A cura di Dott. Angelo Sandri (Udine) *
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Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana italiana *
Congratulazioni alla Dott.ssa Selene Lucia Rita Sinatra per la laurea in Lettere moderne (all’Università di Catania) con una tesi sulla poetessa Antonia Pozzi.
Abbiamo già avuto modo di congratularci, dalle colonne di questo stesso giornale “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana con la dott.ssa Selene Lucia Rita Sinatra per il conseguimento della laurea in lettere moderne all’Università di Catania.
La Dott.ssa Selene Sinatra ha conseguito la laurea in lettere moderne all’Università di Catania sostenendo la tesi intitolata < Antonia Pozzi, amore e morte in poesia >, avendo come proprio relatore il Profe. Antonio Di Silvestro.
Antonia Pozzi nacque a Milano nel 1912.
Frequentò il liceo classico Manzoni, a Milano, dove si innamorò del suo docente di latino e greco, il prof. Antonio Maria Cervi.
Fu un amore da sempre contrastato dal padre di Antonia.
Antonia Pozzi poi si iscrisse alla Facoltà di Lettere moderne e si laureò con una tesi su Flaubert.
Era una persona molto fragile. Cominciò a scrivere poesie in giovane età e la maggior parte di esse erano dedicate all’amore per il professore.
Era molto legata alla nonna che chiamava affettuosamente la Nena. Insegnò per alcuni anni ed ebbe degli amori non corrisposti. All’età di 27 anni decise di suicidarsi con delle pillole di barbarurici.
La famiglia disse – falsamente – che morì per un infezione polmonare ed il padre distrusse alcune delle sue poesie che sono raccolte in un unico libro intitolato < Parole >.
Prima di morire Antonia scrisse tre biglietti di addio: uno ai suoi genitori; uno a suo nonno; uno a Dino Formaggio, un suo caro amico che non ricambiava i sentimenti amorosi di Antonia.
E pensare che molte poesie di Antonia erano dedicate alla morte, che lei non vide mai come qualcosa di pauroso, ma come un tornare alla culla, alle origini.
Alleghiamo qui una poesia di Antonia Pozzi dedicata proprio alla morte
La tesi di Laura della Dott.ssa Selene Sinatra si è dunque posta l’obiettivo di indagare ed approfondire la vita e le opere di Antonia Pozzi, giovane poetessa lombarda, vissuta negli anni del fascismo e morta suicida nel 1938.
Una figura – quella di Antonia Pozzi – che solo da pochi anni è stata riscoperta dalla critica letteraria.
L’analisi è partita necessariamente dalla disamina delle vicende biografiche.
Antonia, infatti, nataa Milano nel 1912, era la figlia di un noto avvocato meneghino, Roberto Pozzi, e di una contessa, Lina Cavagna Sangiuliani,nipote di Tommaso Grossi.
Antonia vive dunque respirando un’atmosfera elitaria e altoborghese, ma anche ipocrita fino all’eccesso, che molto si attende da lei e che tuttavia non scalfisce a fondo il suo modo di essere, pur tentando di soffocarne la libera espressione.
Negli anni del liceo, l’esperienza dell’amore per il Prof.Cervi, suo docente di Latino e Greco, cambia profondamente la vita della poetessa, soprattutto a causa della strenua opposizione della famiglia al rapporto con Cervi, rapporto che si interromperà poi negli anni dell’Università.
Antonia muore suicida lo stesso anno della promulgazione delle Leggi razziali in Italia, gravata da una “disperazione mortale”, come lei stessa definì la sua sofferenza, nell’ultimo biglietto lasciato alla famiglia.
Dai diari che la ragazza teneva e dalle sue opere emerge un’anima curiosa di conoscere; una giovane donna amante dei viaggi, della montagna (in particolare la Grigna), delle lingue straniere, che studia con profitto e interesse.
Oltre alle numerose poesie, nei suoi progetti anche la stesura di un romanzo storico, ambientato nella sua Lombardia.
Tuttavia, da quanto viene fuori dalla sua penna, si può leggere anche una profonda sofferenza personale, dovuta a circostanze svariate. Questo dolore spinge infine la poetessa al gesto estremo del suicidio.
In un primo momento la famiglia tenta in tutti i modi di insabbiare l’accaduto, ritenuto scandaloso, diffondendo la falsa notizia di una malattia polmonare della ragazza.
Gli studi di Antonia Pozzi e la sua formazione risentono inevitabilmente della temperie culturale di quegli anni e la sua tesi di laurea sarà uno studio sullo scrittore francese Gustave Flaubert, pubblicato postumo.
Il suo interesse poetico si rivolge anche alle correnti letterarie del crepuscolarismo e dell’espressionismo, che influenzarono la sua scrittura.
Tutte le sue opere sono state pubblicate postume e, almeno in un primo momento, l’ingerenza del padre e la manipolazione che costui fa degli scritti della figlia ne impediscono una lettura scevra da condizionamenti.
Tuttavia, si è giunti a uno studio più obiettivo e ad una ricostruzione filologica della sua vicenda letteraria e poetica, inscindibilmente legata al suo vissuto personale.
Notevole è l’intervento del poeta Eugenio Montale, che scrive di Antonia Pozzi e cura la prefazione del volume < Parole >, indicando la strada per una consacrazione letteraria che i bui anni della seconda guerra mondiale hanno ritardato.
Una seconda parte dello studio di Selene Sinatra ha potuto indagare più a fondo la produzione poetica, i topoi, le tematiche e il linguaggio lirico utilizzato dalla scrittrice.
Interessante la presentazione e l’analisi delle liriche più rappresentative, nel vasto panorama delle sue creazioni.
In particolare sono state tenute in considerazione le poesie che appaiono nelle raccolte < Parole >, a cui si accennava in precedenza, e < Poesia che mi guardi>.
Nella terza e ultima parte della tesi di laurea di Selene Sinatra si è affrontata la fortuna letteraria di Antonia Pozzi, solo di recente inserita a pieno titolo nelle antologie e ancora raramente approfondita nelle scuole.
Si è partiti dalla disamina delle pubblicazioni postume e degli studi, che si sono susseguiti numerosi, soprattutto nell’ambiente culturale e accademico lombardo, in cui per primo si è risvegliato l’interesse per la sfortunata poetessa.
Si è passati , dunque, all’analisi dei progetti cinematografici che hanno subìto l’influenza della sua figura, in particolare il cine-documentario < Poesia che mi guardi >, di Marina Spada, presentato fuori concorso alla 66a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nel 2009.
Esiste, inoltre, un film documentario, realizzato nel 2012 e presentato nel 2014, in occasione del centenario della nascita della Pozzi, intitolato < Il cielo in me – Vita irrimediabile di una poetessa >.
Lo studio è stato infine completato da un’appendice riguardante l’interesse che Antonia Pozzi ha manifestato per la fotografia e per la montagna, corredanto da un’opportuna sezione iconografica e documentaristica.
Rinnoviamo alla Dott.ssa Selene Sinatra ed a tutti i suoi famigliari le più vive congratulazioni da parte di tutta la dirigenza nazionale della Democrazia Cristiana e dalla Redazione de < IL POPOLO >.