A cura di Raffaele Vicedomini (Roma)
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Coordinatore Vicario Segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana
Coordinatore Elettorale nazionale della Democ5razia Cristiana
< Cerimonia in onore del Milite Ignoto della DEMOCRAZIA CRISTIANA di San Ferdinando (RC) guidata dal Segretario Regionale Vicario della D.C. Calabria Ferdinando Celeste >
Nel giorno della ricorrenza dei centenario della scelta del milite ignoto (anno 1921-2021), Ferdinando Celeste, Segretario regionale Vicario della Democrazia Cristiana regione Calabria ha reso omaggio alla Patria – anche in qualità di Presidente dell’Associazione “Giorni Sereni – Salvatore Tripodi”.
Ferdinando Celeste ha tenuto un discorso nella sua città, ponendo una corona di fiori alla presenza delle autorità e di una folta presenza delle rappresentanze di tutte le forze armate italiane e della Chiesa.
È da sottolineare che il capotreno che portò la salma del milite ignoto a Roma era un Cervignanese doc, stesso comune di origine del nostro dr. Angelo Sandri, Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana dove tutt’ora risiede.
Presenti alla cerimonia il Sindaco di San Ferdinando (RC) dott. Andrea Tripodi; il comandante dei Vigili urbani Ten. Giuseppe Vilasi; il parroco della chiesa locale di San Ferdinando Re, Don Aldo Mosca; Il Ten. di Vascello Cianciolo; il Comandante della locale Caserma dei Carabinieri M.llo Vadalà.
Con Ferdinando Celeste ed i giovani del servizio civile è stata posta una corona di alloro in memoria dei caduti di tutte le guerra.
L’Associazione Nazionale Carabinieri guidata dal Car. Domenico La Valle ha assicurato l’ordine pubblico.
Ecco di seguito il discorso integrale tenuto da Ferdinando Celeste alle autorità:
<< Buongiorno a tutti !
L’Associazione “Giorni Sereni-Salvatore Tripodi” – che ho l’onore di presiedere e di rappresentare – e tutta la Comunità Sanferdinandese è felice ed onorata per la vostra presenza.
Grazie di cuore.
Riprendiamo, dopo due anni di sosta forzata dovuta alla pandemia, la quale purtroppo è ancora in atto, la Commemorazione dei Caduti di tutte le guerre e la Festa di tutte le Forze Armate.
Non potevamo mancare a questo doveroso e importante appuntamento perché in quest’anno 2021 si celebra il centenario del Milite Ignoto.
Infatti la partenza da Aquileia, nel Friuli-Venezia Giulia per Roma avvenne il 28 Ottobre 1921.
E nella scorsa giornata del 28 Ottobre 2021 sono trascorsi precisamente 100 anni da quello storico e doloroso avvenimento.
Ma che cosa è e cosa rappresenta per noi il Milite Ignoto ?
Il Milite Ignoto è un militare morto in una guerra, il cui corpo non è stato identificato a causa delle ferite e dalle mutilazioni e si ha la certezza che non potrà mai essere identificato.
La sua tomba è una sepoltura simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai stati identificati.
L’idea di onorare tutti i Caduti venne al generale Giulio Douhet il quale fece esplorare attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani. Dalla foce del Piave al Montello.
La dolorosa e triste opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti, ve ne potessero anche essere di reparti di sbarco della Marina.
I resti delle salme furono raccolte nelle prime linee di combattimento nelle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Monte Grappa, Altipiano di Treviso, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, Castegnavizza. Le salme raccolte furono 11, una sola delle quali sarebbe stata tumulata a Roma al Vittoriano.
I poveri resti delle 11 salme ebbero ricovero in un primo tempo a Gorizia, da dove furono poi trasferite nella Basilica di Aquileia il 28 Ottobre 1921.
Qui si procedette alla scelta della salma destinata a rappresentare il sacrificio di seicentomila italiani.
La scelta fu fatta da una popolana Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, il cui figlio Antonio, irredentista, si era arruolato nelle file italiane sotto falso nome: Antonio Bontempelli, essendo suddito Austro-Ungarico, caduto in combattimento il 18 Giugno 1916 sul monte Cimone mentre offertosi volontario a guidare il suo plotone di fanteria della brigata Barletta, per arginare la cruenta offensiva nemica, passata alla storia con il nome Strafexpedition. La salma dell’ufficiale fu recuperata al termine del combattimento e tumulata. Il sottotenente Antonio Bergamas fu ufficialmente dichiarato disperso quando un violento tiro di artiglieria sconvolse l’area dove era stato sepolto e, conseguentemente, non potendosi più riconoscere la sepoltura, l’ufficiale fu giuridicamente dichiarato disperso.
