A cura di Prof. Eraldo Rizzuti (Rende / provincia di Reggio Calabria)
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Eraldo Rizzuti (Cosenza): come si rapporta la Chiesa con la medicina? In caso di malattia, bisogna prima affidarsi a Dio o alla medicina?
“Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico” (Siracide 38,15)
La domanda è immediata e semplice, al punto da tale da poter sembrare ingenua. Si tratta, invece, di una domanda tremendamente seria e importante che merita riflessione e per la quale sono davvero insufficienti le poche righe a nostra disposizione per una sintetica risposta.
Potremmo riformulare la domanda in modo più impertinente: in caso di malattia, quando dobbiamo ricorrere alla medicina e quando invece è necessario ricorrere a Dio?
Non sono pochi i cristiani che ricorrono al Signore come si ricorre ai pompieri in caso di incendio: se in casa prende fuoco accidentalmente un foglietto di carta, prima di tutto cerchiamo noi stessi di estinguere le fiamme, ma se non ci riusciamo e c’è il rischio di mandare tutto a fuoco, allora chiamiamo i pompieri. Per qualcuno Dio è come il pronto intervento dei pompieri che devono essere disturbati solo «in caso di effettiva necessità».
Un grande teologo del secolo scorso, Dietrich Bonhoeffer, metteva in guardia contro l’idea di un Dio tappabuchi che vive al di fuori della realtà mondana e che interviene per sopperire alle nostre ignoranze e impotenze e, soprattutto, nelle situazioni-limite dell’esistenza.
A pensarci bene questo “dio-usa-e-getta” è del tutto uguale all’idolo incaricato di far fecondi i campi.
Con il progresso della scienza e della tecnica i margini di intervento di questo dio factotum si sono molto assottigliati, anche se restano per ora ancora tante cose che non possiamo risolvere da soli per scarsità di conoscenze e di mezzi. Così nel caso di un tumore, prima si prova con la chirurgia e la chemioterapia e, se queste falliscono, si comincia a pregare il Signore, la Madonna e i Santi.
Esiste un atteggiamento opposto, ispirato al fondamentalismo più radicale e presente anche in alcuni gruppi movimenti cattolici che potremmo esprimere così: dal momento che Dio è il Signore di tutto e che la vita e la morte di ogni uomo sono nelle sue mani, in caso di malattia la prima e unica cosa importante è pregare e affidarsi a Lui. Le cose, però, non stanno così.
Noi sappiamo che Dio è amore e provvidenza e che egli, dopo aver creato il mondo, non lo ha abbandonato al suo destino perché le leggi che reggono il mondo e che sono alla base dell’infinito dispiegarsi della realtà sono espressioni della sua bontà paterna. All’uomo, in particolare, ha impresso il sigillo della sua onnipotenza e a lui, alla sua intelligenza e libertà ha affidato le sue opere.
Anche la medicina è frutto dell’ingegno umano, nobile arte che si prende cura del prossimo aiutandolo a conservare e recuperare la salute. La medicina è – sotto questo punto di vista – un dono di Dio e ricorrere alla medicina è riconoscere implicitamente la grandezza del Creatore.
Quando il medico si impegna a sviluppare sempre più la sua competenza, quando opera con intelligenza e secondo i dettami della sua scienza, quando vive il suo lavoro con dedizione, allora possiamo dire che in lui prende forma concreta la provvidenza di Dio.
Affidarsi alla medicina, in questa prospettiva, è affidarsi a Dio perché così egli governa il mondo: Lui che è la Causa prima di ogni esistenza e di ogni divenire, opera nel mondo uscito dalle sue mani attraverso le cause seconde con le loro possibilità e i loro limiti. Ben si comprendono allora le parole del cap. 38, 1-15 del Siracide secondo il quale «la guarigione viene dal Signore», ma bisogna onorare il medico e non disprezzare i medicamenti perché è Dio che ha creato il medico e i medicamenti.
Chi prega Dio per guarire, insomma, non fa della preghiera una alternativa alla medicina, ma riconosce che ogni bene viene dal Signore. Forse dovremmo anche imparare a pregare il Signore per i nostri medici perché agiscano sempre con scienza e coscienza e siano docili alla loro vocazione al servizio dei malati”….
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Bisogna avere fede in Gesù, e anche nella medicina