Le ultime notizie sono confortanti, il ponte di Genova si farà e dovrebbe essere fatto entro il 2019 e inaugurato nei primi mesi del 2020. Ci saranno più fronti, come in guerra: da un lato i mezzi meccanici e gli esplosivi demoliranno il moncone est del Ponte Morandi; dall’altro le enormi gru, come robot telecomandati, smantelleranno pezzo per pezzo il moncone ovest; la dinamite abbatterà il pilastro numero 11; mentre gli escavatori radiocomandati martelleranno, fino a farlo sgretolare, il pilastro numero 10 (che oggi regge il moncone est del Viadotto Polcevera). Così dell’iconico e temuto ponte Morandi di Genova non ci sarà più traccia nella valle. È questo il “piano di attacco” presentato dall’amministratore delegato di Autostrade e Atlantia, Giovanni Castellucci, in un incontro con il presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza, Giovanni Toti, e il sindaco di Genova Bucci.
Il piano
Demolire è un’attività difficile quanto costruire. Ogni decostruzione comporta costi elevati per l’economia e per l’ambiente. Quando si demolisce, soprattutto se si tratta di un’infrastruttura, bisogna avere un piano che tenga conto del contesto e dei tempi di esecuzione. Nell’incontro del 30 agosto 2018 tra l’Ad di Autostrade Giovanni Castellucci, il presidente della Regione Liguria Toti e il sindaco Bucci è stato presentato una bozza di piano preliminare per la demolizione del Ponte Morandi. Giovanni Toti si dice ottimista e prevede di iniziare i lavori di smantellamento entro 30 giorni. Le previsioni sono più brevi del previsto grazie a tecniche combinate di realizzazione che potranno demolire il moncone est del Viadotto in un giorno, insieme ai 150 appartamenti delle undici palazzine esistenti sotto il ponte, e smantellare il moncone ovest, pezzo per pezzo, in 20 giorni.
Le tempistiche esatte verranno però rese note solo dopo l’esecuzione dei sopralluoghi perché l’area è sottoposta a sequestro (per le indagini sulle cause e le responsabilità del crollo del Viadotto Pocevera) e necessita dei permessi della Procura per intervenire. Se saranno rispettati tutti i tempi di indagine e approvazione previsti, la demolizione, resa urgente dall’indebolimento dei sostegni e dall’alto rischio di collasso, potrebbe essere completata entro la fine di ottobre. Non è ancora chiaro solo cosa sostituirà il Ponte Morandi. Sono stati vari i progetti di ricostruzione presentati e anche il famoso architetto genovese Renzo Piano ha contribuito con un suo disegno di progetto.
Le tecniche
Storicamente, il modo più comune per demolire una struttura è farla esplodere. L’operazione però non è mai semplice e veloce come si pensa perché necessitano permessi di demolizione specifici; l’area circostante deve essere sgombera e sicura; il piano di intervento deve essere preciso e ben calcolato; se si tratta di strutture in vetro o metallo, bisogna, ad esempio, rimuovere prima dell’operazione eventuali elementi che si potrebbero trasformare in detriti volanti pericolosi. A demolizione completata, il ripristino del terreno può inoltre essere complesso. È per questo che la demolizione del Ponte Morandi di Genova ha richiesto uno studio approfondito e specifico che si è concluso con un piano preliminare che prende in considerazione differenti tecniche di intervento: “Il moncone Est sarà demolito in modo più rapido con mezzi meccanici ed esplosivi, come idea.”, ha spiegato il governatorie Toti in conferenza stampa, “Mentre il moncone ovest sarà smontato pezzo pezzo con gru telecomandate”.
La legge
Ripristinare le infrastrutture per la mobilità, intervenire per favorire le imprese e le famiglie, provvedere alle migliori soluzioni immobiliari per chi è rimasto senza casa e alla moratoria per i mutui già in essere con gli enti locali, sono questi i quattro obiettivi più urgenti da raggiungere in seguito al crollo del Viadotto Polcevera. A tal fine, il commissario per l’emergenza, Giovanni Toti, e il sindaco di Genova, Marco Bucci, hanno scritto una lettera al Premier Conte per chiedere “un provvedimento di legge ad hoc che non deve essere per forza una legge speciale per Genova, ma può essere inserito nel prossimo Milleproroghe per andare oltre il primo decreto di emergenza che fissò i primi fondi per gli indennizzi e quindi per avere nuovi fondi, in modo da velocizzare la ricostruzione con deroghe a una serie di vincoli su assegnazione cantieri, definizione di appalti e di gare”.
