Monti Casini. R.I.P.bene

Lunedì 14 Febbraio – Matronola

Ore 14.oo  Volantini lanciati da una granata alleata:  ” Finora abbiamo cercato di evitate il  bombardamento di Montecassino. Ma i Tedeschi hanno saputo trarre vantaggio da ciò. Ora siamo costretti a puntare le nostre armi contro il monastero stesso; mettetevi in salvo. E’ rivolto ad “AMICI iTALIANI” ed è firmato da “la quinta Armata”. Il nostro cuore è pieno di sgomento nel leggere tale volantino lanciato dai…Liberatori. Anch’ essi hanno gettato giù la maschera.

Martedì 15 Febbraio – Matronola

Ore 8.30 circa. Mentre recitiamo in ginocchio l’antifona finale della Madonna: Et pro nobis Christum exora, atterriti sentiamo improvvisamente una tremenda esplosione. […]

Annotazione

(n.d.a.)

Sorprende ciò che scrive il Gen. Von Senger sulla rivista New English Review Magazine, Vol. II,N. 4, pp.250-252:

“L’Abate stesso ed i sui monaci hanno attestato che la neutralità dell’abbazia non fu mai violata da nessun soldato tedesco; cosa che fu rispettata anche dagli alleati che né cannoneggiarono, né bombardarono il Monastero sino al bombardamento del 15 febbraio 1944, quando esso venne distrutto.”                               

Alcuni documenti che attestano l’interessamento ad impedire il bombardamento dell’Abbazia.

Lettera di d. Tommaso Leccisotti all’Abate Diamare.

Roma, 11 gennaio 1944

Rev.mo P. Abate,

in data 1 gennaio Le avevo scritto già un lettera che poi non ha potuta essere capitata in tempo[…].

Sapevo pure che sarebbe stata fatta ai monaci la proposta di andar via.

Ma, pur avendo il desiderio vivissimo di vedervi al sicuro, non era il caso di pensare ad un totale abbandono del luogo. Certo restando lì, si corre un’alea poiché, nonostante ogni interessamento – ed è stato vivissimo – la guerra è guerra, e le armi diplomatiche si spuntano davanti alle esigenze militari. Nutriamo fiducia che sarà ancora risparmiata ogni offesa diretta, ma non sarà mai troppo l’abbondare in precauzioni di ogni genere e nell’usare la massima prudenza nell’agire. Le conseguenze potrebbero messere irreparabili.

 Vorrà scusarmi se parlo così. Ma chi scrive – sotto gli auspici e la direzione del P. Abate Presidente – è da circa tre mesi che si occupa in ogni modo e tuttora delle pratiche in cui si è trovato implicato  involontariamente e con lui è il solo al corrente di tutto ciò. E’naturale che ben poco si possa  dire ora, anzi per qualche fase abbiamo addirittura osservato il segreto con ognuno, ad vitanda mala maiora. L’aiuto principale ci può venire dal Signore che per i meriti di S.Benedetto vorrà ridurre il tempo della prova, cui tutti più o meno partecipiamo. Purtroppo lei e gli altri confratelli si trovano nella battaglia vera e propria: come tale essa ha le sue esigenze e bisogna vivere come soldati, secondo le circostanze; al resto si penserà poi… .

di Antonio Gentile.