Immenso il dolore della madre Maria Bergamas.
Fatta questa breve parentesi, ritorniamo alla scelta della bara che doveva rappresentare il Milite Ignoto. Le 11 bare furono portate nella Basilica Patriarcale di Aquileia dove vennero sistemate 5 a destra e 6 a sinistra dell’ Altare Maggiore.
Al termine del Rito dell’Assoluzione, la Chiesa fu fatta sgomberare e all’interno rimase solamente il tenente Tognasso con alcuni soldati. L’ufficiale adottò ogni precauzione per rendere non identificabili le bare, fece cambiare la disposizione delle casse. Al termine dello scambio fece uscire i soldati e ne fece entrare altri, modificando ancora una volta la disposizione delle bare. Continuò così per tutta la notte.
La mattina del 28 Ottobre inizia la Cerimonia officiata da Monsignor Angelo Bertolomasi, vescovo di Trieste e Capodistria. Una folla immensa nella Basilica e fuori il piazzale. Piangente e pregante. Al termine del Rito Funebre di suffragio, il generale Paolini, il colonnello Marinetti e il tenente Baruzzi si avvicinarono a Maria Bergamas per accompagnarla verso i feretri.
Maria Bergamas si inginocchiò davanti all’Altare.
Il tenente Tognasso descrisse quel momento drammatico e intenso con le seguenti parole: lasciata sola parve per un momento smarrita, teneva una mano stretta al cuore mentre con l’altra stringeva nervosamente le guance.
Poi, sollevando gli occhi verso le imponenti navate parve da Dio attendere che Egli designasse una bara. Quindi, volto lo sguardo alle altre mamme, con gli occhi sbarrati, fissi verso i feretri, in uno sguardo intenso, ansimando d’intima fatica incominciò il suo cammino. Sembrava cadere da un momento all’altro.
Trattenendo il respiro giunse di fronte alla penultima bara davanti alla quale oscillante sul corpo che più non la reggeva e lanciando un acuto grido che si ripercorse nel tempio, chiamando il figlio cadde prostrata e ansimante in ginocchio abbracciando quel feretro. Una intensa commozione colpì tutto il popolo presente e le campane suonarono a tocchi gravi e profondi mentre alcune batterie d’artiglieria esplodevano salve d’onore.
La banda della brigata Sassari intonò per la prima volta in modo ufficiale l’inno che sarebbe divenuto il simbolo di tutte le cerimonie dedicate ai caduti: La leggenda del Piave, scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario.
Il Prescelto venne sollevato da 4 decorati e la cassa posta all’ interno di un altra cassa in legno massiccio, rivestita all’interno di zinco, sul coperchio una teca artistica in argento opera dell’ artista udinese Calligaris dentro la quale era stata fissata la medaglia commemorativa fatta coniare dai comuni di Udine, Gorizia e Aquileia.
Il giorno successivo il feretro, sistemato su un affusto di cannone fu collocato su un vagone ferroviario apprestato sul disegno dell’architetto Guido Cirilli, fu pronto per la partenza verso Roma.
Il capotreno, il cervignanese Giuseppe Marcuzzi, pluridecorato al valor militare, ebbe l’onore di far partire il convoglio chiudendo così l’intensa e sentita giornata di Aquileia. Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma, a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione ebbe il modo di onorare il Caduto simbolo.
Le altre 10 bare con i resti degli altri soldati riposano nel cimitero di guerra retrostante la Basilica di Aquileia. Dove venne aggiunta la bara di Maria Bergamas alla sua morte come da sua disposizione testamentaria accolta dalle autorità italiane per non lasciar solo nessuno di quegli eroi che combatterono per la libertà della nostra patria.
Al Milite Ignoto fu assegnata la Medaglia d’oro con questa motivazione:
“DEGNO FIGLIO DI UNA STIRPE PRODE E DI UNA MILLENARIA CIVILTÀ, RESISTETTE INFLESSIBILE NELLE TRINCEE PIÙ CONTESE, PRODIGÒ IL SUO CORAGGIO NELLE PIÙ CRUENTE BATTAGLIE E CADDE COMBATTENDO SENZ’ALTRO PREMIO SPERARE CHE LA VITTORIA È LA GRANDEZZA DELLA PATRIA “. >>
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Complimenti al Dott. Ferdinando Celeste per la importante iniziativa estremamente significativa! * Angelo Sandri