Nel frattempo, Autostrade per l’Italia, la società incaricata della gestione del Ponte Morandi e di gran parte della rete autostradale italiana, ha annunciato che estenderà la zona senza pedaggio attorno a Genova, istituita in seguito al disastro. Sono iniziati i rimborsi delle rate dei mutui a favore dei cittadini genovesi residenti nella zona rossa. Delle 133 famiglie rimasti senza casa perché residenti nelle palazzine sotto il moncone est del Ponte Morandi: a 75 famiglie sono state assegnate case alternative, 58 hanno optato per il contributo autonomo di protezione civile per il pagamento dell’affitto. Entro la fine di ottobre, secondo Toti, si prevede la sistemazione di tutti gli sfollati.
“Fosse per me utilizzerei l’esplosivo anche per togliere un dente cariato, questo per farvi capire quanto mi fido delle potenzialità dell’esplosivo come soluzione di ogni problema, però la demolizione di ponte Morandi è resa complicata dalla serie di strutture che ci sono sotto, e mi riferisco alle abitazioni”. A parlare è Danilo Coppe, fondatore della Siag, società di esplosivistica civile con sede a Parma e già protagonista di operazioni importanti, a Genova.
L’abbattimento del silos a Ponte Parodi nel 2002, l’altoforno Ilva a Cornigliano nel 2005, la vecchia caserma dei vigili del fuoco nel 1992, l’ecomostro di Sori nel 2015. Sono tutti “lavori” eseguiti dalla Siag che, la scorsa settimana, è stata chiamata come consulente tecnica dal Comune per riperimetrare la “zona rossa” di ponte Morandi sotto il moncone Ovest, perizia fondamentale per far rientrare i dipendenti Ansaldo nella palazzina uffici. “Abbiamo dimezzato il raggio di sicurezza, analizzando le dinamiche di una possibile caduta e gli ingombri – spiega il geominerario – e abbiamo rivisto una stima che era stata fatta alla cieca sull’onda emotiva dell’evento”.
La Siag, per competenza, è anche una delle società – e a quanto risulta a Genova24 sono tutte italiane – a cui Autostrade si sta rivolgendo in queste ore per avere un ventaglio di ipotesi di demolizione di ponte Morandi. Ventaglio che, entro venerdì (forse giovedì sera, secondo gli auspici del presidente della Regione Liguria Toti), potrebbe essere sulla scrivania della struttura commissariale. Tuttavia secondo “Mr. Dinamite” – così si fa chiamare Danilo Coppe nel suo programma tv dedicato alle demolizioni più spettacolari – un piano vero e proprio rischia di non esserci affatto. “Ancora oggi si stavano vagliando tutte le varie possibilità – afferma – e io penso che Autostrade si presenterà come soggetto in grado di effettuare la demolizione, ma temo non diranno come”.
Secondo il patron di Siag la società della famiglia Benetton avrà bisogno di circa due mesi per portare a termine tutta la partita della demolizione, una volta che ci sarà il via libera della procura, che indaga anche sulla struttura e sulle macerie. Fosse per lui, tutta l’operazione si può svolgere attraverso l’uso esclusivo di esplosivo, perché “il collasso è un tempo breve e si sa esattamente cosa succede”. “Poi – continua – bisognerà capire se abbattere il ponte in contemporanea con le case che ci stanno sotto, alternare i due interventi o effettuare prima uno o prima l’altro, tutto dipenderà dalle condizioni di rischio stabilità del viadotto stesso”. Per chi temesse che le vibrazioni causate dal collassamento programmato dei palazzi possa scatenare un cedimento dei monconi, le parole di Coppe sono invece rassicuranti: “Potrebbero non esserci grossi effetti”.
La Siag ha seguito la demolizione tramite esplosivo di 8 ponti, strutture importanti, tra cui il ponte ferroviario sul Polcevera a Cornigliano (nel 2008, come vedete nel video) anche se non complesse come ponte Morandi. Ma l’esperto non è spaventato dall’impresa: “Il Morandi è un unicum e in tal senso non esistono esempi di demolizioni di questo tipo ma in Francia, in Inghilterra, grandi viadotti sono stati abbattuti senza problemi”.
dal web di Antonio Gentile
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