Un testo che nasce dal cuore e dall’amore per un compaesano illustre e per un ambiente che continua a farci respirare l’atmosfera gozzaniana e a riportarci in un tempo e in uno spazio indefinibili e proprio per questo sempre vivi e palpitanti. Gozzano è un poeta moderno perché suscita ancora emozioni in chi si accosta alla sua poesia e trova quel sentimento dell’amore che non ha tempo e che dà il senso della contemporaneità e della universalità.
Villa Meleto ad Agliè diventa una perfetta cornice dove muovere gli attori presenti nel documentario facendo rivivere il poeta tra le righe delle sue opere principali. Un contributo importante è stato dato dalla voce e dalle letture di Mario Brusa e Elena Canone. La voce fuori campo dei due attori diventa non solo uno strumento narrativo, ma parte integrante del lavoro artistico ed emozionale che tra immagini e suoni portano lo spettatore a viaggiare nel tempo tra i versi e le prose del poeta.
Guido Gustavo Gozzano nasce ad Agliè, vicino a Torino, da una famiglia colta e borghese, nel 1883. Iscritto a giurisprudenza non consegue mai la laurea, preferendo seguire le lezioni della facoltà di lettere, in particolare quelle del critico e poeta Arturo Graf.
Negli anni universitari fa amicizia con alcuni poeti crepuscolari e partecipa alla vita culturale di Torino collaborando a varie riviste letterarie e giornali.
Nel 1907 si manifestano i sintomi della tubercolosi che lo costringe a frequenti soggiorni in montagna e al mare.
Ha una breve relazione con la poetessa Amalia Guglielminetti (testimoniata dall’epistolario dal titolo Lettere d’amore).
Nel 1912 viaggia in oriente, in India e a Ceylon, per alcuni mesi; il resoconto del viaggio è raccontato nel libro Verso la cuna del mondo, raccolta postuma di una serie di articoli pubblicati sul quotidiano La Stampa.
Nel 1916 il 16 luglio, a Sturla, è colpito da un attacco violento di emottisi; ricoverato all’ospedale protestante di Genova, il 21 rientra a Torino in compagnia della sorella. Mario Dogliotti, l’amico della giovinezza divenuto benedettino col nome di Padre Silvestro, lo assiste spiritualmente. Il 9 agosto di mercoledì, muore di tubercolosi, appena di trentatreenne, a Torino, viene sepolto ad Agliè.
Guido Gozzano è considerato il massimo rappresentante del crepuscolarismo. L’incapacità di vivere nella società contemporanea e il rifiuto del presente per rifugiarsi in un passato costituito da cose semplici, da ambienti borghesi e provinciali sono le tematiche preferite dal poeta.
Gozzano canta le piccole cose semplici e autentiche con un taglio ironico e distaccato, caratteristica che gli permette di cogliere anche le meschinità di quel mondo provinciale e chiuso.
Il lessico è semplice e comune, vicino al parlato, con un andamento prosastico e discorsivo e la sintassi lineare e piana.
Questo predominio del registro narrativo, che fa delle poesie di Gozzano, nella preponderanza dei casi, delle piccole novelle in versi, comporta, dal punto di vista metrico, la scelta per le forme chiuse, ad esempio per la sestina.
Le sue prime composizioni poetiche escono su riviste e saranno in seguito riunite nella raccolta La via del rifugio, seguita negli anni successivi da una seconda raccolta dal titolo: I colloqui, che gli diede fama e riconoscimenti.
Quest’ultima, maggiormente strutturata, è ripartita in tre sezioni: Il giovenile errore, Alle soglie, Il reduce. L’autobiografismo che trapela impone una sorta di cronologia di lettura delle poesie che necessariamente deve seguire l’ordine stabilito dallo stesso autore con questa ripartizione.
Pubblica inoltre delle novelle, I tre talismani ed un poemetto Le farfalle. Scrisse anche un copione cinematografico dal titolo San Francesco. Le sue opere sono apprezzate da molti autori di tutto il mondo, hanno scritto tantissime opere su Guido Gozzano. Per il centenario della scomparsa di Guido Gozzano, nel 2016 hanno scritto un libro. “Guido Gozzano dalle golose al Meleto” quest’opera è scritta da più autori: Anna Rita Santoro, Marco Michela, Lilita Conrieri, Bruno Quaranta e Manuela Muzzolini, editore Atene del Canavese.
Anna Rita Santoro, nata a San Pietro Vernotico provincia di Brindisi. Ha studiato Psicologia, Criminologia e Grafologia e è iscritta come perito C.T.U. al Tribunale di Brindisi come Grafologa e Valutazione sui presunti abusi o maltrattamenti ai minori. E’ stata nominata Generale di Brigata presso N.O.S., Crocerossina, Poetessa e Scrittrice Internazionale, iscritta alla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS). Grazie al Prof. Ivan Potì dell’Università di Lecce, che le ha fatto capire che aveva le doti di essere una grande scrittrice. E così ha ascoltato il suo Prof. di Grafologia, unendo insieme nelle sue opere le tre qualità: l’arte di “scrivere”, la cultura “i personaggi storici” e la nuova scienza “la grafologia”.
L’opera che creata nel 2016 “Guido Gozzano” è stata scritta con più autori Piemontesi, per il centenario della scomparsa di Guido Gozzano; la presentazione dell’opera è stata presentata al Salone Internazionale del libro a Torino;, l’opera è stata molto apprezzata da Vittorio Sgarbi, ed la Santoro è stata intervistata dalla FUIS.
di A.R Santoro