Fantozzi, Porco, Culotta e Chiapponi Vacca, Troia.. Ecco i cognomi che imbarazzano gli italiani, ma ultimamente una miriade di romani , stanno correndo ai ripari.
Gli antichi dicevano “nomen omen” ossia: “Il nome è un presagio”. Insomma, per i nostri avi la scelta del nome era una cosa seria perché in esso è scritto il nostro futuro.
Si sa, sono tanti i “segni distintivi” che toccano ognuno di noi e che, spesso, provocano imbarazzo e incrinano il nostro rapporto con le altre persone. Tra questi segni, causa di vero e proprio disagio sociale, rientrano a tutti gli effetti i cognomi (e i nomi che, associati ad essi, non fanno che peggiorare le cose scatenando l’ilarità generale) che ci “etichettano” e dal quale sembra difficile poterne scappare. Ciò che emerge però dal nuovo Regolamento approdato sulla Gazzetta Ufficiale, che aggiorna appunto la disciplina sul nome e cognome fissata dal Dpr 396/2000, il disagio causato da un cognome imbarazzante, “ridicolo o vergognoso”, potrà (più) facilmente essere messo da parte e cambiato con uno più consono.
Al giorno d’oggi, però, anche sul cognome c’è poco da scherzare. Perché sberleffi, dileggi e prese in giro possono condizionare la vita delle persone fino al punto di renderla impossibile.
Ed è proprio per questo che nella Capitale si è registrato un boom di cambi di cognome. Stando alle stime de Il Messaggero, infatti, si è passati dalle 500 richieste scarse nel 2012 a più di 900 nel 2017. Circa 3mila romani nell’ultimo triennio hanno deciso di modificare il proprio cognome. E anche a livello italiano, pur non essendoci una statistica nazionale, secondo il Viminale le richieste sarebbero raddoppiate.
La casistica è abbastanza sui generis e il minimo comun denominatore è quello di “evitare derisioni”. C’è chi per sottrarsi agli spernacchiamenti si è sbarazzato del cognome reso celebre dal ragionier Ugo, ovvero Fantozzi, e chi per le stesse ragioni ha detto addio ai cognomi Porco, Culotta, Chiapponi, Vacca, Bocchino e Troia. Nel caso di minor età, la trafila per la modifica delle proprie generalità viene affrontata dai familiari. È il caso dei signori Bocchino e della loro giovane figlia. La coppia si è rivolta alla Prefettura per mettere al riparo la progenie dalle facili ironie.
A ben vedere però anche i nomi, spesso, sono suscettibili di modifiche. E le motivazioni sono le più diverse. Van Cuong, ragazzo di origine vietnamita, ad esempio, ha chiesto di chiamarsi Matteo per “facilitare l’inserimento nel contesto sociale dove vive”. Mentre Roberta vorrebbe chiamarsi Emma perché nel settore professionale in cui opera la conoscono così. Ualdzimir, invece, ha optato per Vladimir, più facile da scandire e a volerla pensare come i latini anche propizio per la “carriera internazionale”.
Rispetto ad ora, quando per chi si trova a far tale richiesta è previsto un iter piuttosto lungo e spinoso (che va dal Prefetto al Ministero dell’Interno), a partire dal 9 luglio sarà direttamente il titolare dell’ufficio a decidere delle sorti del nostro cognome. Il richiedente spiegherà le ragioni che giustificano il suo disagio e al Prefetto toccherà pubblicare per 30 giorni sull’Albo pretorio del proprio Comune la richiesta di modifica in modo tale da permettere l’eventuale opposizione di altre persone. Poi il cambiamento potrà essere ufficializzato e, di conseguenza, far sparire ogni disagio legato ad esso.
Siamo andati a rovistare tra le forme di cognome più diffuse per capirne anche la provenienza e le origini; essi in realtà non nascono come soprannomi spregiativi o offensivi: Porco è nato infatti non solo come soprannome spregiativo e offensivo, ma anche come nome affettivo, di modestia e umiltà cristiana.
Troia, invece, non nasce come epiteto offensivo ma come toponimo (la località di Troia, in Puglia).
Vacca era in origine un soprannome legato all’aspetto fisico, al comportamento ma anche a nomi di mestiere cioè alle attività legate all’allevamento o macellazione di bovini.
Altri cognomi particolari sono Ficarotta (deriva da “ficara”, piantagione di fichi), Cazzato (variante di “cacciato”), Cazzaro (può derivare da “cacio”, il formaggio, o da “cazza”, ossia il mestolo), Piscione (variante di “un grande pesce”).
Di fronte a tutti questi cognomi scomodi, ci si chiede perchè la gente non cambia il suo cognome “ridicolo o vergognoso” dato che la legge glielo permette?
Guardando le statistiche del ministero dell’Interno, i cambi di cognome sono molto meno frequenti di quanto si possa immaginare: infatti nel 2011 sono state presentate solo 2.765 richieste.
E tra queste solo una minoranza era motivata dal desiderio di correggere un nome di famiglia imbarazzante: la maggioranza invece ha chiesto di aggiungere o sostituire il cognome con quello materno.
Ma un dato è certo, abbiamo capito che sbarazzarsi di un cognome “non è così semplice. Ai cognomi ci si affeziona, perché sono carichi di storia, di ricordi, di affetti. D’altronde, basta un po’ di ironia per portare, anche con orgoglio, un cognome particolare”.
di Antonio Gentile