di Roberto Sensoni
Alcuni affermano che, al mutare della società, cambino pure gli stereotipi comportamentali dell’essere umano. Noi, come avrete occasione di vedere tra poco, ci schieriamo decisamente con quanti sostengono questa tesi.
Quello di cui tratteremo è apparentemente un piccolo dato di fatto, sul quale vedremo tuttavia di intavolare una non modesta, non limitata e non banale discussione.
Cominciamo dal recente passato. Ad esempio, per quanto riguarda la convivenza con i nostri simili, possiamo iniziare con i ricordi legati alla nostra prima giovinezza. Ricordi personali, parziali e frammentari, certo, ma, crediamo, dotati di una loro propria significatività.
Ma veniamo al dunque! Nel ripensare agli anni della nostra fanciullezza e adolescenza (gli anni sessanta del secolo scorso…), non ci sovvengono altro che piacevoli e nostalgiche sensazioni di amicizia, collaborazione, vicinanza, mutuo soccorso, affetto, gentilezza, tenerezza verso gli infanti, e quant’altro di bello possa dirsi su tutte le esperienze emotive legate ai rapporti con gli amici, i parenti, i conoscenti, e con i membri sconosciuti del restante genere umano.
In realtà, potremmo riferire pure di numerose sensazioni e fatti brutti o sgradevoli, ma questi, diciamo la verità, non avevano, allora, la prevalenza.
Per ciò che concerne i rapporti con le specie animali a noi vicine, possiamo invece asserire che ci erano noti i gatti, perlopiù randagi sporchi e litigiosi, che popolavano giardini e cortili. Così come temevamo, fino al terrore, i grossi cani incatenati e ululanti posti a far da guardia davanti a proprietà rese inaccessibili.
La parata, eccetto gli animali del circo con i quali non si aveva nessun rapporto, terminava, tranne che in casi eccezionali, col canarino in gabbia, o col pesce rosso fluttuante nella boccia d’acqua posata sul tavolo della cucina.
Poi, gradualmente, avvenne una sorta di rivoluzione, di trapasso, fra uno stile relazionale antico (diciamo così) ed uno moderno, nei rapporti, cioè, dell’uomo con l’uomo, e dell’uomo con l’animale…
Da un certo punto in avanti, i nostri fratelli umani hanno cessato di piacerci, sono anzi diventati nostri rivali, temuti o invidiati, odiati o fonti di scherno, comunque mai dispensatori di quelle stupende e antiche sensazioni di cui abbiamo riferito sopra.
Nello stesso tempo, abbiamo cominciato ad interessarci degli animali. Anzi, dell’animale, di quel qualcosa cioè che è completamente diverso, anzi alieno, rispetto all’uomo. Così, tanto per enumerarne le maggiori caratteristiche diremo che l’animale non mente, è fedele fino alla morte, ci ama senza frapporre alcuna condizione al sentimento, non rivaleggia con noi, ci difende, gioca con noi, etc., etc…
Le conseguenze, che vede solo chi sa osservare, sono semplicemente stupefacenti:
I° i bambini sono stati relegati in secondo piano. Oggi è il cagnolino che viene fotografato in tutti i modi e messo su facebook, è il micio che viene filmato e mostrato agli amici, e non viceversa.
II° i/le fidanzati/e sono duramente abbandonati a sé stessi per non rinunciare alla compagnia di un cane.
III° Pure i mendicanti sono discriminati secondo il possesso, o no, di un cane o di un micio. Soltanto chi esibisce l’animale, infatti, riceve l’obolo. Gli altri, no.
Ma, ora, è meglio fermarsi qua e cercare di concludere. Inutile proseguire fino all’infinito…
L’essere umano, dunque, è stato brutalmente messo da parte, e ciò non per opera di rappresentanti di una fantomatica e inesistente razza superiore, ma, semplicemente, dall’uomo stesso. L’uomo, insomma, è divenuto insopportabile, e non sopportato in alcuna maniera, dai suoi stessi simili.
La breve strada che conduce alla fine, all’estinzione, del genere umano, è quindi iniziata. Se l’uomo non ritroverà l’amore per il proprio fratello, la solidarietà con i propri simili, e la volontà di aiutare e collaborare con il prossimo, il pianeta Terra rimarrà privo del suo abitante apicale. Un male? Per il pianeta, forse no, visti i danni dall’uomo arrecati. Per i giusti, gli onesti, e gli innamorati della vita, certamente sì…
Roberto Sensoni – La Spezia