CHI HA UCCISO ALDO MORO ? ( Prima Parte)

Come sono andate veramente le cose? Quanto materiale è stato occultato? Quanto c’è ancora da scoprire? Chi permetterà di sapere la verità senza nascondere più nulla, se lo permetterà? Quarant'anni non sono serviti per far crollare il muro dell’omertà sul caso Moro.

CHI HA UCCISO ALDO MORO ?  ( Prima Parte)

di ANTONIO GENTILE

Per cominciare dobbiamo parlare e conoscere più a fondo la figura di Licio Gelli,  un uomo con la terza media, direttore di una fabbrica di materassi, pesantemente compromesso col fascismo, sia potuto diventare uno dei personaggi più potenti dell’Italia repubblicana, segnando alcune delle più oscure vicende della storia patria (dal crack del Banco Ambrosiano a Gladio, fino alla strage di Bologna) resta in parte un mistero. Qual era il segreto di Licio Gelli, morto a 96 anni ad Arezzo ?

La prima sorpresa è che l’ex Venerabile Maestro della massoneria piduista godeva di libertà assoluta; dal 2005 non era infatti più agli arresti domiciliari. E viveva ancora nella famigerata Villa Wanda, ad Arezzo, messa all’incanto nel 2006 ma rimasta a Licio Gelli forse grazie a una transazione con lo Stato (dopo che tutte le aste erano andate deserte). Licio Gelli, come fu coinvolto nel sequestro di Aldo Moro questo noto esponente della Loggia P2? Il caso di un vero e proprio leader massonico.

In un’intervista rilasciata nel 2011 e pubblicata alcuni anni dopo da Enrico Mentana , Gelli sottolinea infatti di essere convinto che lo statista italiano sia stato tenuto nascosto da poche centinaia di metri da via Fani, in uno dei garage sotterranei. Lì Moro avrebbe trascorso una decina di giorni in attesa di un ulteriore spostamento, subito dopo il rapimento delle Brigate Rosse avvenuto nel marzo del ’78. Ed è sempre in quella via di Roma che secondo Gelli sarebbero stati presenti alcuni uomini dei servizi segreti. Una convinzione del Venerabile, dovuta all’eccessiva precisione con cui le BR riusciranno a mettere in atto una vera e propria azione di commando, colpendo i bersagli da eliminare e lasciando in vita il solo Aldo Moro. Secondo Massimo Teodori di Radio Radicale, il ruolo di Gelli e della P2 sarebbe in realtà collegabile solo alla seconda fase del caso Moro, ovvero al suo mancato ritrovamento e liberazione.

La storia di Gelli lascia trapelare, in controluce, le caratteristiche del suo potere. La prima è la capacità di osare. «La sua avventura inizia nel 1936, con la partecipazione alla guerra civile spagnola» raccontava il capo della P2

Dopo aver riacquistato la libertà e aver lavorato come assistente dell’onorevole democristiano Romolo Diecidue, negli Anni ’50 Gelli passa a dirigere una fabbrica di materassi Permaflex. All’inaugurazione di uno stabilimento dell’azienda è presente il cardinale Ottaviani, del Sant’Uffizio. «L’area politica di influenza di Ottaviani era quella di Andreotti» spiega l’ex Venerabile Maestro. Grazie agli appoggi della politica e del Vaticano Gelli fa buoni affari, ottenendo una grossa commessa Nato per la Permaflex. Al coraggio di rischiare e alla comprensione del valore dell’informazione, Gelli ha ormai affiancato il suo terzo elemento di forza: i rapporti disinvolti con la politica. A questi tre “segreti” se ne aggiungerà presto un quarto: il potere occulto della massoneria.

«Sono entrato ufficialmente nella massoneria nel 1959, nel Grande Oriente d’Italia» raccontava Gelli (ma c’è chi dice vi appartenesse già dal ’46). «Dopo qualche anno i vertici compresero che avrei potuto fare proselitismo. Allora mi proposero di creare un gruppo mio, il cosiddetto Raggruppamento Gelli. E lo fece».

Gelli si muove, raccoglie adepti.  nel 1971, nasce ufficialmente la loggia Propaganda 2, o più conosciuta come  P2, aperta a quelle personalità che non volevano in alcun modo rendere nota la loro appartenenza alla massoneria. «Nel giro di alcuni anni raggiunsero il numero di mille “apprendisti”,  tutte persone importanti, cui veniva immediatamente riconosciuto il grado di maestro» dice l’ex Venerabile.

È molto probabile che la Loggia P2, che si è delineata come un vero e proprio servizio segreto atlantico, fosse stata trasformata anche in una sede di raccordo e di incontro tra tutte le strutture parallele che gestivano il potere reale in Italia.

Nelle liste della P2, rinvenute il 17 marzo 1981 nella villa di Gelli di Castiglion Fibocchi, risultavano iscritti numerosi nomi di dirigenti dei servizi segreti:Miceli, Maletti, La Bruna, D’Amato, Fanelli, Viezzer. 
Vi risultavano anche Giuseppe Santovito, Grassini e Walter Pelosi, capo del CESIS dal maggio 1978.
C’erano i nomi di numerosi altri dirigenti, tra cui Musumeci, capo della segreteria di Santovito, Sergio Di Donato e Salacone, dell’ufficio amministrativo…

Nelle liste della P2 c’era anche una nutrita schiera di funzionari del SISDE. 
Per molti iscritti la data di iniziazione era immediatamente precedente o successiva al passaggio nei servizi segreti.
Nel 1962-64 il generale De Lorenzo e il SIFAR predisposero principalmente un’attività di schedatura dei cittadini e di preparazione di un possibile colpo di Stato.
Negli anni settanta i dirigenti del SID, esplicarono soprattutto azioni per proteggere eversori di destra e sospetti autori di stragi.
Gli ufficiali del SISMI, che ne costituirono le strutture occulte, nel 1978-81 spaziarono dalla trattativa trilaterale con Br e camorra per la liberazione di Cirillo, al depistaggio dei giudici impegnati nelle indagini sulla strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, dalla operazione “Billygate” al peculato, dalle macchinazioni nei confronti dei collaboratori del capo dello Stato alla diffusione di notizie calunniose attraverso la stampa, da loro stessi finanziata.

Il “Piano di rinascita democratica” portò Gelli in contatto con uomini al vertice della finanza italiana. Come il banchiere Michele Sindona e il presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, destinato a finire impiccato sotto il ponte dei Frati neri a Londra nel 1982. Gelli ne parla come di un vecchio amico. «Ricordo che lo incontrai una mattina a Roma . Era turbato e io gli chiesi cosa succedesse. Rispose: “Stamani devo sborsare 80 milioni di dollari per il sindacato polacco, “Solidarność” (Sindacato Autonomo dei Lavoratori  “Solidarietà”guidato inizialmente da Lech Wałęsa )……..

                                                                                                                                       (Fine prima parte)

di ANTONIO GENTILE – FROSINONE