Il padre che, appena 17enne e ancora non emigrato in Argentina, tiene una conferenza sul papato. La nonna Rosa, molto attiva nell’Azione cattolica, che viene sempre chiamata Rosina nelle numerose citazioni sul foglio diocesano.
La famiglia Bergoglio vive in una cascina «al Bricco Marmorito della Valleversa nel comune di Asti, ai confini con Portacomaro». Sono contadini. «Il giovane Giovanni, detto Albino, si sposa con Rosa Vassallo di Piana Crixia e nel 1908 nasce Mario», il futuro padre del Vescovo di Roma.
La famiglia apre un negozio di alimentari. E poi l’1 febbraio 1929 parte per l’Argentina: «Accettano l’invito del fratello di Giovanni di lavorare nella fabbrica di pavimentazione impiantata dai Bergoglio a Panará. Si imbarcano sul piroscafo Giulio Cesare dal porto di Genova destinazione Buenos Aires». E si salvano «per caso» da un naufragio: «Un’altra nave, di cui avevano già preso il biglietto, affondò».
In Argentina Mario Bergoglio conosce e sposa Regina Maria Sivori, anche lei emigrata italiana dalla Liguria. Abitano a Boca, «il quartiere “genovese” di Buenos Aires. Lui lavora per le ferrovie argentine».
E il 17 dicembre 1936 nasce Jorge Mario. «Fratelli e sorelle del futuro Papa (Marta Regina nata nel 1940, Alberto Horacio, 1942, Maria Elena 1948) sono iscritti all’anagrafe di Asti, registro Aire degli italiani residenti all’estero».
Prima di lasciare l’Italia per l’Argentina, Mario e Rosa Bergoglio, il padre e la nonna di papa Francesco, erano militanti dell’Azione cattolica.
Nonna Rosa Margherita Vassallo Bergoglio «è stata la persona che più di tutte ha forgiato la fede del nipote Jorge Mario. È stata lei a insegnargli a pregare da bambino». Anche il suo nome, Rosina Bergoglio, come viene affettuosamente chiamata sulla Gazzetta d’Asti, appare più volte sul foglio diocesano. L’8 giugno 1924, in qualità di consigliera per l’azione sociale, «interviene all’annuale giornata sociale dell’Unione femminile cattolica italiana di Asti. Nel 1923 «la signora Bergoglio, all’epoca 39enne, è consigliera per le questioni relative alla moralità». E «sotto la guida del carismatico assistente ecclesiastico, don Luigi Goria, Rosa comincia a tenere conferenze e incontri in tutta la provincia».
«Quando lascerà l’Italia – si legge su L’Osservatore Romano – Rosa non dimenticherà mai quell’esperienza vissuta nell’Azione cattolica astigiana a cui continuerà a iscriversi regolarmente dalle rive del Plata».
Chi era e chi è Jorge Mario Bergoglio, l’uomo che ha conquistato le copertine delle più importanti riviste del mondo, protagonista di una nuova primavera della Chiesa Cattolica? La Grande Storia, in questo articolo si propone di approfondire la sua figura, a più di quattro anni dalla elezione al soglio pontificio e in occasione del viaggio in Terra santa. Gli amici di vecchia data e le persone che lo hanno conosciuto da vicino raccontano chi è stato questo uomo.
I testimoni della sua vita e le parole semplici e ispirate delle sue omelie, delle sue messe, e gli incontri con la gente umile delle periferie, raccontano una personalità insolita e complessa, con tutte le sfumature dell’uomo sincero, forte, anche di comando ma soprattutto un uomo di Dio. Un modo semplice di ripercorre la vita di Francesco: l’ infanzia modesta, la grave polmonite che lo costringe al letto ma lo aiuta a trovare la sua vocazione, il rapporto con nonna Rosa, la vita degli anni 50 nel quartier Flores di Buenos Aires e le sue passioni : il calcio, il tango e lìopera lirica.
Il percorso approfondisce la sua biografia umana e spirituale, strettamente intrecciata con la storia dell’Argentina e del Sudamerica, e illustra la genesi, il significato e lo sviluppo di alcuni temi chiave che costituiscono il fulcro del messaggio di Papa Francesco: la cultura dell’incontro, la scelta per i poveri, la teologia del popolo, l’elogio della semplicità, la misericordia di Dio.
