< CONTE, GUALTIERI E “LE FAVOLE DELLA SERA” ! >
L’ennesimo decreto riferito dal Premier Giuseppe Conte, con la consueta diretta TV, dovrebbe valere (sono parole sue) ben trenta miliardi di €.
Somme che lo Stato mette a disposizione sotto forma di garanzia pubblica sui crediti.
Dopo quasi un mese di serrata forzata ed una lunga serie di brutte figure (tipo quella del server INPS off line), il Governo è riuscito a partorire finalmente un decreto che dovrebbe, usiamo il condizionale, sostenere e garantire liquidità alle imprese colpite dall’emergenza Coronavirus.
Una massa di denaro che, per il Ministro dell’Economia Gualtieri, lo Stato sarà in grado di far girare fino a 200 miliardi di €. per il mercato interno ed altrettanti per l’export.
“Complessivamente”, fa notare il titolare di via XX settembre, “fanno ben 400 miliardi che – aggiunti ai precedenti 350 miliardi già annunciati in data 16 marzo scorso- fanno un totale addirittura di 750 miliardi garantiti dallo Stato italiano”.
Ma la realtà è purtroppo ben diversa.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: l’esecutivo non ha stanziato né i 750 miliardi di euro (complessivi), né i 400 miliardi sbandierati ieri dal Ministro.
Questi numeri e stime di liquidità sono solo delle previsioni (tra l’altro molto ottimistiche), condizionate al fatto che una garanzia pubblica, corroborata dal potenziamento del fondo centrale e dalla Sase, società della Cassa Depositi e Prestiti specializzata nel settore assicurativo-finanziario, riescano a convincere le banche ad allargare i cordoni della borsa.
Ma andiamo per gradi, questa liquidità non è concessa gratis, ma in prestito e quindi si tratta di ulteriore debito.
Nel decreto si parla di garanzia al 100% per importi fino a 25 mila euro, che scendono al 90% da 26 mila in su. Ottima cosa per carità, ma garanzia non significa obbligo e quindi siamo sicuri che basti per rimettere in moto il credito verso le aziende?
Tra l’altro perché tutto riparta è necessario che ci sia la domanda ma con aziende chiuse e mercato bloccato (sia interno che estero) è ovvio che le banche si chiedano quando si ricomincerà a lavorare, ad incassare e quindi se ci sarà certezza nel pagare le rate dei prestiti.
Ancora: per le cifre fino a 25 mila €. le pratiche hanno una procedura semplificata e perciò tutto bene, ma per finanziamenti con cifre più alte le procedure sono complicate e i tempi lunghi, con gli istituti di credito pronti a bloccare tutto per un qualsiasi cavillo.
Poi trapela che questi ipotetici prestit, non devono superare il 25% del fatturato, di fronte all’azzeramento o a cali del 75%. Come faranno le tante aziende che già sono con l’acqua alla gola e necessitano di liquidità immediata?
I timori e le perplessità di cui stiamo parlando sono confermate dal numero uno dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) Dott. Patuelli che, in una intervista di oggi a Milano Finanza dichiara:
” Si è data l’errata sensazione dell’immediatezza della distribuzione di liquidità, ciò ha portato molti imprenditori a telefonare alle banche per chiedere come ottenerla. Ma al momento – continua Patuelli – non abbiamo risposte da dare, non solo perché ci troviamo di fronte ad una bozza non pubblicata in Gazzetta, ma anche perché le garanzie della SACE, previste dal governo, prima di essere applicate richiedono il via libera dell’Unione Europea”.
L’esecutivo ha rinviato le scadenze dei balzelli e delle imposte, quando invece andavano sospesi per far respirare aziende, imprenditori e partite iva, non vorremmo che questo tanto decantato “fiume di denaro” promesso serva magari a pagare le tasse quando arriverà il momento, un po’ come il gioco delle tre carte, ma ovviamente noi siamo malevoli.
A cura di Danilo Bazzucchi (Perugia) * danilo.bazzucchi@ilpopolo.news * Cell. 348-7261719 * Vice-Capo Ufficio Stampa Vicario della Democrazia Cristiana italiana.
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C’è da metterlo in conto si.