Jorge Bergoglio è uno studente come tanti nella Buenos Aires degli anni Sessanta, con amici e fidanzatina, quando decide di entrare a far parte dell’Ordine dei Gesuiti. Vorrebbe diventare missionario in Giappone ma non gliene viene data l’opportunità, perché da subito deve apprendere la virtù dell’obbedienza: sarà proprio questa a porlo di fronte alle scelte più importanti della sua vita, perché dovrà distinguere fra i doveri verso la propria coscienza e la sottomissione al regime dittatoriale di Videla e allo strapotere dei proprietari terrieri in una terra polarizzata fra grandi ricchezze e grandissime povertà.
Bergoglio allora responsabile provinciale gesuita, ovvero il suo rapporto con la dittatura argentina negli anni fra il 1976 e il 1981, e di prendere le sue parti dando credibilità alla versione della Storia che lo vede a fianco dei desaparecidos e dei preti militanti. Il che non significa che la vita sorvoli sul fatto che Bergoglio ha tolto ad alcuni di questi ultimi la protezione dell’Ordine dei Gesuiti di fatto consegnandoli al regime, ma significa che concede al suo comportamento il beneficio di quella doppia lettura che riguarda gran parte della quotidianità sudamericana, ovvero la coesistenza di una condotta ufficiale e una ufficiosa, data dalla necessità di muoversi apparentemente all’interno delle regole per poi trasgredirle di nascosto seguendo la propria etica. Ed è attraverso un altro sdoppiamento affronta il rapporto fra la “Chiesa classica”, che nella vita non esita ad affrontare apertamente reazionaria e connivente con i poteri forti (fino alla delazione), e la Chiesa che guarda con simpatia alla “teologia della liberazione”. Non mancano i riferimenti al misticismo, caro alla tradizione gesuitica e che in Sudamerica (come in una certa Europa “esoterista”) ha da sempre i suoi convinti seguaci.
L’efficacia della sua semplicità sta principalmente nell’aderenza della sua estetica a quella popolare latina, in rispettosa aderenza della forma al suo contenuto e all’etnia del suo protagonista, che si concede l’apparente elementarità “sudamericanità”, dipingendo un murales di larga accessibilità, e parte da un inizio fortemente didascalico complice anche il potente inserto che ricostruisce l’inferno dei desaparecidos attingendo a piene mani da Garage Olimpo più ancora che da La notte delle matite spezzate.
L’Argentina dei dittatori, così come quella dei latifondisti che tolgono le terre ai contadini, è un mondo anche visivamente diviso in un sopra e un sotto, laddove il sotto diventa prigione o rifugio, visibile o invisibile, a seconda di chi effettua l’opera di occultamento, e dei motivi alti o bassi per cui sceglie di farlo. E la compulsione del giovane Bergoglio a “fare quel che si può fare” diventa nella maturità quella capacità (quantomeno dichiarata) di spingersi alle estreme conseguenze del pensiero cristiano, negando ogni complicità con chi opera in direzione contraria.
Grande importanza nella formazione morale di Bergoglio e nella sua acquisizione di coraggio e consapevolezza è data alle donne che incontra la trama di figure femminili (la nonna Rosa) forti e anticonformiste, gettando i semi di quel pensiero papale tanto favorevole all’energia muliebre da far sperare nel futuro accesso delle donne al sacerdozio. La qualità portante del Bergoglio è infatti la propensione alla cura, più spesso identificata col materno perché comporta un obbligo inderogabile di protezione altrui.
Ma tutto si può racchiudere in questo mio “racconto/articolo della vita dell’uomo Jorge Bergoglio”, da quando diventa sacerdote a quando si affaccia a San Pietro il giorno della fumata bianca e con l’abito bianco e si presenta al mondo con l’ormai famoso e familiare: “Buonasera”. Da li capimmo tutti che era arrivato Francesco, un uomo semplice ma con lo sguardo verso i poveri e il grande cambiamento della chiesa cristiana.
di Antonio Gentile